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Geografia e Mercati dell’ACCIAIO: La Fotografia

Gianfranco Tosini (Ufficio Studi Siderweb): «Problematiche e possibili soluzioni dei nodi della siderurgia europea»

 

In occasione del secondo incontro del tavolo «Geografia e Mercati dell’ACCIAIO» Gianfranco Tosini (Ufficio Studi Siderweb) offre una panoramica di alcune delle principali problematiche che affliggono il comparto siderurgico europeo ed un ventaglio delle possibili soluzioni alle stesse. 

Nel precedente incontro era stata fatta una panoramica generale della situazione del settore siderurgico a livello globale evidenziando le principali criticità dell’industria siderurgica europea che, come quella di altri grandi paesi produttori di acciaio, risulta sotto pressione della concorrenza cinese. Quest’ultima è alimentata soprattutto dalla sovraccapacità produttiva delle imprese siderurgiche cinesi, che il governo di Pechino si è impegnato a ridurre di 100-150 milioni di tonnellate entro il 2020 attraverso le seguenti politiche:

  1. Consolidamento dell’industria siderurgica nazionale. Operazioni di fusione fra i principali player; nel 2025 i primi 10 player avranno circa il 60% della produzione totale contro l’attuale 34%. Un anticipo di questo consolidamento sono le operazioni annunciate dai primi quattro gruppi siderurgici cinesi: la fusione fra Baosteel (2° gruppo) e Wuhan Steel (6°) che darà origine ad un nuovo gruppo, China Baowu Iron and Steel, con una produzione totale di acciaio pari a 61 milioni di tonnellate; la fusione tra Hesteel (1° gruppo) e Shougang (5°) che darà origine ad un nuovo gruppo, China Northern Steel, con una produzione totale di acciaio pari a 76 milioni di tonnellate; la fusione tra Ansteel (4° gruppo) e Benxi Steel (11°) che darà origine ad un nuovo gruppo con una produzione totale di acciaio pari a 47,5 milioni di tonnellate.
  2. Tagli alla capacità produttiva. Nel corso del 2016 i primi 7 produttori di acciaio hanno chiuso 6 impianti con una riduzione di 3,5 milioni di capacità produttiva. Tale risultato rappresenta però soltanto il 10% del target che il governo cinese si è proposto, pari a 35 milioni di tonnellate di capacità produttiva in meno all’anno fino al 2020.
  3. Misure finanziarie. Hanno l’obiettivo di migliorare le condizioni dei prestiti o di convertire i prestiti bancari in prestiti obbligazionari o capitale di rischio. Il piano di conversione dei debiti in azioni, presentato per l’approvazione al Consiglio di Stato, è pari a 15 miliardi di dollari.
  4. Fondi per sostenere e ricollocare lavoratori del settore dell’acciaio. Nel settore dell’acciaio risultano attualmente occupati sei milioni di persone, il 4% degli occupati totali nell’industria. Secondo l’Istituto di ricerca e pianificazione dell’industria metallurgica cinese, un taglio di 100-150 milioni di tonnellate di capacità produttiva porterà ad una riduzione dell’occupazione di circa 400 mila unità. Tuttavia, se l’obiettivo è il miglioramento dell’efficienza e non solo la riduzione di capacità produttiva, allora è probabile che molti altri lavoratori dovranno uscire dal settore.

L’obiettivo di ridurre di almeno 100-150 milioni di tonnellate la capacità produttiva entro il 2020 avrà un impatto limitato, in quanto la domanda di circa 700 milioni di tonnellate resterà molto al di sotto della capacità produttiva (1 miliardo di tonnellate). Pertanto, il controllo dell’output sarà fondamentale nel medio-lungo termine, in particolare se la ripresa dei prezzi dei prodotti siderurgici incentiverà a ripristinare parte della capacità produttiva in precedenza dismessa.

La siderurgia europea, come si è visto la volta scorsa, nell’ultimo decennio ha ridotto di circa 48 milioni di tonnellate la produzione e ha tagliato la capacità produttiva di circa 55 milioni di tonnellate, che ha comportato la perdita di circa 50 mila posti di lavoro nel settore siderurgico. In termini relativi lo sforzo fatto dalla siderurgia europea per ridurre il gap fra produzione e capacità produttiva è quindi quasi il doppio di quello che si propongono di realizzare la autorità cinesi (-25% di capacità produttiva per l’UE contro -13% per la Cina).

Negli ultimi anni la concorrenza dei paesi emergenti ha accresciuto le importazioni di acciaio dei paesi dell’UE dai paesi terzi, in primis dalla Cina, e ha ridotto le esportazioni europee al di fuori dei paesi dell’Unione. L’aumento della concorrenza ha influito negativamente sui margini reddituali delle imprese siderurgiche europee, riducendo conseguentemente la loro capacità di autofinanziamento ed accrescendo la loro esposizione nei confronti degli istituti di credito. La politica monetaria espansiva attuata dalla Banca Centrale Europea ha impedito che i maggiori debiti finanziari si scaricassero sui conti economici delle imprese, in termini di maggiori oneri finanziari, ma nella prospettiva di un prossimo rialzo dei tassi di interesse la situazione potrebbe cambiare, con ripercussioni molto negative sulle imprese con alto tasso di indebitamento.

Pertanto, se la strategia messa in atto dal governo cinese per risolvere il problema che maggiormente assilla la siderurgia mondiale pare del tutto inadeguata, e se altri attori si affacceranno minacciosi sul mercato mondiale dell’acciaio, quali politiche la siderurgia europea dovrebbero mettere in campo per difendersi?

