15 novembre 2019
Circa 10mila tonnellate al giorno al massimo. Questa la produzione attuale di Ilva secondo quanto appreso da siderweb, una produzione che probabilmente sarà destinata ancora a scendere man mano che gli impianti verranno fermati secondo il cronoprogramma dettagliato che ArcelorMittal ha comunicato a istituzioni e lavoratori.
Le operazioni di fermo sono già iniziate soprattutto per gli impianti che necessitano delle tempistiche più graduali.
Il primo passaggio è stata la fermata della linea E dell’Agglomerato numero 2 già effettuata il 10 novembre.
Il prossimo passaggio sarà la fermata di AFO 2 con il colaggio della salamandra previsto per il 10 dicembre, lo stesso giorno si fermerà l’acciaieria 1 e della colata continua 1, mentre la 5 è già ferma.
Afo 4 si fermerà invece il 18 dicembre, e nella stessa data si fermerà un convertitore dell’acciaieria 2.
Il 3 gennaio 2020 sarà invece la volta della linea G dell’Agglomerato numero 2.
Tra il 5 e il 15 gennaio invece verranno fermati i restanti impianti: le cokerie 7, 8, 11 e 12, con lo spegnimento della batteria 11 e il riscaldo delle batterie 7/8/12.
Infine si passerà allo stop di AFO 1 e la fermata totale dell’acciaieria 2 con la consumazione di tutta la ghisa che sarà possibile consumare per evitare di danneggiare le siviere e le linee di colaggio.
L’azienda precisa anche che nei progetti di spegnimento potrebbero verificarsi emissioni diffuse e la relativa accensione delle torce di emergenza.
Viene quindi confermato l’annuncio che vedrà il cuore produttivo dell’impianto smettere definitivamente di battere il prossimo 15 gennaio 2019.
Nel pomeriggio di venerdì, poi, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha diffuso una nota nella quale afferma che «è stato depositato il ricorso ex art.700 cpc al fine di fermare il depauperamento di un asset strategico del nostro sistema industriale come lo stabilimento ex Ilva di Taranto. Il Governo non lascerà che si possa deliberatamente perseguire lo spegnimento degli altiforni, il che significherebbe la fine di qualsiasi prospettiva di rilancio di questo investimento produttivo e di salvaguardia dei livelli occupazionali e la definitiva compromissione del piano di risanamento ambientale».
Conte, poi, prosegue così: «ArcelorMittal si sta assumendo una grandissima responsabilità, in quanto tale decisione prefigura una chiara violazione degli impegni contrattuali e un grave danno all’economia nazionale. Di questo ne risponderà in sede giudiziaria sia per ciò che riguarda il risarcimento danni, sia per ciò che riguarda il procedimento d’urgenza. Ben venga l’iniziativa anche della Procura di Milano che ha deciso di intervenire in giudizio e di accendere un faro anche sui possibili risvolti penali della vicenda».
Infine l'Amministrazione Straordinaria di Ilva annunciando ufficialmente di aver presentato ricorso precisa che «il preteso recesso è stato indebitamente esercitato e che, conseguentemente, non sussistono le condizioni giuridiche per la retrocessione dei rami d’azienda oggetto del Contratto d’affitto».
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