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Borsa: altro scivolone dello Steel Stock Index

Le aziende americane, europee e cinesi continuano a perdere terreno

Seconda settimana consecutiva di discesa per lo Steel Stock Index di siderweb che migliora sì l’ultimo rendimento, ma non riesce ancora a raggiungere il segno positivo. I titoli in rialzo (solamente sei nell’ultima rilevazione) ammontano oggi a nove, una società rimane in pareggio, mentre più dell’80% delle azioni delle aziende del paniere perdono valore. Il leggero miglioramento dalla scorsa rilevazione è dato principalmente dal fatto che si sono notevolmente ridotti i picchi di calo a cui abbiamo assistito sette giorni fa e contemporaneamente chi è salito ha aumentato il tasso medio di incremento.
L’Iron&Steel Index registra un decremento pari al 3,88% (anche per questo indice secondo calo consecutivo), mentre l’SSE Shanghai, che era il più positivo fra quelli analizzati scorsa settimana, perde lo 0,88%. Gli altri quattro indici azionari globali si mantengono in situazioni molto vicine al pareggio ondeggiando tra il -0,30% del DJ ed il +0,47% dell’Eurostoxx.

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Euro, dollaro e yuan cinese
Continua il leggero deprezzamento dello yuan cinese nei confronti delle altre due principali valute del paniere, mentre l’euro guadagna leggermente terreno nei confronti del dollaro americano.
Se la scorsa settimana, nonostante la debacle dell’indice di siderweb, il dollaro era riuscito a mostrare qualche nota positiva, questa volta non vi sono titoli americani che hanno guadagnato valore. È la peggiore rilevazione per la valuta statunitense nel 2021: addirittura il calo meno accentuato non scende sotto il 2,32% (JSW Steel Limited), mentre il peggiore guadagna la vetta della «flop3» settimanale. Il tasso medio di calo (-5,61%) ha sicuramente influito in modo pesante sulla discesa dello Steel Stock Index.
Non performa molto meglio la valuta europea, dove l’unica a salvarsi è l’italiana Danieli (+0,94%) ed il tasso medio di decrescita è del 3,58%. Le cifre sono inferiori a quelle del dollaro, ma il dato lampante è che nove aziende su dieci perdono valore ed anche in questo caso la peggiore raggiunge il terzo posto della nostra graduatoria settimanale.
Non si salva nemmeno la Cina dove sei aziende su sei perdono terreno ad un tasso medio del 4,73%. Stesse dinamiche dell’euro e del dollaro per la peggiore della settimana: ad Hunan Valin spetta dunque la seconda posizione in «flop3». Il deprezzamento della valuta cinese è ancora troppo leggero ed incerto per movimentare i titoli del paniere.
Tra le 32 aziende quotate nelle tre principali valute mondiali questa settimana è solamente una a crescere. Seppur diminuiscono le ampie discese registrate sette giorni fa, euro, dollaro e yuan cinese trascinano da due settimane l’indice di Siderweb in una leggera fase di flessione.

 

