24 giugno 2021 Translated by Deepl
È partito dall’analisi dello scenario economico globale l’intervento di Gianfranco Tosini, dell’Ufficio Studi siderweb, al convegno su “Finanza e strategia: il mondo dell’acciaio accelera”, organizzato dalla community dell'acciaio in collaborazione con BPER Banca: «Il Pil mondiale dovrebbe tornare sul sentiero pre-crisi già all’inizio del 2022, un risultato molto più positivo delle attese e rispetto a quanto accaduto dopo la crisi finanziaria globale del 2008-2009».
Secondo Tosini, «per una ripartenza robusta e sostenibile sarà necessaria, a livello internazionale, una grande cooperazione per sintonizzare il più possibile le politiche monetarie e fiscali; bisognerà spegnere i vari focolai protezionistici accesi negli ultimi anni in modo da ridare vigore al commercio internazionale; andranno riviste e ridisegnate le catene globali del valore, oggi troppo incentrate sulla Cina».
A livello europeo «andranno ripensati gli strumenti della governance in modo che essa stessa possa sostenere gli investimenti nelle transizioni energetiche e digitali e la lotta contro la povertà», mentre in Italia «bisognerà effettuare in fretta le riforme indispensabili per poter incamerare le risorse finanziarie necessarie per realizzare il Pnrr».
Siderurgia in ripresa, ma la Cina ha una marcia in più
Entrando nello specifico della siderurgia, Gianfranco Tosini ha ricordato che «la ripresa della produzione, iniziata nel secondo semestre del 2020 nella maggior parte dei Paesi, si è consolidata nei primi mesi di quest’anno. Nel primo quadrimestre il tasso di crescita a livello mondiale è stato del 13,7% rispetto allo stesso periodo del 2020, con la Cina che ha evidenziato una marcia in più, crescendo ad un ritmo del 15,8% rispetto all’11,1% del resto del mondo».
Da notare che «il consolidamento della posizione dominante del gigante asiatico» coincide con «l’indebolimento degli altri attori principali della siderurgia mondiale, in particolare quelli del mondo occidentale» e con «la crescita già intrapresa prima della pandemia da parte di altri attori, soprattutto asiatici, e la formazione di nuovi gruppi siderurgici emergenti».
Tanto che «nel 2020 fra i primi 50 gruppi siderurgici internazionali, 35 erano asiatici – (rispetto ai 29 del 2008) ed in particolare 28 erano cinesi (9 in più rispetto al 2008) – che contribuivano per il 42,4% alla produzione globale di acciaio, mentre questo valore era del 33% nel 2008. Tale incremento è dovuto totalmente ai gruppi cinesi che hanno portato il loro peso dal 18,7% al 34,3%. Nello stesso periodo il numero dei gruppi europei si è più che dimezzato (da 15 a 7) e la loro produzione sul totale mondiale si è ridotta dal 20% all’8%. In particolare i gruppi dei Paesi Ue rimasti nella graduatoria dei primi 50 gruppi internazionali sono scesi da 7 a 2 e il loro contributo alla produzione globale si è ridotto del 64% in poco più di dieci anni».
Gianfranco Tosini ha poi ricordato che «l’asimmetria nella ripresa della produzione globale di acciaio ha provocato un forte aumento dei prezzi delle materie prime siderurgiche che ha danneggiato soprattutto i Paesi che sono usciti più lentamente dalla fase più acuta della crisi», mentre «a livello di imprese e gruppi siderurgici, maggiore è il livello di integrazione verticale, maggiore è la possibilità di mantenere al proprio interno gli aumenti di prezzo lungo l’intera catena del valore».
Per restare competitive le imprese hanno bisogno di investimenti
Ricordando poi che «la ripresa rapida degli investimenti è la condizione necessaria perché le imprese siderurgiche restino competitive. Al riguardo le priorità strategiche sono: ottimizzare la capacità produttiva con innovazioni di processo e di prodotto; accelerare i programmi di digitalizzazione; affrontare la sfida delle problematiche ambientali; preparare il personale per utilizzare al meglio le nuove tecnologie».
Per quanto riguarda l’innovazione di processo e la transizione ecologica, «la situazione delle imprese siderurgiche italiane è migliore rispetto a quella europea. La decarbonizzazione è un processo in gran parte già realizzato, considerato che l’utilizzo del carbone riguarda soltanto un gruppo siderurgico (ex Ilva) che pesa però soltanto per il 15% sulla produzione nazionale di acciaio. La forte incidenza della produzione da rottame con forno elettrico (85% contro il 42,4% media europea) espone però le imprese italiane al rischio di carenza di rottame. Per superare questo problema sarà necessario investire in impianti di preriduzione. Relativamente all’innovazione di prodotto, la piccola dimensione può rappresentare un ostacolo più si spinge sull’alta qualità, che richiede consistenti investimenti in ricerca e sviluppo e sinergie con i principali operatori dei settori utilizzatori. Anche in questo caso forme di collaborazione fra imprese all’interno della filiera saranno sempre più necessarie».
Necessario diversificare le fonti di finanziamento
In conclusione, Gianfranco Tosini ha spiegato che «per far fronte agli investimenti la priorità sarà quella di sostenere il riequilibrio della struttura finanziaria delle imprese attraverso una più ampia diversificazione delle fonti e una maggiore patrimonializzazione. Considerato che il livello di indebitamento delle imprese nei confronti del sistema bancario è aumentato a causa della crisi provocata dalla pandemia, sono necessari degli interventi per riprendere il percorso di irrobustimento dei bilanci, che ha fatto un balzo indietro nel 2020. A tal fine occorre ripartire con il rafforzamento dei canali di finanziamento alternativi o complementari al credito bancario, attuando una strategia integrata che combini interventi di natura fiscale, semplificazioni regolamentari e altre misure volte a favorire l’accesso delle imprese a fonti finanziarie alternative o complementari, ossia quel complesso di strumenti, soggetti ed intermediari che erogano finanza e servizi in alternativa o in aggiunta a quelli del sistema bancario».
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