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Edilizia: le sfide sono qualità, trasparenza e sicurezza

La presidente ANCE Federica Brancaccio fa il punto sull'andamento delle costruzioni e dei provvedimenti per il rilancio

Un comparto delle costruzioni ancora impegnato a fronteggiare rincari della materia prima e ricerca di quel know how che la lunga crisi del comparto ha fatto disperdere negli anni. Questo il quadro di un settore in crescita fatto dalla presidente di ANCE Federica Brancaccio alla prima intervista rilasciata a siderweb. Intervista rilasciata prima del conclamarsi della crisi di governo che potrebbe gettare ombre su rilancio e attuazione del PNRR nonostante nelle ultime ore tutte le forze politiche abbiano dato la propria disponibilità a lavorare insieme per completare le riforme necessarie a raggiungere nei tempi stabilititi gli obiettivi per l'attuazione del piano.

Presidente Brancaccio, lei è da pochi mesi alla guida di ANCE, qual è la sua prima impressione sul comparto?

Dopo più di dieci anni di crisi, il settore delle costruzioni è tornato ad essere trainante per l’economia nazionale. Infatti, la crescita registrata dal Pil lo scorso anno (+6,6%), ampiamente superiore alle attese, può essere attribuita per oltre un terzo alle costruzioni. Per questo, credo che si debba lavorare perché il settore ritrovi quegli elementi di forza in termini di qualità e professionalità che tanti anni di crisi hanno minato. Il nostro è un percorso che mira alla qualificazione delle imprese, per distinguere quelle che hanno una storia e un know how dalle moltissime imprese che hanno improvvisato per usufruire dei bonus edilizi. Per quello che ci riguarda, quindi, la nuova sfida non può che essere quella della qualità, della trasparenza dei comportamenti e della sicurezza sul lavoro.

Il 2022 si è rivelato in anno particolarmente complesso: dopo l’impennata dei prezzi delle materie prime dei primi mesi dell’anno ora abbiamo visto un netto rifiato, anche a causa del blocco della domanda. Ritiene che le recenti discese di prezzo abbiamo permesso di raggiungere un punto di equilibrio da cui riavviare i cantieri?

Gli indicatori a nostra disposizione mostrano un primo timido segnale di discesa solo per l’acciaio, mentre continuano ad aumentare i prezzi degli altri materiali da costruzioni, sebbene, in rallentamento rispetto agli eccezionali livelli dello scorso anno. La situazione è, comunque, ancora preoccupante. Nei primi cinque mesi del 2022, il tondo per cemento armato ha avuto un ulteriore aumento del +47,7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, dopo il +54,1% registrato nel 2021; allo stesso modo anche il bitume nel periodo considerato registra un ulteriore incremento di prezzo del +25,8%, già +35% l’aumento tendenziale registrato nel 2021. Accanto alla forte crescita dei prezzi dei materiali da costruzione, è in atto, ormai da alcuni mesi, un'allarmante crisi energetica che sta producendo spinte al rialzo dell'inflazione. A giugno l'inflazione ha accelerato posizionandosi ad un livello che non si registrava da circa 35 anni: +8,0% su base annua. Tali tensioni rischiano di incidere sulla realizzazione degli investimenti, con conseguenze sulla situazione finanziaria delle imprese e sui tempi di esecuzione e di consegna delle opere, sia nel mercato privato sia nelle opere pubbliche.

Alcuni operatori hanno evidenziato come l'edilizia residenziale stia soffrendo più di quella pubblica. È d'accordo?

Il problema dei prezzi dei materiali è comune alla realizzazione delle opere pubbliche e private. Per quanto riguarda il comparto pubblico, è previsto un meccanismo di compensazione dei prezzi dei 56 materiali da costruzione, monitorati dal Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili (Mims). Diversamente, nel mercato privato tutto è rimesso alla buona fede dei committenti e alla loro volontà di rivedere le condizioni del contratto divenute più onerose per cause, peraltro, non solo di eccezionale impatto ma oltretutto estranee alla volontà delle imprese e fuori da ogni alea di tollerabilità. Il rincaro dei prezzi dei materiali da costruzione, oltre alle difficoltà di approvvigionamento, ha fortemente contribuito a rallentare l'esecuzione di tantissimi cantieri privati, specie di quelli connessi alle iniziative legate ai bonus fiscali, in conseguenza dei costi insostenibili sopravvenuti in corso d'opera.

Ritiene che siano efficaci le modifiche normative per dare flessibilità nella contrattazione dei rincari sui materiali in corso d'opera?

