23 marzo 2015
Ieri sera Fabio Fazio, conduttore della trasmissione “Che tempo che fa”, durante l’intervista al magistrato Raffaele Cantone, ha parlato dell’arresto, avvenuto in settimana del presidente di Federacciai Antonio Gozzi, “sorvolando” sul fatto che fosse già stato rilasciato…
Anche Crozza, nella copertina della trasmissione del 17 marzo «Di Martedì» sul La 7 ha iniziato snocciolando una serie di arresti eccellenti, e mettendoli tutti sullo stesso piano:
- il direttore dei lavori della metropolitana di Roma per tangenti
- un imprenditore della ricostruzione dell’Aquila per camorra
- il Presidente di Federacciai per corruzione
Senza parlare dello “tsunami” mediatico scatenatosi nella mattinata di martedì 17 prima sulle testate on-line, poi durante le edizioni dei giornali radio e dei telegiornali ed infine con titoli in prima pagina sui quotidiani del giorno dopo.
Mentre la notizia del suo rilascio non ha avuto certamente lo stesso trattamento.
Bene ha fatto Antonio Gozzi a convocare la conferenza stampa nella quale ha raccontato la sua versione…
Ma al di là della vicenda e dei suoi contorni (ben spiegata e raccontata anche da noi in questo dossier…) e degli esiti della vicenda giudiziaria vorrei soffermarmi su due considerazioni che riguardano gli effetti di quanto successo.
La prima: anche se conosco bene le «regole del gioco» (sono io stesso parte di questo mondo), mi ha molto colpito come un uomo, un’azienda, un’associazione, tutto il mondo dell’acciaio possano essere giudicati «sommariamente» e condannati da un tribunale mediatico senza il minimo tentativo di conoscere ed approfondire le informazioni.
In quelle convulse ore di martedì 17 si percepiva la frenesia di riprendere ed amplificare le notizie che giungevano da Bruxelles mentre la stessa frenesia era quasi del tutto scomparsa tre giorni dopo.
La seconda considerazione riguarda come l’opinione pubblica percepisce il mondo dell’impresa e quello dell’acciaio.
Quando si parla di impresa e di azienda, e nello specifico di acciaio, la gente pensa ad inquinamento, disastro ambientale, evasione, corruzione. E in questo contesto i media generalisti vincono facile…
Mi ricorda molto la vicenda narrata ne «I promessi sposi» da Manzoni: durante la peste del 1630 vennero giustiziati due presunti «untori», ritenuti i responsabili della peste tramite sostanze misteriose. A ricordo di questo fatto venne fatta erigere una colonna (la colonna infame) che venne abbattuta qualche decennio dopo essendo diventata la testimonianza d’infamia non più a carico dei condannati ma dei giudici che avevano commesso un’enorme ingiustizia. Certi contesti e certe paure, possono spingere a calpestare ogni forma di buon senso e di rispetto per l’uomo.
Al di là dei media e dell’opinione pubblica una riflessione si impone su tutte: dobbiamo prendere consapevolezza che, anche per l'acciaio, è diventato fondamentale comunicare di più e meglio, imparando a «raccontarci» in modo continuo e trasparente!
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