18 maggio 2021
Quasi un’azienda su due (il 44%) riscontra nei propri collaboratori un disallineamento tra le attività svolte e le competenze. E oltre un’azienda su due (56%) dichiara di avere problemi di "mismatch" anche in fase di reperimento del personale. Non si tratta di sovra qualificazione (89%): sono altre le ragioni dietro a questo sfasamento.
A elencarle è stato il campione di aziende della filiera siderurgica che ha partecipato al sondaggio di siderweb, loro sottoposto in collaborazione con Randstad Research, nelle scorse settimane; i risultati sono stati presentati e discussi nel webinar che si è tenuto questa mattina, “STEEL HUMAN: il capitale umano dell’acciaio”.
Il 50% dei rispondenti (circa 40 aziende) ha osservato nei propri collaboratori limitate attitudini relazionali, di negoziazione, capacità di risolvere situazioni difficili. Per il 44% sono sotto qualificati da un punto di vista tecnico-scientifico; non conoscono le lingue e hanno scarse capacità di aggiornarsi ai cambiamenti tecnologici e normativi (39%).
«Anche per la crescente difficoltà di reperimento di collaboratori con competenze allineate alle proprie esigenze, le aziende scelgono sempre più di optare per forme mediate di reclutamento» ha spiegato Daniel Gouveia, coordinatore statistico di Randstad Research Italia. Il 56% ha dichiarato di rivolgersi ad agenzie per il lavoro; il 37% a job board sul web, come LinkedIn. Una buona fetta del campione (37%) ha detto di affidarsi al rapporto con scuole e istituti tecnici, «per un’integrazione in modo da formare persone con competenze utili alla propria tipologia di attività».
Ma qual è la figura per la quale è stata riscontrata maggiore difficoltà di reperimento? Quella degli operai specializzati (36%); seguono tecnici esperti di applicativi specifici e profili specializzati in ambito ingegneristico (28%) e profili specializzati in ambito vendita/marketing (25%). Sempre in fase di selezione, il 47% delle aziende nota una mancanza di preparazione e competenze di base, il 41% di conoscenza del mercato e dei prodotti, il 32% una mancanza di flessibilità e di propensione all’apprendimento.
Di fronte a questo disallineamento, le imprese siderurgiche si sono attrezzate con l’organizzazione di almeno un’azione formativa all’anno (94%), con opportunità di formazione tecnica con affiancamento sul campo (85%), con partecipazione a corsi esterni (82%). Il 32% ha avviato una Academy interna (come il Gruppo Pittini e il Gruppo Duferco).
«Gli imprenditori – ha concluso Gouveia – chiedono più rapporti tra scuola e lavoro, di intensificare il dialogo con istituti e università, che vengano mappati i corsi formativi già esistenti (su tutte le regioni e l’Italia) e creato un calendario corsi a cui potere indirizzare le figure». «Anche siderweb potrebbe aiutare in questo coordinamento del network per la ricerca di figure professionali complete e dei talenti – ha detto Francesca Morandi, Content Manager di siderweb e coordinatrice del progetto “Steel human” -. Per valorizzare le figure della nostra filiera occorre fare rete, per centrare due obiettivi: agire con un’unica richiesta nei confronti del mondo dell’educazione; ottenere un maggiore coordinamento nell’offerta formativa già presente. Inoltre, dovremmo riuscire insieme a trasmettere all’esterno ciò che è la filiera siderurgica, cioè un’industria all’avanguardia e moderna, pronta ad accogliere e valorizzare nuove forze e talenti».
Filiera che richiede «competenze tecnico scientifiche, ma anche capacità di fare squadra e di essere multi tasking» ha infine sottolineato Daniele Fano, coordinatore del comitato scientifico di Randstad Research Italia. «Le competenze devono essere ibride: solide dal punto di vista tecnico scientifico, ma con dei chiari plus in altri campi, dall’informatica alle lingue alla capacità di lavorare con gli altri. Attenzione, è il contrario di “un po’ di tutto”. È la richiesta di un maggiore approfondimento rispetto al passato, la valorizzazione dell’esperienza e del lavoro di squadra».
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