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I mercati finanziari frenano il settore siderurgico

Corre l’Asia, ma non basta: perdono valore le società europee ed americane

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I primi giorni di settembre si rivelano di stabilizzazione per lo Steel Stock Index di siderweb, che chiude la settimana con un leggero dato negativo (-0,52%). Per la terza rilevazione consecutiva il risultato dell’indice si discosta da quello che nei mesi precedenti era stato una sorta di benchmark che andava di pari passo con esso, ovvero l’Iron&Steel Index. Quest’ultimo chiude in negativo di 5,03 punti percentuali, rappresentando l’unico movimento di grande entità della settimana fra gli indicatori analizzati. All’interno del paniere del nostro indice sono meno di un terzo i titoli che hanno incrementato il loro valore (16 aziende), mentre calano i valori dei restanti 40 titoli.
Stabilizzazione anche per i principali indici globali che mostrano variazioni minime ad eccezione dell’SSE Shanghai che aumenta per la terza settimana consecutiva (+1,52%). In terreno negativo troviamo il Dow Jones che compensa l’ultima variazione di segno opposto con un -0,14%. Gli altri indicatori si piazzano tutti e tre poco sopra lo zero con il NYSE a +0,43%, il FTSE MIB a +0,16% e l’Eurostoxx a +0,08%, praticamente in pareggio.

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Euro, dollaro e yuan cinese
In settimana assistiamo alla continuazione dei trend della scorsa edizione con il lieve apprezzamento della valuta europea nei confronti di yuan cinese e dollaro americano con perdita di valore (quasi impercettibile) di quest’ultimo rispetto alla divisa orientale.
Nonostante le stime degli analisti di borsa, continua il periodo di relativa difficoltà per le aziende quotate in dollari che non riescono a spiccare il volo. Sono infatti solamente due su sedici i titoli che chiudono il venerdì al rialzo e si tratta di aziende con sede fuori dagli USA. I molteplici cali, invece, portano il rendimento medio al -2,46%.
Dopo il dieci su dieci in positivo della scorsa settimana, l’euro cancella tutti i progressi fatti mostrando una tendenza opposta. Non vi è infatti neanche un incremento fra le aziende del paniere, sebbene le discese siano contenute ed evitino la «flop3». Il tasso medio di calo è del 2,09%.
In crescita, neanche a dirlo, i titoli quotati in yuan cinese dove cinque su sei aumentano il loro valore. In controtendenza troviamo solamente Fangda che, dopo la doppietta in testa alla classifica dei migliori, registra una naturale stabilizzazione. La crescita media è in valore assoluto pari a quella dell’euro: +2,09%.
Le 32 aziende quotate nelle tre principali valute del paniere rendono meno dell’indice di siderweb (-1,49%). Esse contengono meno della metà dei rendimenti positivi settimanali. Fortunatamente i titoli cinesi risollevano le cifre compensando in parte i cali occidentali.

Top & flop
Anche durante la settimana appena conclusa non registriamo particolari picchi al rialzo o al ribasso; i rendimenti all’interno delle nostre classifiche si mantengono tutti sotto la doppia cifra. Le sei variazioni che andiamo ora ad analizzare sono rappresentative dell’andamento del nostro indice, anche se al di fuori delle due graduatorie il numero dei cali doppia quello dei rialzi.  
La «top3» settimanale non si muove da oriente e vede come protagonisti Turchia, Cina e Giappone. La graduatoria dei migliori è una questione dell’est del globo ormai da mesi. A riprendere la testa della classifica ci pensa il produttore di tubi turco Ozbal Celik Boru Sanayi (+9,01%). L’azienda è la più presente nella «top3» ed è anche stata il titolo con la miglior variazione in positivo durante il secondo trimestre dell’anno. Al secondo posto la cinese Xinjiang BaYi Iron & Steel (+6,45%) torna a mettere la testa fra i tre migliori rendimenti della settimana. Anch’essa negli ultimi mesi si è resa protagonista di diversi rialzi che hanno guidato il valore dell’azione al massimo storico raggiunto con questa chiusura. In terza posizione si è stanziata JFE Steel Corporation che non intende uscire dalle nostre classifiche. L’azienda giapponese è infatti in terza posizione per la terza rilevazione consecutiva e registra un +6,42%. In seguito a questi continui rialzi il titolo non poteva che far segnare il record di valore massimo.
Quest’oggi rimaniamo ad est anche per le prime posizioni della «flop3» che ospita un’azienda cinese, un’australiana ed infine un’americana. Dopo due settimane con il rendimento migliore, la testa della classifica spetta a Fangda Steel. Il calo settimanale, del 7,68%, è comunque più contenuto rispetto ai picchi al rialzo delle scorse settimane e non vanifica l’incremento di valore complessivo. Il titolo continua infatti ad inseguire il valore di massimo raggiunto in primavera ed a migliorare le discese registrate ad inizio estate. Secondo peggior rendimento al ribasso per BHP Billiton (-7,06%). Il mercato minerario sta risentendo più di tutti della pressione sui livelli dei prezzi delle materie prime e le aziende del settore continuano a pagarne le conseguenze sui mercati finanziari. Come vedremo in seguito, però, diversi player non restano a guardare e preparano strategie di controffensiva. Terza posizione per una new entry: Worthington Industries (-7,06%). L’azienda americana è stata infatti in questi mesi poco presente all’interno delle nostre graduatorie. Negli ultimi mesi il titolo ha seguito andamenti altalenanti con i bassi che hanno avuto però più influenza degli alti. Così, ad oggi, il valore dell’azione è sceso ai valori di inizio 2021.