Il più grande dei temi che negli ultimi mesi sta bloccando l’attività delle costruzioni è sicuramente il "caro materiali", ora gravemente acuito dagli effetti economici della guerra, le cui conseguenze rischiano di compromettere il PNRR. Lo dimostrano i rallentamenti nella pubblicazione delle gare, rispetto alle previsioni, e le gare deserte per prezzi non remunerativi. Riteniamo molto importante l’attuazione alle misure previste dal Governo con il Decreto Aiuti per far fronte al caro materiali per cantieri in corso e in partenza. Come Associazione abbiamo apprezzato lo sforzo finanziario messo in atto dal governo che consentirà di coprire gran parte dei sovraccosti sostenuti finora solo dalle imprese e l’introduzione di un principio che consente finalmente di adeguare automaticamente e immediatamente i prezzi ai valori correnti di mercato, senza lungaggini burocratiche. È necessario ora dare immediata e concreta attuazione a queste misure.  A tal fine, è necessario che il Mims adotti quanto prima le linee guida per la determinazione omogenea dei prezzari regionali previste dal decreto Sostegni ter, alle quali risulta subordinato l’aggiornamento annuale dei prezzari di cui al decreto Aiuti. Nel frattempo, si dovrebbe garantire un’ampia e puntuale applicazione della disciplina transitoria prevista dal medesimo decreto. Molte imprese segnalano resistenze da parte delle stazioni appaltanti nell’incrementare temporaneamente i prezzi dei contratti di appalto. È invece indispensabile che, in questa fase transitoria, gli operatori economici possano beneficiare di prezzi effettivamente adeguati a quelli correnti di mercato attraverso l’applicazione della maggiorazione fino al 20 per cento, prevista per legge. Le eventuali maggiori somme erogate potranno essere recuperate dalle amministrazioni attraverso il meccanismo di conguaglio a seguito dell’aggiornamento annuale dei prezzari.

Cosa si potrebbe fare per rendere il quadro normativo maggiormente a misura di impresa?

L’altra "gamba" del PNRR, non meno importante rispetto agli investimenti, è quella delle riforme. In totale sono 63 e per la maggior parte influiscono sull’attività edilizia perché intervengono su alcuni nodi cruciali come la giustizia, la pubblica amministrazione, gli appalti pubblici e la concorrenza. Il nostro Paese ha bisogno di un vero e proprio cambio di rotta che abbiamo evocato fin dall’inizio evidenziando la necessità di superare i ritardi procedurali e le lentezze burocratiche che da venti anni rallentano e, in molti casi, impediscono la realizzazione delle opere pubbliche in Italia. Ricordo che nel nostro Paese, secondo gli ultimi dati disponibili della Presidenza del Consiglio dei Ministri, servono circa tre anni per realizzare opere inferiori ai 100mila euro e quasi sedici anni per le grandi opere, superiori ai 100 milioni di euro; oltre la metà del tempo impiegato riguarda i cosiddetti tempi di attraversamento ovvero i tempi amministrativi ("burocrazia") necessari per passare da una fase all’altra. Una delle principali criticità che incidono, in maniera trasversale, su tutte le fasi degli appalti pubblici è quella della cosiddetta avversione al rischio dei funzionari pubblici, ovvero la paura del funzionario di prendere decisioni necessarie a far avanzare il procedimento, in quanto non vuole assumere i rischi e le responsabilità che da esse potrebbero derivare. Per i dipendenti pubblici è preferibile il "non fare" piuttosto che il "fare"; ovvero, fare scelte diverse da quelle che sarebbero le più efficaci, in quanto volte a tutelarsi, piuttosto che a raggiungere il risultato ottimale. Le cause sono molteplici. Accanto all'ipertrofia normativa, non può sottacersi il fatto che spesso l’ordinamento è predilige meccanismi sanzionatori, che fa scattare la paura delle responsabilità patrimoniali e non derivanti dalle decisioni assunte, nonché il timore delle conseguenze penali delle scelte fatte. In questo quadro, un primo passo avanti per superare è stato fatto con il decreto Semplificazioni che ha tentato di arginare, sia pure in via transitoria, le responsabilità per danno all’erario per fatti commessi fino al 30 giugno 2023.

PNRR e 110% riusciranno a scaricare a terra tutte le loro potenzialità o resteranno imbrigliati nei lacci e lacciuoli normativi?

Nel perseguimento degli obiettivi del PNRR, il settore delle costruzioni è chiamato a ricoprire un ruolo centrale. Poco meno della metà delle risorse disponibili riguarda interventi di interesse per l’edilizia (108 miliardi sui 222 stanziati). Ciò ci consente di dire che il settore delle costruzioni è socio al 50% nella realizzazione del Piano europeo. Secondo le stesse previsioni del Governo, le costruzioni rappresentano il primo settore che beneficerà del Piano e proprio dalle costruzioni passa il maggiore contributo alla crescita attesa dell’economia. Per sua natura, il PNRR deve essere il trampolino di lancio per immettere tutta l’economia italiana su un sentiero di crescita duratura che vada oltre il 2026. Ma per affermare di aver sfruttato bene l'opportunità del PNRR bisogna vedere la qualità delle riforme e degli investimenti attuati. Il rischio è infatti quello di generare l’ennesimo "effetto montagne russe", un fenomeno non nuovo rispetto all'andamento dell'economia negli ultimi anni. In particolare, la realizzazione del PNRR è l’occasione per dare avvio finalmente a un rinnovato rapporto di fiducia tra istituzioni e mondo delle costruzioni. Un vero e proprio patto che presuppone da parte nostra qualità, serietà, correttezza ed efficienza nella realizzazione delle opere, e da parte delle istituzioni, il giusto riconoscimento economico per i lavori effettuati. Il PNRR, infatti, accanto agli investimenti infrastrutturali, finanzia per 18,5 miliardi di euro una delle leve fondamentali per lo sviluppo sostenibile, il Superbonus 110%, se si considera che il 40% delle emissioni di CO2 proviene proprio dagli immobili. Gli ultimi dati Enea-Ministero Sviluppo Economico confermano il forte appeal suscitato da questo straordinario strumento che al 31 maggio ha registrato 172.450 interventi per un ammontare di 30,6 miliardi, di cui circa 21 miliardi già realizzati. Ciò vuol dire che il Superbonus rappresenta la prima linea di investimento del PNRR già conclusa. 


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