10 settembre 2024 Translated by Deepl
Quanto a produzione, domanda e prezzi dell’acciaio, non ci si attende un secondo semestre frizzante, né un 2025 di decisa ripresa. A livello mondiale dovrebbe esserci, secondo le ultime stime, un piccolo aumento dell’output e del consumo di acciaio, con un parziale recupero dei prezzi. «In Europa, se si verificherà l’aumento della domanda prospettato da Eurofer, potremmo assistere a un parziale recupero delle scorte che erano state smobilizzate negli anni scorsi» dichiara Stefano Ferrari, responsabile dell’Ufficio Studi siderweb.
È questa, in estrema sintesi, la congiuntura della siderurgia in questa parte finale del 2024. Se ne è parlato nel webinar di siderweb che si è tenuto questa mattina, dal titolo MERCATO & DINTORNI e sottotitolo “Ripartenza: reale o solo sulla carta?”.
A dirci che il 2024 è un anno debole per l’acciaio nazionale c’è, tra i diversi indicatori, anche l’andamento della produzione. Secondo gli ultimi dati di Federacciai, tra gennaio e luglio le acciaierie nazionali hanno sfornato 12,491 milioni di tonnellate, 707mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2023, che pure era stato un anno di livelli produttivi piuttosto bassi; 1,5 milioni di tonnellate in meno sul 2022 e 2,5 milioni di tonnellate in meno sul 2021.
Guardando alla bilancia commerciale nazionale dell’ultimo periodo disponibile (gennaio-maggio 2024, fonte: Istat), il dato è negativo per 4,7 milioni di tonnellate, cioè 400mila tonnellate in più rispetto allo stesso periodo del 2023. A non rendere perfettamente paragonabile l’arco temporale è, però, un “effetto Salvaguardia”: «Si può notare un picco dell’import all’apertura del trimestre, a gennaio, aprile e ottobre, con conseguenze distorsive sul mercato» spiega Ferrari.
Il consumo apparente nazionale è sceso, sempre tra gennaio e maggio, del 2,5% tendenziale (-300mila tonnellate): un calo dovuto soprattutto al rallentamento della produzione interna.
«I prezzi dell’acciaio al carbonio – aggiunge poi Ferrari – hanno avuto un andamento declinante da gennaio 2023 a oggi. In dettaglio, i prodotti piani hanno avuto un'evoluzione più volatile rispetto ai lunghi. Da gennaio di quest’anno, i primi hanno perso l’11,5% e i secondi il 5%. La situazione è asfittica: i prezzi sono in lieve, ma costante calo, salvo piccole fluttuazioni».
Se in Unione europea la situazione di mercato è ancora «tesa e complessa», con il consumo reale dato in calo nel terzo trimestre del 4,3% tendenziale (fonte: Eurofer), in Cina si parla di crisi. Produzione e consumo sono in calo (-2,2% e -4,9% rispettivamente tra gennaio e luglio, fonte: worldsteel e Commodity Insights), soprattutto per la debolezza del mercato immobiliare. «La marginalità è negativa e stiamo assistendo, di conseguenza, a un forte aumento dell’export, con una crescita di quasi il 22% rispetto allo scorso anno» specifica Ferrari.
A livello mondiale, il consumo dovrebbe crescere dell’1,2% nel 2025 (fonte: worldsteel). L’Europa dovrebbe fare un po’ meglio: +2,4% per il consumo reale; +4,1% per il consumo apparente (fonte: Eurofer). Uno scenario che, però, «difficilmente potremo osservare se non avremo, prima, una ripresa dei volumi produttivi e dei prezzi» secondo Ferrari.
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