9 febbraio 2021
Non solo critiche al sistema, ma anche proposte concrete per ridurre il gap tra l’offerta formativa e l’esigenza delle aziende. Questo il filo conduttore dell’intervista di Francesca Morandi, Content Manager di siderweb, a Paola Artioli, presidente di ASO Next Spa e vicepresidente di Confindustria Brescia con delega all'Education e al Capitale umano.
Intervista che si è articolata orbitando attorno alla “E come Education” ed è stata ospitata dal webinar "Steel Human - Il volto umano dell’acciaio", organizzato da siderweb in collaborazione con Randstad Research.
«Dico in premessa che sarò estremamente realista e “cruda” nel descrivere la realtà con cui ci confrontiamo ogni giorno – ha detto l’imprenditrice -. È innegabile che esista un fortissimo mismatch nel nostro settore, e non solo, nel reperimento delle figure professionali qualificate, in grado di poter dare una vera e propria spinta verso il futuro alle aziende. E questo ha radici profonde. Il nostro Paese non cresce, ma secondo me non è solo a causa dei problemi più dibattuti che vanno dalla burocrazia allo scarso profilo della politica italiana: il vero problema secondo me è legato all’istruzione».
Per la presidente di ASO Next, in particolare, le criticità si concentrano sulle materie scientifiche spesso non appetibili per i giovani, sia a causa di un orientamento limitato, sia a causa delle scarse competenze soprattutto degli insegnanti, che troppo spesso si approcciano alla scuola come scelta professionale di ripiego e non come prima vocazione lavorativa.
«Alla base dell’inizio di allontanamento tra le curve di domanda delle aziende e offerta di nuova forza lavoro credo si possa indicare lo sviluppo della digitalizzazione – aggiunge Artioli-. Il sistema scolastico in Italia non è stato in grado di vedere questo tema come centrale nella preparazione alla formazione, restando invece ancorato all’idea che la scuola debba dare una buona preparazione umanistica, mentre la parte tecnica spetti ad altri. Il risultato è che l’istruzione tecnica è la Cenerentola della formazione italiana».
Un punto particolarmente dolente, che porta spesso le aziende a dover assumere l’unico candidato possibile e non avere la facoltà di scegliere tra una rosa di figure quello che meglio possa integrarsi nell’azienda. E questo va a discapito della competitività delle realtà italiane.
Non solo critiche, ma anche possibili soluzioni. La prima è rappresentata dall’arrivo in Italia degli ITS, Istituti Tecnici Superiori, in cui gli insegnanti sono gli stessi tecnici aziendali. Il modello formativo è preso dalla Germania e l’obiettivo è quello di formare personale ultra specializzato nell’arco di un biennio. «Un ottimo esempio è quello che abbiamo fatto come Confindustria Brescia con ITS Meccatronica, realizzato anche per essere al servizio della community siderurgica».
Un altro modello adottato è quello delle academy aziendali, che possono vedere anche più realtà, addirittura competitor, unirsi sotto un’unica bandiera, come è il caso di Management 4 Steel che riunisce ASO Next, Duferco, Feralpi e Pittini. «L’idea è stata quella di poter mettere a fattor comune esperienze e competenze diverse. Creare un percorso arricchente che favorisca il dialogo anche con altre aziende, potenziando anche l’apprendimento tra pari che aiuta e incrementa la condivisione delle conoscenze».
La domanda finale è stata su cosa un imprenditore cerca in un giovane al momento del colloquio. «Personalmente – conclude la presidente di ASO Next - cerco di valutare il potenziale e il grado di autonomia dei candidati, ma soprattutto li sprono a cercare le proprie inclinazioni non solo tecniche e a svilupparle. L’abilità tecnica è importante, ma se non è unita alle capacità relazionali o empatiche, rischia di restare sterile, e non far crescere personale e azienda. Oggi il nuovo modello di lavoro è in team, il rapporto tra pari di cui dicevo prima: ognuno deve portare un contributo personale alla crescita dell’azienda e deve trovare un ambiente che lo aiuti a farlo».
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Hps Steel
Ha ragione. Tuttavia, anche in siderurgia, i primi ad andare a scuola spesso sono gli stessi imprenditori/titolari, molto refrattari al cambiamento , anche di tipo culturale.