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Ilva: i possibili risvolti internazionali

In che modo il nuovo caos innescato dal paventato disimpegno di ArcelorMittal impatterà sul mercato globale?

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L’annuncio dato la scorsa settimana della decisione di ArcelorMittal di lasciare l’Ilva e restituire il controllo della società alle autorità italiane ha creato molta incertezza in Italia, ma l’impatto sul mercato europeo e globale non si sta facendo attendere.

L’annuncio è arrivato in un momento in cui i produttori di coils turchi stavano già cercando di fare risalire le loro offerte, a seguito della ripresa del prezzo del rottame. Con l’incertezza crescente in Italia, però, uno dei mercati principali per l’export turco di coils, la ripresa potrebbe velocizzarsi.

Da metà ottobre i produttori turchi, secondo gli indici Kallanish, hanno alzato le offerte per l’export di circa 20 dollari la tonnellata. La ripresa ha cominciato poi ad avere i suoi effetti anche sulle offerte dal Mar Nero e ci si aspetta che anche i prezzi indiani seguiranno il trend rialzista.

La scorsa settimana tra i produttori del Mar Nero, infatti, cresceva la voglia di alzare le offerte specifiche per l’Italia, tornando a livelli vicini o al di sopra dei 400 euro la tonnellata CFR Italia.

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L’impatto della decisione di ArcelorMittal (per ora apparentemente irrevocabile) apre anche nuovi scenari per la riorganizzazione internazionale della supply di coils. L’Italia rimane il secondo mercato europeo e dopo l’attuale confusione nuovi player potrebbero affacciarsi sul settore.

JSW è stata rapida a smentire un possibile nuovo interesse per gli assets Ilva, dopo la partecipazione attiva nella gara di aggiudicazione vinta a suo tempo da ArcelorMittal. Fonti del mercato rimangono scettiche che al momento nuovi players internazionali possano mostrare rapidamente un interesse per Ilva, ma i rumor come sempre in queste situazioni circolano.

All’orizzonte potrebbe certamente affacciarsi la possibilità di coinvolgere un operatore interessato a fornire le linee di Ilva con semilavorati, diminuendo quindi in modo drastico la produzione di acciaio liquido a Taranto, in linea con le richieste da tempo avanzate dalle associazioni ambientaliste. Se questa possibilità fosse percorribile, però, solamente un grosso operatore attivo nella zona del Mar Nero sarebbe nella posizione di essere protagonista, ma i precedenti tentativi di investitori di quella zona in Italia si sono spesso rivelati problematici.

Ultimo punto chiave rispetto alla decisione di ArcelorMittal è rappresentato dal futuro dell’accordo stipulato dal gigante dell’acciaio con Liberty Steel per la vendita di un numero di assetts su scala europea. Non sembra che all’orizzonte ci sia la possibilità e la volontà di riprendere il controllo degli impianti venduti a Liberty in Repubblica Ceca, Romania, Italia, Belgio e Lussemburgo. A ben guardare, anzi, l’uscita da Ilva potrebbe liberare risorse per ArcelorMittal per continuare l’espansione in Asia con la chiusura dell’acquisto, per esempio, di Essar Steel in India e di nuovi investimenti.


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