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Il mistero del consumo di acciaio per Neom

Dopo l’annuncio su possibile assorbimento del 20% dell’acciaio mondiale, i fact checker si scatenano

Manar Al Moneef, chief investment officer Neom, avrebbe detto che il futuristico progetto di Neom, la città lineare in costruzione in Arabia Saudita, assorbirebbe il 20% dell’acciaio mondiale.

Le dichiarazioni rilasciate all’Arabian Gulf Business Insight hanno fatto il giro del mondo apparendo su siti e quotidiani economici, ma scatenando anche dubbi e congetture da parte dei fact checker della rete.
A destare diverse perplessità è la mancanza di parametri specifici su cui fare affidamento, infatti, a quel 20% manca una dimensione temporale, un’indicazione se l’acciaio è scambiato o prodotto ecc.

Riportiamo qui sotto una delle ricostruzioni più circostanziate fatta da un utente Reddit in questo forum.

«Esercitiamo un po' di scetticismo e vediamo se il 20% della produzione mondiale di acciaio per il mega progetto saudita NEOM è plausibile. Si tratta del 20% della produzione annuale, giornaliera, attuale o dei prossimi 12 anni?... Questo è un ottimo momento per usare la matematica. Utilizziamo la produzione annua, come credo l’autore intendesse quel 20%. Secondo worldsteel.org nel 2021 sono stati prodotti 1,9 miliardi di tonnellate di acciaio. Il progetto Neom è stato ridimensionato rispetto alla sua visione originale. L’area edificabile sarà alta 500 metri, larga 200 metri e lunga 170 km. Per una stima approssimativa, per vedere se è ragionevole, dovremmo trovare il volume di acciaio per piede cubo e qualcosa di simile, quindi, proviamo con un grattacielo di cui si conoscono i parametri e usiamolo come base per fare un confronto. Confrontiamo un grattacielo simile, la Sears Tower di Chicago. Ha circa 76.000 tonnellate (aisc.org) e 1.795.000 metri cubi di volume (teacherspayteachers.com). 76/1795 ton/m3 Prendiamo questo numero e moltiplichiamo per il volume edificabile di Neom. 500 x 200 x (170 x 1000) = 170.000.000.000 m3 per (76/1795) ton/m3. Si arriva a circa 720 milioni di tonnellate di acciaio. Si tratta di una stima approssimativa, quindi è improbabile che questo numero sia accurato; tuttavia, se confrontato con gli 1,9 miliardi di tonnellate di produzione di acciaio nel 2021, è ragionevole pensare che il progetto della città in linea in Arabia Saudita possa utilizzare il 20% dell'acciaio mondiale».

Verosimile quindi che possa assorbire il 20% della produzione di acciaio di un anno, non certo quindi di tutta quello che sarà prodotto negli altri sei anni che ipoteticamente serviranno per concludere il progetto.

Numeri che però, al momento, non sono ancora stati messi sicuramente in campo, e in questo caso l’esercizio matematico lo facciamo noi di siderweb consultando i dati presenti negli ultimi World Steel in Figures della World Steel Association.

Il progetto Neom è stato avviato nel 2017, per cui consideriamo le varie voci nell’arco di tempo 2017-2023.

1)    Calcoliamo il 20% della produzione media di acciaio degli ultimi sette anni. La media produttiva mondiale è stata di 1,868 miliardi di tonnellate il cui 20% è circa 374 milioni di tonnellate.

2)    Calcoliamo quanto acciaio ha prodotto l’Arabia Saudita e sottraiamolo dall’ipotetico 20%. La produzione è stata di 58,2 milioni di tonnellate, quindi il rimanente sarebbero oltre 315 milioni di tonnellate.

3)    A questo punto sottraiamo anche i volumi di importazioni nette (import-export) dell’Arabia Saudita 2017-2023, che sono di 25,4 milioni di tonnellate. Così facendo, si scende a poco più di 290 milioni di tonnellate.

Di conseguenza, se la stima fosse corretta, alla conclusione della città lineare rimarrebbero da consumare altri 290 milioni di tonnellate entro il 2030.

Stando così le cose, se anche in linea teorica è possibile, permetteteci di essere scettici sul fatto che in meno di sei anni si possano riversare 230 milioni di tonnellate di acciaio (abbiamo tolto un 10 milioni di tonnellate annue di produzione interna) nella sola Arabia Saudita. Nel caso ci sbagliassimo, speriamo che le nostre aziende sappiano approfittare di questo picco di consumo, vista anche la progressiva discesa della produzione italiana degli ultimi anni.


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