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Le aziende minerarie accelerano la transizione verso un acciaio green
Voliamo in Australia per le news settimanali dove Fortescue mira a diventare il maggior fornitore globale di minerale ferroso “green”. L’azienda, ad oggi il quarto produttore mondiale di minerale ferroso (dopo BHP, Rio Tinto e Vale), sta investendo in energie rinnovabili nella sua unità Fortescue Future Industries con l’obiettivo di consegnare al cliente finale acciaio totalmente decarbonizzato. Il CEO Andrew Forrest, dopo aver commentato i guadagni record del secondo trimestre, ha messo un po’ di suspence sull’iniziativa, dichiarando che i target non saranno resi pubblici fino al prossimo mese, quando la società avrà le idee più chiare sui numeri del progetto. Nel frattempo, tra i dati disponibili, spicca l’allocazione del 10% dell’utile per gli investimenti destinati a Fortescue Future Industries. Per quanto riguarda le cifre totali destinate al progetto, si stimano investimenti da gennaio 2021 a giugno 2022 intorno ai 500 milioni di dollari (nel 2020 erano ammontati a 122 milioni totali). L’obiettivo è quello di fornire, entro il 2030, 15 milioni di tonnellate di idrogeno verde l’anno e di raggiungere quindi le zero emissioni. Per fare ciò, Fortescue vuole dotarsi di impianti di elettrolizzazione con capacità di 2 gigawatt. Per dare un’idea delle dimensioni del progetto, basti pensare che in Australia vi sono diversi grandi progetti che mirano alla decarbonizzazione dell’acciaio con impianti da 10 megawatt, ovvero lo 0,5% della capacità di quello programmato da Fortescue. L’obiettivo del raggiungimento delle zero emissioni entro il 2030 pare molto ambizioso, dato anche che i due principali player del settore, Rio Tinto e Vale, mirano a raggiungere lo stesso target entro il 2050. Secondo Wall Street, inoltre, ci sarebbe da scommettere su questi due titoli nei prossimi mesi. Infatti, nonostante il mercato minerario sia stato condizionato dal recente calo dei prezzi in concomitanza con le incertezze sulla ripresa economica globale, ciò che porterebbe i conti delle aziende in positivo sarebbero i crescenti investimenti in beni rifugio come i metalli preziosi. Secondo Wall Street, le stime al rialzo per Rio Tinto e Vale sono basate, oltre che sugli ottimi risultati trimestrali, sulle iniziative messe in atto dalle due società. Per quanto riguarda il produttore londinese, è stato siglato un accordo per l’acquisto di un impianto ad energia rinnovabile con il governo del Madagascar che ha avuto un grosso impatto di marketing sull’immagine dell’azienda nella zona. Dall’altra parte del mondo, in Canada, Vale ha investito 120 milioni di dollari per ampliare le proprie attività nell’area del Manitoba nei prossimi 10 anni. Il movimento verso l’avvento dei veicoli elettrici ha posizionato il nichel (del quale Vale è leader) come uno dei metalli del futuro su cui puntare per effettuare una riconversione green.

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