27 maggio 2016
Un 2015 di difficoltà per l’acciaio mondiale. Dopo i dati generali registrati a gennaio ora lo dimostrano con maggior chiarezza quelli più dettagliati forniti nel report World Steel in Figures 2016 diffuso oggi dalla World Steel Association.
«L'economia mondiale sta attraversando una fase difficile – ha spiegato nella prefazione del report il direttore generale della WSA Edwin Basson -. I mercati devono adattarsi ai livelli inferiori della crescita cinese. Sono convinto che ancora una volta però assisteremo ad una nuova crescita nel settore siderurgico, l’incremento di popolazione e le nuova applicazioni spingeranno al consumo. Senza l’acciaio la società moderna non potrebbe sopravvivere».
Nel dettaglio le tabelle contenute nel report mostrano come nella classifica dei paesi maggiori produttori di acciaio i primi due posti vedono ancora Cina e Giappone al vertice indisturbati, mentre per il terzo gradino del podio l’India ha sopravanzato gli Stati uniti rispetto alle produzioni 2014. Un sorpasso si è visto anche da parte della Russia ai danni della Corea, rispettivamente al quinto e sesto posto in classifica. La Germania resta saldamente al settimo posto mentre il Brasile si riprende l’ottava piazza ai danni della Turchia. Stabile al termine della top ten l’Ucraina.
Una conferma anche per l’Italia che, con 22 milioni di tonnellate, resta ancora all’11° posto, incalzata da Taiwan.
Nella tabella riassuntiva sui principali sistemi produttivi dei vari paesi, l’Italia vede il 21,8% delle proprie produzioni legate all’altoforno, mentre il 78,2% viene da forno elettrico. Percentuali praticamente invertite rispetto alla media globale che vede il ciclo integrale al 74,4%, mentre l’elettrosiderurgia si ferma al 25,1%.
Fonte: World Steel in Figures 2016
Guardando all’evoluzione percentuale nelle quote produttive e nei consumi dell’ultimo decennio si può notare come la Cina sia passata da 31% al 49,6% dell’output mondiale, ai danni di tutti gli altri paesi produttori ad esclusione degli asiatici. Un fenomeno fedelmente replicato anche per quanto riguarda i consumi. Il dragone passa infatti dal 33,2% al 44,8%. In termini di tonnellate, il consumo apparente della Cina nel 2015 si è assestato a quota 672,3 milioni di tonnellate, con un consumo procapite da 488,6 kilogrammi. Impietoso il confronto con l’Italia, in cui il consumo apparente dello scorso anno è stato di 23,9 milioni di tonnellate, mentre quello pro capite è stato di 400,5 kilogrammi.
Fonte: World Steel in Figures 2016
Nel bilancio dei paesi importatori ed esportatori infine i dati della World Steel Association evidenziano come sul fronte export nessuno faccia meglio delle Cina con 111,6 milioni di tonnellate di spedizione, seguita dal Giappone con 40,8 milioni e dall’Ue che, esclusi gli scambi intracomunitari, effettua spedizioni per 33 milioni di tonnellate.
Contando invece proprio gli scambi intraeuropei, l’Italia sale all’ottavo posto con 16,5 milioni di tonnellate di esportazioni. Sul fronte dell’import invece è l’Europa il maggior consumatore di acciaio con 37,7 milioni di tonnallate, seguita a ruota dagli Stati Uniti con 36,5 milioni di tonnellate. Sempre considerando anche le migrazioni comunitarie, il terzo posto spetta alla Germania 24,8 milioni di tonnellate, mentre l’Italia è quinta con 19,9 milioni di tonnellate.
Fonte: World Steel in Figures 2016
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