25 maggio 2021
Dopo la caduta degli investimenti di circa il 10% del 2020, finora quest’anno le costruzioni in Italia hanno recuperato l’8,6%: le aspettative sono moderatamente ottimiste. «Certamente abbiamo una spinta importante che inizia ad arrivare dal Superbonus al 110%: gli ultimi dati disponibili parlano di 14mila interventi già effettuati con 1,7 miliardi di euro di investimenti in lavorazione – ha detto Massimiliano Musmeci, direttore generale di Ance -. Avrà di sicuro un impatto sul Pil». Inoltre, «gli investimenti pubblici sono in ripresa, in particolare negli enti locali, nello specifico i comuni». A ciò si sommi che il Pnrr ha destinato circa 107 miliardi di euro per le costruzioni, circa il 50% del totale, in modo diretto e indiretto.
Ma ci sono incognite e sfide con cui il settore, primo consumatore di acciaio, deve fare i conti e delle quali il direttore generale di Ance ha parlato questa mattina nel webinar di siderweb “Metamorfosi d’acciaio”.
Prima di tutto gli aumenti di prezzo delle materie prime che servono all’edilizia. Aumenti che la filiera «sta vivendo malissimo, anche perché abbiamo di fronte a noi interlocutori che sembrano non comprendere la gravità e la portata di quello che sta accadendo sui mercati internazionali» ha detto Musmeci. È un fenomeno, ha spiegato, che sta caratterizzando l’economia globale e che non dipende dagli incentivi statali italiani. «Francia e Germania, che non li hanno, stanno vedendo incrementi paragonabili a quelli sul mercato italiano. Ma vediamo reazioni istituzionali diverse: la Francia, pur avendo meccanismi automatici di compensazione dei costi che noi non abbiamo, sta mettendo in atto azioni specifiche per far fronte a questo fenomeno. Invece da noi c’è ancora dubbio da parte dei ministeri».
Proprio la compensazione dei costi è il secondo punto dolente. «Il precedente Codice degli appalti – ha ricordato Musmeci – prevedeva un meccanismo piuttosto arcaico, basato su una rilevazione annuale. Se gli aumenti superavano il 10%, l’appaltatore aveva diritto alla metà degli incrementi. Oggi il nuovo Codice non prevede un sistema automatico, ma l’apertura di un confronto tra la stazione appaltante e l’appaltatore, un meccanismo farraginoso».
E per rispettare i tempi di realizzazione delle opere edili imposti dal Pnrr, sarebbe necessaria una profonda semplificazione delle procedure. Ance, con l’osservatorio Sblocca cantieri, ha calcolato che «il 70% dei blocchi deriva da procedure a monte della gara. Tutte le fonti convergono su questa nostra analisi. Vanno tagliate drasticamente queste procedure a monte della gara – ha detto il direttore generale Musmeci -. Se un soggetto deve approvare una gara, lo deve fare una volta, non dopo ogni singola eventuale modifica. Sono necessari anche tagli dei tempi decisionali. Con questo lavoro, forse, diventeremmo meno pessimisti su quanto effettivamente nel 2026 sarà stato realizzato tra quanto previsto. A oggi la nostra stima, che si basa sui tempi storici delle opere pubbliche, è del 50%». Di positivo c’è che «vedo un cambiamento di approccio: tutti hanno presente che tra le priorità ci sono i tempi di realizzazione dell’opera, cosa che prima era una variabile marginale».
In questo contesto, «l’acciaio, il prodotto più sostenibile in questo settore, ha un grande futuro nelle costruzioni» ha concluso. «Sarà necessario investire per accorciare i tempi di realizzazione, specie su manutenzioni e interventi antisismici; andrà potenziato il lavoro off site». E per mitigare il proprio impatto ambientale, l’edilizia sta lavorando con il Boston Consulting Group per individuare le strategie per tagliare le proprie emissioni di CO2, nell’upstream, in cantiere e nel downstream. «Si possono fare molti passi avanti per semplificare e agevolare il recupero e riutilizzo dei rifiuti da demolizione, ma c’è bisogno di un quadro normativo chiaro e semplice, che l’Ance sta chiedendo da tempo».
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