13 dicembre 2019
TARANTO – La sensazione è che per trovare la quadra bisognerà ancora attendere. Dall'incontro di ieri al MiSe tra governo e sindacati sull'ex Ilva (nella foto di testa), non è infatti emersa nessuna grande novità rispetto a quanto trapelato nelle ultime settimane.
Durante il vertice a cui hanno partecipato anche i commissari straordinari Ilva e il ministro al Lavoro Nunzia Catalfo e il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano, il ministro Stefano Patuanelli ha illustrato quegli elementi, che ha definito ”intoccabili”, del piano che il Governo starebbe mettendo a punto per l’ex Ilva, attraverso il consulente Caio presidente di Saipem, con la garanzia che verrà investito per il capoluogo jonico circa un miliardo di euro.
Questi i punti cardine del piano del Governo: presenza diretta dello Stato nello stabilimento con le forme che sta studiando il Mef; produzione non inferiore a 8 milioni di tonnellate all’anno; utilizzo non solo del carbone, ma anche di forni elettrici con preridotto; accelerazione investimenti e opere ambientali; tutela occupazionale; cassa integrazione nella transizione tra produzione con solo altoforni e produzione con forni elettrici + altoforni (l’aumento produzione negli anni riporterà alla piena occupazione); durata del piano 4-5 anni.
Con quali e quante risorse e a carico di chi, non è ancora ben chiaro. Previsti anche nuovi finanziamenti per il centro storico, il rione Tamburi e il porto. «Vorremmo che lo stabilimento di Taranto diventasse modello di sviluppo per la siderurgia, dando centralità alla garanzia occupazionale, ma anche alle tecnologie ecosostenibili. In questo senso si muove la proposta che prescinde dal nome dell’interlocutore privato che ci sarà», ha dichiarato Patuanelli.
«Abbiamo avviato una trattativa dopo una presa d’atto di inadempienza rispetto agli impegni contrattuali sul Piano produttivo. E prima di fare la battaglia legale del secolo vogliamo provare a trattare per un piano industriale che faccia salva produzione, occupazione e innovazione ambientale», ha invece affermato il ministro del sud e Giuseppe Provenzano. «Ma se questa via non sarà percorribile, e io credo invece che lo sia anche con un eventuale impegno pubblico, non siamo disarmati. Il contratto resta vigente e prevede responsabilità civili per inadempimento e eventualmente penali se si compromettono gli impianti», ha detto Provenzano.
«Il ministero sta studiando diverse norme, ve ne posso anticipare una: un esonero contributivo triennale al 100% per i datori di lavoro che volessero assumere i lavoratori in amministrazione straordinaria e quindi in cassa integrazione», ha invece affermato la titolare del Lavoro, Nunzia Catalfo, parlando dei lavoratori dell’ex Ilva. In generale per l’Arcelor Mittal «c’è un pacchetto di misure che stiamo studiando e – ha spiegato – che sono pronte per essere portate all’ordine del giorno».
Al termine dell'incontro di ieri, la delusione tra i sindacati era palpabile. «Per la Fiom è imprescindibile il rispetto del l’accordo per la piena occupazione, comprensiva dei lavoratori in amministrazione straordinaria. La conferma da parte di Patuanelli dell’ingresso dello Stato nella proprietà, che abbiamo sempre sostenuto, è uno strumento necessario soprattutto considerata l’inaffidabilità di ArcelorMittal», ha dichiarato Francesca Re David, segretaria generale Fiom-Cgil.
«Il governo ha ribadito di condividere con noi i punti cardine dell’accordo di un anno fa: non un grammo di meno di produzione di acciaio, nessun esubero e poi investimenti sull’ambientalizzazione - ha detto la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan – ma non ci ha ancora mostrato un suo piano industriale, se non queste linee di conferma dei contenuti dell’accordo di un anno fa»
Rocco Palombella, segretario generale Uilm, ha chiarito che «non siamo d’accordo con il piano del governo che prevede migliaia di lavoratori in cigs per 4-5 anni, in aggiunta agli attuali 1800 in amministrazione straordinaria e a quelli dell’indotto. Non crediamo che tutti quei lavoratori torneranno a lavoro dopo questo periodo di ammortizzatori sociali. Prima gli investimenti e poi si potrà parlare di misure transitorie».
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