1 luglio 2020
A fine mese, gli operatori si attendono una crescita del prezzo dei coils a caldo in media di 5,67 euro la tonnellata. Una previsione forse alimentata dai sensibili annunci di aumento in Nord Europa da parte di ArcelorMittal e a cascata in Italia da Marcegaglia. E che è stata formulata dai partecipanti al webinar di siderweb “Mercato & Dintorni”, il secondo appuntamento online dedicato alla congiuntura economica e del mercato dell’acciaio che si è tenuto questa mattina.
Certo, ora bisognerà verificare se «gli aumenti annunciati troveranno mercato – ha detto Achille Fornasini, Partner & Chief Analyst di siderweb nel corso della sua analisi tecnica dei prezzi di prodotti e materie prime siderurgici -. I prezzi nazionali dei coils a caldo hanno prima perso il 15,5% rispetto al top raggiunto nel primo trimestre dell’anno. Ora la curva sta girando verso l’alto, ma non ha ancora intercettato gli aumenti europei. Mi aspetto una crescita moderata». E si è comunque in un canale declinante iniziato a fine 2018.
Gli operatori, che si sono espressi sempre rispondendo al sondaggio di siderweb, prevedono poi a fine mese aumenti contenuti dei prezzi di rottame e tondo per cemento armato: rispettivamente +2,34 e +2,50 euro la tonnellata. Se sulla materia prima elettrosiderurgica «mi attendo stabilità», sul tondo, che ha «guadagnato il 2,9% rispetto ad aprile, prevedo un proseguimento della fase reattiva, ma all’interno di un canale declinante complessivo» ha dichiarato Fornasini.
A tre cifre è stato, invece, l’aumento dei noli marittimi: +330% rispetto a maggio. «C’è una domanda straordinaria di trasporto per carichi secchi: cereali, ma soprattutto iron ore e coke metallurgico, trainata dalla rotta Australia-Cina – ha spiegato Fornasini -. Non c’è speculazione finanziaria in tutto questo, è un segnale positivo» di ripresa delle attività, seppure in un momento di crisi economica generalizzata.
Una crisi che l’Italia dovrebbe sfruttare per intervenire su problemi strutturali che da tempo fanno da zavorra alla sua economia, è stata la conclusione dell’intervento di Giovanni Barone, responsabile del Servizio Studi di UBI Banca, che ha presentato un’analisi congiunturale macroeconomica. «In termini di costo del lavoro per unità di prodotto, l’italia ha perso il 20% rispetto alla Germania dal 1999 a oggi, non potendo intervenire sul tasso di cambio – ha spiegato -. Un chiaro svantaggio competitivo». Oltre che sul miglioramento della produttività, sarà necessario – secondo Barone - «migliorare i conti pubblici italiani rispetto all’Eurozona, implementando misure credibili di lungo periodo di ripristino della stabilità, senza ledere il PIL».
Da ultimo, è imperativo «ridurre sia il disavanzo della bilancia energetica nazionale, sia i rischi di lungo termine di potenziali shock sui prezzi delle materie prime energetiche. Nonostante la discesa corsi petroliferi – ha detto Barone – l’Italia ha oltre 2 miliardi di euro al mese di deficit. Nelle situazioni peggiori siamo arrivati a un deficit di 6 miliardi. Si ripensi la politica energetica per non sottrarre punti di PIL e non far pagare alle aziende un conto troppo caro».
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21 marzo 2025
Nuova edizione del siderweb TG. Credits video: archivio siderweb; World Steel Association; European Commission.
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