12 novembre 2015
LECCO – Qual è lo stato di salute della filiera del filo d’acciaio? Quali sono i settori che hanno le miglior performance? Queste le domande a cui ha risposto Stefano Ferrari, direttore responsabile di Siderweb, durante il proprio intervento nel corso del convegno «Dall'acciaieria all’automobile. Attualità e prospettive per il filo d'acciaio» organizzato oggi a Lecco da Siderweb in collaborazione con la Camera di Commercio di Lecco.
810 aziende sotto la lente d’ingrandimento – Il lavoro di analisi si basa sui dati emersi da Bilanci d’Acciaio, presentato a Brescia lo scorso 21 ottobre (clicca qui per leggere la notizia), che sono stati approfonditi con un focus sulla produzione, la trasformazione e l’utilizzo del filo d’acciaio. «Per questo appuntamento – ha detto Ferrari – abbiamo preso in considerazione 810 bilanci, raggruppandoli in nove diversi cluster (acciaierie, produttori di vergella, trafilerie, viterie e bullonerie, mollifici, carpenterie, macchine agricole e movimento terra, automotive, altri mezzi di trasporto) che ripercorrono il percorso fatto dal filo d’acciaio dalla colata all’impiego in beni di consumo». Le aziende prese in esame, nel complesso, hanno generato un valore della produzione di oltre 76 miliardi di euro nel 2014.
Redditività: brillano mollifici, viterie e bullonerie – Le variabili analizzate sono state due: la redditività e la solidità. Per quanto concerne la prima, si nota in tutti i dati presi in esame una performance nettamente sopra la media per i mollifici e le viterie e bullonerie. In particolare, i mollifici hanno ottenuto un ebitda del 14,0% nel 2014, un ROS del 7,5%, un ROA del 6,5% ed un ROE del 7,7%. Buoni anche i valori delle viterie e bullonerie, con un ebitda del 12,7%, un ROS del 6,9%, un ROA del 5,6% ed un ROE del 5,3%. Il comparto della produzione di acciaio mostra un andamento difficile per le acciaierie nel loro complesso (ebitda solo del 4,8%, ROE dello 0,7%), mentre i produttori di vergella hanno performance migliori (ebitda 7,7%, ROS 4,4%, ROA 4,0% e ROE 4,5%). Il macro-comparto dell’utilizzo, invece, ha un andamento più a macchia di leopardo: mentre le macchine agricole e movimento terra hanno valori degli indici sotto la media aritmetica dei 9 settori analizzati e l’automotive ha ROS e ROA negativi (-1,4% e -1,6% rispettivamente) ed il ROE è salvato da un maxi provento straordinario della FIAT (circa 6 miliardi di euro), gli altri mezzi di trasporto e le carpenterie sono in una situazione più positiva, pur con indici non elevatissimi.
Solidità: allarme debito per gli altri mezzi di trasporto – Per quanto concerne la solidità, si nota che «le acciaierie, le viterie e bullonerie ed i mollifici hanno valori molto buoni sia dell’indebitamento complessivo (debiti/fatturato) sia dell’indebitamento finanziario. Le trafilerie soffrono di un indebitamento complessivo maggiore, ma in media con quello del panel analizzato (1,9) – ha detto Ferrari -. I settori utilizzatori, invece, mostrano una situazione più difficile. A parte l’automotive, che ha ridotto nell’ultimo anno i propri debiti sino a valori sotto la media, carpenterie, macchine agricole e altri mezzi di trasporto hanno un peso dei debiti sul patrimonio molto elevato. In particolare i debiti degli altri mezzi di trasporto sono pari a quasi 4 volte il patrimonio, una situazione rischiosa».
ROI finanziario vs costo medio indebitamento finanziario – Dato l’alto livello di redditività ed il basso indebitamento, non è una sorpresa che, ancora una volta, «mollifici e viterie e bullonerie abbiano il miglior valore del differenziale tra ROI finanziario e costo medio dell’indebitamento finanziario – ha proseguito Ferrari -. In particolare, per i mollifici il differenziale è del +5,6% e per le viterie e bullonerie del +3,7%, numeri nettamente superiori a quelli delle carpenterie (+1,8%), delle trafilerie (+1,%) e dei produttori di vergella (+1,4%). Critica la situazione per le acciaierie (-0,8%), le carpenterie (-0,8%), gli altri mezzi di trasporto (-0,9%) e l’automotive (-19,0%), tutte con risultati negativi».
Conclusione - Condensando i numeri analizzati «se fingessimo per un momento che la filiera presa in considerazione fosse un corpo umano, avremmo una testa con qualche dolore (le acciaierie ed i produttori di vergella), un torace forte e sviluppato (trafilerie, mollifici e viterie e bullonerie) e delle gambe gracili (i settori utilizzatori di acciaio) – ha concluso Ferrari -. Dai dati, comunque, si nota una situazione, nel complesso, da monitorare ma non critica. Il generalizzato miglioramento delle performance negli ultimi tre anni, infine, spinge ad un moderato ottimismo per i prossimi esercizi».
23 maggio 2025
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