Top & flop
La «Flop3» settimanale molto democraticamente ospita un’azienda americana, una cinese ed una europea. Per quanto riguarda invece la graduatoria dei migliori ci dovremo spostare nel medio ed estremo oriente. I tassi, sia di crescita che di calo, tornano a ristabilizzarsi su livelli del 10-15%, anche se i decrementi incidono ancora maggiormente rispetto ai rialzi.
La «Top3» settimanale è capitanata dalla taiwanese China Steel che doppia la seconda posizione ed ottiene un aumento del 12,57%. La scorsa settimana rappresentava il peggior calo in assoluto del 2021, il valore dell’azione era infatti sceso di quasi un terzo. La settimana appena trascorsa ci dice invece che la flessione è stata solamente temporanea e che pian piano la società potrebbe ristabilizzarsi intorno ai livelli di qualche giorno fa. Al secondo posto troviamo Saudi Steel Pipe che aveva tenuto nell’ultima rilevazione mostrandosi in pareggio. Oggi cresce del 5,17% e tocca la soglia dei 30 riyal sauditi (8 dollari americani), dopo che a marzo aveva toccato il massimo storico di 34,95. Chiude infine la classifica la turca Ozbal Celik Boru Sanayi (+4,96%), ormai un habitué delle nostre graduatorie: questa infatti è la quinta apparizione in sei settimane. Stavolta però il rendimento positivo rappresenta il secondo rialzo consecutivo listando il titolo fra quelli più appetibili da acquistare nel breve periodo secondo gli analisti di borsa.
La «flop3» settimanale, come anticipato in precedenza, parte dagli USA ed arriva in Europa passando per la Cina. Essa rappresenta una fotografia molto immediata delle performances negative delle principali tre valute del paniere. Cleveland Cliffs comanda la classifica con un -15,10%, nonostante gli ottimi risultati economici che l’azienda sta ottenendo in questa prima metà del 2021 grazie soprattutto alle acquisizioni di AK Steel ed ArcelorMittal USA di fine 2020. È il secondo calo significativo consecutivo per l’azienda americana sui mercati finanziari, anche se gli istituti di credito mondiali scommettono che il piano di investimenti di Biden avrà notevoli effetti benefici sulle finanze delle compagnie siderurgiche statunitensi. In particolare, proprio il rating dell’azienda di Cleveland è stato rivisto al rialzo in settimana dalla Bank of America che l’ha etichettato come un titolo da comprare nel lungo termine. Hunan Valin (-10,73%) raggiunge la seconda posizione: il titolo della compagnia cinese sta pian piano perdendo valore dopo che ad aprile ed inizio maggio viaggiava ai massimi storici. Infine, la francese Vallourec perde anch’essa circa un decimo del suo valore (-10,62%). Il calo è doppio rispetto a quello della scorsa settimana ed il titolo è listato come uno Strong Sell.

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Tregua USA-Europa sui dazi
L'amministrazione Biden è pronta ad annunciare di aver raggiunto una tregua nella controversia con l'Unione Europea sui dazi sui metalli. In questione è la disputa iniziata nel 2018 sotto l'ex presidente Donald Trump, in cui gli Stati Uniti hanno imposto dazi su acciaio e alluminio provenienti da Europa, Cina, Turchia ed altre mete per favorire la produzione domestica con ragioni dichiarate di «sicurezza nazionale». Da allora l'UE ha reagito adottando contromisure per raddoppiare le tariffe su un elenco di prodotti americani iconici (come il bourbon, le Harley-Davidson ed i Levi’s) al 50%. Da allora, vi è stato un calo delle esportazioni di questi prodotti pari al 40%. Allo stesso tempo però, si sono ridotte le importazioni di acciaio cinese sovvenzionato ed oggi rappresentano meno dell’1% del consumo di acciaio negli Stati Uniti. Sicuramente la volontà delle due parti coinvolte di trovare un accordo per la riduzione delle tariffe farà bene al mercato siderurgico globale, soprattutto in un momento storico dove la domanda di acciaio è in forte crescita. 

L’aumento dei prezzi delle materie prime sta diventando sempre più violento
Occhi puntati anche sul mercato del minerale ferroso cinese, dove l’inflazione sta galoppando su diverse commodity visto che il prezzo di materie prime tra cui acciaio ed alluminio è salito del 30% dal capodanno cinese di febbraio ad oggi. I prezzi dei futures sul minerale ferroso sono aumentati del 34% nell’ultimo anno alla borsa di Dalian e le principali aziende minerarie (tra cui BHP, Rio Tinto e Vale) ne stanno facendo le spese. Le aziende cinesi hanno trasferito la maggior parte di questi costi ai propri clienti, in particolare stranieri, dimostrando come gli esportatori cinesi godano di un crescente potere di determinazione dei prezzi sui mercati mondiali. Oltre all’aumento dei costi, vi è anche il problema delle consegne dilazionate, in quanto spesso non c’è disponibilità di materie prime. La questione ha mobilitato il Governo cinese che sta studiando una strategia per ridurre al minimo l’impatto di questi shock sull’economia reale. La domanda per il minerale ferroso potrebbe ridursi se venissero implementate restrizioni alla produzione cinese in ottica della sostenibilità ambientale. La riduzione delle emissioni nel settore siderurgico, forse, potrebbe essere la chiave per frenare questa impennata dei prezzi delle materie prime.

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