Premesso che per difendere le imprese siderurgiche europee è necessario un forte intervento pubblico a livello comunitario, in quanto una politica industriale per un settore di base come quello dell’acciaio ha senso solo su base europea, le politiche da adottare sono le seguenti:

  1. Difesa commerciale. Vanno applicati gli strumenti di difesa commerciale (TDI) nei confronti di tutti i paesi che attuano pratiche commerciali finalizzate all’esportazione della produzione eccedentaria mediante una condotta commerciale predatoria. Nel quadro della legislazione vigente in materia di difesa commerciale la Commissione europea sta applicato tutti gli strumenti disponibili, ma l’uso che fa di questi strumenti sembra molto ridotto rispetto a molte altre giurisdizioni. Ne consegue che tali strumenti devono essere aggiornati, rafforzati e resi giuridicamente più solidi. In particolare va accelerata la procedura per accertare la sussistenza di politiche commerciali sleali e va abbandonata la regola del dazio inferiore che va oltre gli obblighi fondamentali stabiliti nell’Accordo antidumping del WTO, per cui l’aliquota del dazio antidumping applicata dall’UE è molto più bassa della media dei paesi membri del WTO. Ciò rischia di deviare i flussi commerciali verso l’UE, mettendo l’industria siderurgica europea ulteriormente sotto pressione. Va inoltre introdotto un nuovo metodo antidumping per identificare le distorsioni del mercato legate all’intervento dello Stato nei paesi terzi che dissimulano la vera portata delle pratiche dumping. Questa nuova metodologia dovrà essere applicata in egual misura a tutti i membri della WTO.
  2. Rilancio della domanda di acciaio. Per ridurre il gap tra produzione e capacità produttiva installata (pari a circa 50 milioni di tonnellate) è fondamentale il rilancio della domanda interna di acciaio. A tal fine è importante dare attuazione alle iniziative dell’UE a sostegno dei settori utilizzatori di acciaio, in particolare i settori dei mezzi di trasporto (Cars 2020) e delle costruzioni (nuove infrastrutture e riqualificazione degli edifici esistenti, ecc.).
  3. Ricerca di nuovi mercati per le esportazioni e/o sinergie produttive con paesi emergenti. Poiché i mercati dove è diretto il flusso maggiore delle esportazioni delle imprese siderurgiche europee presentano un basso potenziale di crescita, urge la ricerca di nuovi mercati di sbocco. Considerando che la maggior parte dei prodotti siderurgici ha un raggio geografico di collocamento relativamente limitato (legato al loro valore aggiunto), i mercati che nel rispetto di questo vincolo risultano più promettenti sono quelli africani, con alcuni dei quali esiste già un accordo di libero scambio (Accordo Pan Euro Mediterraneo). Con i suddetti paesi andrebbe verificata anche la possibilità di collaborazioni produttive che consentano di contemperare la loro necessità di produzione di acciaio in loco e quelle delle imprese siderurgiche europee di riduzione dei costi, specie per l’area a caldo.
  4. Aumento della competitività. Per aumentare la competitività delle imprese siderurgiche europee è necessario intervenire su più fronti:
  5. Costi di produzione: sostegno agli investimenti rivolti ad aumentare l’efficienza nell’utilizzo delle risorse nei processi produttivi; misure atte a ridurre il gap del prezzo dell’energia rispetto ai competitor e a contenere gli aumenti dei prezzi dell’energia elettrica legati al sistema di scambio di quote di emissione (ETS); misure rivolte a favorire l’utilizzo dei rottami nella produzione di acciaio e a limitare le esportazioni verso paesi terzi.
  6. Efficienza a livello di sistema: nonostante la presenza del più grande produttore mondiale, il livello di concentrazione del settore è molto basso; i primi tre operatori (ArcelorMittal, Tata Steel Europe e ThyssenKrupp) rappresentano il 46% del mercato, contro l’85% negli Stati Uniti, il 90% in Brasile, l’88% in Giappone, il 90% in Corea e il 95% in Russia. In conseguenza di ciò, la maggior parte delle imprese europee non ha la dimensione per conseguire economie di scala, attuare programmi di internazionalizzazione e realizzare progetti di innovazione di ampio respiro. Va pertanto messa in campo una politica volta a favorire le aggregazioni fra imprese.
  7. Innovazione e specializzazione. Le siderurgie più evolute del mondo cercano di contrastare la minaccia rappresentata dalle crescenti esportazioni cinesi intensificando i processi di innovazione tecnologica e di specializzazione sia di processo sia di prodotto. Le nuove frontiere sulle quali cercare di costruire e mantenere il vantaggio competitivo sono le seguenti:

    - Nel campo dell’innovazione di prodotto:
  • Acciai sempre più leggeri e ad alte prestazioni meccaniche e resistenziali (specie nel comparto dell’automotive e delle yellow machine);
  • Acciai sempre più “puliti” per utilizzi sempre più sofisticati (specie nel comparto della meccanica, della costruzione di macchine e dell’Oil & Gas);
  • Acciai sempre più “antisismici” (nel comparto delle costruzioni).

    - Nel campo dell’innovazione di processo:

  • Processi sempre più energy saving;
  • Processi sempre più sostenibili sotto il profilo ambientale;
  • Processi che riescono a coniugare altissimi livelli di produttività ed efficienza con elevati gradi di flessibilità.

Per l’introduzione delle nuove tecnologie siderurgiche è di fondamentale importanza l’utilizzo di meccanismi finanziari della Banca Europea per gli Investimenti (BEI) nonché del meccanismo di credito innovativo con ripartizione dei rischi istituito congiuntamente dalla Commissione europea e dalla BEI per migliorare l’accesso al finanziamento con capitale di debito per attività ad elevato profilo di rischio nei settori della ricerca, dello sviluppo tecnologico e dell’innovazione.


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