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Verso un 2025 votato alla prudenza

I punti di vista di Manni (Manni Group) e Borinelli (NLMK Verona)

Sarà un 2025 votato alla prudenza, con una domanda ancora fiacca, quello che attende l'acciaio nazionale. È quanto è emerso oggi durante MERCATO & DINTORNI, con il punto di vista degli operatori.

Francesco Manni: «Non penso che il 2025 sarà facile»
Ha risposto «con una punta di pessimismo» alla domanda sullo scenario di mercato a breve termine Francesco Manni, presidente di Manni Group. «Non penso che il 2025 sarà facile. Il consumo reale non sarà quello registrato nelle ultime settimane, in cui in generale si è segnato -20/25/30%; ma certamente vedo un mercato flettente, e per tutto l’anno».

E non sarebbe un problema solo dell’Italia. «L’Europa sta attraversando una crisi geopolitica profondissima. Aver perso i mercati russi è stato micidiale: erano uno sbocco logico, per vicinanza geografica e culturale, in un connubio perfetto tra due esigenze contrapposte» ha analizzato Manni. E con un Nord Africa «iper perturbato, l’Europa si trova alle strette e sta perdendo il proprio peso sullo scacchiere internazionale».

Le conseguenze si vedono nei numeri: il Gruppo Manni ha chiuso i primi 9 mesi del 2024 con un calo della richiesta di travi del 5%; di tubolari e profilati del 10%; di piani del 15/20%. «Un dato preoccupante – ha sottolineato il presidente Manni -, perché fino a giugno non c’era il segno meno. A luglio si è avviato un processo recessivo della domanda, che ha accelerato. E temo che l’anno si chiuderà con valori peggiori di quelli che ho appena citato, per effetto del consuntivo tra un primo semestre che aveva tenuto e un terzo trimestre disastroso».

Sul piatto per il prossimo anno il gruppo Manni ha messo investimenti per circa 30 milioni di euro. «Non solo per la direzione tipica dell’ammodernamento degli impianti esistenti, ma anche per soluzioni logistiche, che presuppongono metri quadrati costruiti e impiantistica particolare. Stiamo guardando anche ai mercati esteri per lo sviluppo di Manni Sipre – ha detto ancora il presidente del Gruppo – e in particolare nelle Americhe. Siamo poi sempre aperti a possibili acquisizioni o partnership, perché in un mercato in fase recessiva la razionalizzazione degli operatori è indispensabile».

Proprio in questo senso, sarà pienamente operativa dal 2025 la joint venture con Marcegaglia Steel nel settore dei pannelli coibentati e dei pannelli per i portoni sezionali.

Giovanni Borinelli (NLMK Verona): «La crescita non sarà repentina, ma diluita nel tempo»
Giovanni Borinelli, amministratore delegato di NLMK Verona, in accordo con Francesco Manni, ha sottolineato che «il mercato delle lamiere ha vissuto due momenti diversi durante i primi nove mesi del 2024. Una prima parte dell’anno in cui, nonostante la tensione sui prezzi, si riusciva ad avere un carico di lavoro, anche se basso; tra agosto e settembre si è invece ridotta drasticamente la domanda. Per quanto riguarda la richiesta di lingotti e forgiati il mercato ha iniziato a soffrire molto prima, ovvero già nell’ultimo trimestre 2023. Da un lato, i forgiati sono stati trascinati verso il basso per la crisi del mercato dell’automotive, mente i lingotti hanno sofferto a causa del ritardo negli investimenti direttamente collegati al Pnrr, in quanto utilizzati in settori dipendenti dalla sua applicazione, come quelli dell’energia e delle costruzioni».
Tuttavia, proprio entrambi questi prodotti «sono stati quelli che in questo ultimo periodo stanno dando segnali di un possibile risveglio. Ma, al di là di qualche aggiustamento, non credo ci sia ancora l’indicazione di un mercato che abbia ripreso a consumare», ha aggiunto Borinelli.

In ragione di questo quadro, in vista del 2025 «forse ha ragione Francesco Manni, quando prevede di stingere i denti. Voglio però cercare di essere un po’ più ottimista e vorrei sperare di allentare questi denti dopo il primo trimestre, o al massimo al termine del primo semestre», continua l’ad di NLMK Verona.
In generale, allargando lo sguardo all’intero settore siderurgico, Borinelli crede che l’intera filiera «debba prepararsi ad essere prudente, perché il 2025 non sarà un anno facile. Saremo costretti a tirare la cinghia, quanto sarà stretta però dipende da tutta una serie elementi geopolitici ed economici». La speranza del manager è di «assistere a un cambio di alcune condizioni, come ad esempio la fine dei conflitti o gli scenari derivanti dalle elezioni americane, oppure del cambio di alcune scelte da parte delle banche centrali, che possono innestare il germe di una ripresa e di una crescita che non sarà repentina, ma diluita nel tempo».


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