4 novembre 2021 Translated by Deepl
Quali strategie adottare per riuscire a mantenere un livello adeguato di produzione di acciaio in Europa, puntando però a valori di emissioni climalteranti sempre più bassi? Se ne è parlato nella prima giornata di “FUTURA – Economia per l’ambiente” – in corso di svolgimento fino a sabato alla Camera di commercio di Brescia – e in particolare nella tavola rotonda “Un'industria metallurgica europea più sostenibile e competitiva” (nella foto di testa), coordinata dal professor Carlo Mapelli, docente al Politecnico di Milano.
La vicepresidente della commissione per l’Industria, la ricerca e l’energia del Parlamento europeo Patrizia Toia, dopo aver ricordato che «ogni Paese europeo ha una sua legislazione e nell’emanazione di direttive dobbiamo tenerne conto», ha messo in evidenza la necessità di «integrarle per creare un’identità continentale più forte».
L’Europa, ricordato, «è nata con il carbone e l’acciaio, ma ora dovrà fare un salto in avanti, per una crescita economica e sociale, senza cercare alibi per restare sulla difensiva, ma puntando sempre verso livelli superiori», partendo dalle indicazioni che vengono date in relazione alle “cose da non fare” per poi sviluppare politiche energetiche nazionali il più possibile simili le une alle altre», per puntare poi allo sviluppo di strategie comuni sul piano globale e la strada, con i nuovi accordi con gli Stati Uniti, è stata tracciata».
Stimolato da Mapelli, il presidente di Feralpi Group Giuseppe Pasini, ha affrontato il tema del nucleare: «L’Italia ha fatto una scelta precisa – ha ricordato – decidendo di non imboccare quella strada e di puntare sul gas, a differenza per esempio della Francia che sta invece intensificando il proprio impegno in quel settore».
Evidenziando che «il dibattito sul nucleare, così come viene impostato oggi, secondo me non serve, mentre ci si dovrebbe concentrare su come raggiungere i risultati che ci si propone, in relazione alla decarbonizzazione, utilizzando sempre più materie prime “rinnovabili” senza dimenticare che in assenza di politiche europee importanti, nel 2030 potremmo non centrarli». Visto che «Paesi come la Germania e soprattutto la Polonia producono acciaio utilizzando alte percentuali di carbone». Ma anche perché «la burocrazia rende difficili alcune scelte operative, come quelle che vedono il nostro gruppo puntare al 20% di uso di energie rinnovabili, in particolare attraverso il solare, ma confrontarsi con la pubblica amministrazione per le autorizzazioni è complicato».
Quanto al gas, Pasini ha ricordato che «noi lo importiamo dalla Russia e i quantitativi sono destinati ad aumentare, mentre l’Italia dovrebbe puntare alla riapertura dei propri giacimenti».
Il segretario generale della European Steel Technology Platform (ESTEP) Klaus Peters ha dapprima ricordato che «alla piattaforma aderiscono tutti i principali produttori di acciaio europei, EUROFER, centri accademici e organizzazioni di ricerca che lavorano nella R&S nel settore siderurgico; oltre ad altri soggetti portatori di interessi del settore». Ha poi spiegato che il suo ruolo è anche quello di «permettere un confronto tra tutte le componenti delle filiere, così da pervenire al raggiungimento di soluzioni condivise, anche e soprattutto nella ricerca di strategie in grado di garantire il processo di decarbonizzazione in Europa».
Riguardo alla situazione italiana, e con particolare riferimento alle piccole e medie imprese, Peters ha ribadito la loro «importanza nel settore siderurgico, non solo come collaboratrici dei grandi gruppi, ma anche grazie alla loro attività specifica, caratterizzata spesso da grandi professionalità e capacità di innovazione importante».
Tema ripreso da Marco Mariotti, del gruppo Mariotti Acciai Inossidabili, sollecitato a sua volta a parlare del ruolo che la piccola e media impresa può e vuole avere, che ha spiegato che «il 60% delle emissioni di CO2, in Italia, viene proprio dalle PMI, che però stanno già attuando strategie in grado di abbassare questa percentuale e sarebbe opportuno ricordare che per migliorare la situazione servirebbero contributi molto inferiori rispetto a quelli riservati ai grandi gruppi».
Altro tema affrontato da Mariotti è stato quello della necessità di «puntare ad una sempre più stretta contemperazione tra le esigenze della grande industria con quelle della piccola o media, con oggettività dei ruoli, ma con la consapevolezza delle rispettive competenze».
Con Mauro Cibaldi, presidente e amministratore delegato di Deral, anche l’alluminio è stato coinvolto nel dibattito: «Riciclare il prodotto – ha spiegato – è uno dei temi fondamentali, perché si presta ottimamente a questo e, anche per la sua sempre maggiore presenza nel settore automotive, dove viene sfruttato per alleggerire i veicoli, mantenendo gli standard di sicurezza, permettendo risparmi anche nelle emissioni».
La tavola rotonda, come tutti gli eventi in programma a FUTURA, può essere rivista collegandosi al sito dedicato.
Marco Torricelli
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