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Rottame: i possibili scenari in Italia ed Europa

Ferrari (siderweb): «Si apre il tema del controllo della filiera». siderweb ne ha parlato a ECOMONDO con RICREA

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RIMINI - Anche se di poco rispetto alle medie del recente passato, a tendere la domanda di acciaio aumenterà e con essa fisiologicamente quella di rottame ferroso. Che sarà spinta anche dalla decarbonizzazione in corso in Europa (e non solo: anche la Cina sta spingendo sul passaggio dal ciclo integrale all’elettrosiderurgia). Posco prevede che nel 2030 la richiesta mondiale salirà a 800 milioni di tonnellate, MR a 1 miliardi di tonnellate, dai circa 650 milioni attuali. Ci sarà anche un aumento dell’offerta, ma l’incognita sarà la qualità: ci sarà meno “rottame nuovo” e più “rottame vecchio”, di qualità – appunto – inferiore. Con il possibile innescarsi di tensioni tra domanda e offerta per le categorie più pregiate, che sono necessarie per produrre acciai di alta qualità con impianti elettrosiderurgici (tensioni che potranno essere ridotte con un maggior utilizzo di preridotto). 

È questo lo scenario che si apre davanti all’acciaio italiano ed europeo, che è stato analizzato nel convegno dal titolo “La centralità del rottame nel futuro della siderurgia. Analisi e prospettive del mercato nazionale ed europeo del rottame ferroso”, organizzato da siderweb in collaborazione con RICREA, Consorzio Nazionale per il Riciclo e il Recupero degli Imballaggi in Acciaio, che si è tenuto questo pomeriggio nell’ambito di ECOMONDO, in corso alla Fiera di Rimini. 

L’Europa, secondo le previsioni del Boston Consulting Group, passerà dal surplus di rottame ferroso di circa 15 milioni di tonnellate attuale a 10 milioni nel 2030. Il problema principale sarà, però, come detto in apertura, la qualità di questa materia prima. 

«A oggi, sono 60 i Paesi che hanno già introdotto barriere all’export di rottame. Tra essi ci sono Cina, India, Medio Oriente, Russia, Vietnam. Misure sono allo studio in Ue e in Messico. Per ora non pongono limiti all’export di questa materia prima Usa, Giappone e Regno Unito; ma, essendo essi grandi esportatori, bisognerà monitorare con attenzione la situazione». Lo ha spiegato Stefano Ferrari, responsabile dell’Ufficio Studi siderweb, che ha delineato anche i possibili scenari per la filiera del rottame nel medio periodo. 

Le possibili evoluzioni della filiera
Vista la probabile tensione relativa ai volumi disponibili, e le prevedibili ripercussioni sui prezzi, le acciaierie potrebbero: «Investire direttamente nella raccolta del rottame; incorporare la funzione della selezione del rottame in acciaieria; lavorare sul mix di carica dei forni elettrici, sfruttando le tecnologie emergenti per ottenere un acciaio migliore dal punto di vista chimico e delle emissioni» ha illustrato Ferrari. 

Quanto ai commercianti di rottame, «si aprirà il tema del controllo della filiera. Potrebbero rendersi necessarie operazioni di consolidamento per ottenere economie di scala, ridurre le sovrapposizioni, avere una raccolta meno combattuta e stringere partnership. Così aumenterebbero le possibilità che la filiera possa rimanere indipendente». Secondo l’Ufficio Studi siderweb, poi, «bisognerà lavorare sulla qualità dell’offerta di rottame, con investimenti in nuove tecnologie». Allargando lo sguardo al resto della filiera, secondo Ferrari «gli estrattori di minerale di ferro potrebbero decidere di aprire una seconda filiera per il recupero del rottame, in modo da diminuire la propria carbon footprint complessiva».


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