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Materie prime inox: inversione di tendenza dei prezzi dal Q2 2026

Tampella (Italfond): «A pesare su rottame e ferroleghe sono soprattutto le disponibilità a magazzino»

Translated by Deepl

I fattori strutturali, uniti alla concorrenza asiatica e ad un’ampia disponibilità nei magazzini, stanno influenzando le quotazioni delle materie prime del comparto dell’inox. Questa la visione espressa da Mauro Tampella (purchasing manager di Italfond), rispondendo alle domande di Stefano Ferrari (responsabile Ufficio Studi di siderweb), durante il webinar di siderweb «Mercati inossidabili. Materie prime e piani sotto la lente» di questa mattina.

Riguardo ai primi nove mesi del 2025, Tampella ha sottolineato come si sia assistito a un lento e continuo calo dei prezzi del rottame inox, malgrado alcuni timidi tentativi di rialzo ad inizio estate, «quando il mercato aveva accennato ad un ripresa». In particolare, «i tre principali prodotti, ovvero il lamierino di AISI 304, la tornitura di AISI 316 e quella di Duplex-F51, hanno segnato un -15%, -10% e -12% da inizio anno». Inoltre, una questione che secondo il purchasing manager di Italfond simboleggia l’attuale disequilibrio dell’attuale momento di mercato è quella del «valore intrinseco del rottame inferiore a quello delle leghe che lo compongono e, escludendo l’eccezionalità del biennio 2022-2023, ha raggiunto la distanza più elevata nell’ultimo decennio».
A influenzare il mercato del rottame sono stati «il calo della produzione europea, la concorrenza asiatica sul mercato dei piani e, più di recente, anche su quello dei lunghi, oltre che sui lingotti e le billette. Poi, il contesto economico ha portato anche ad un aumento delle giacenze e delle disponibilità a magazzino, con un conseguente calo generalizzato delle quotazioni», ha rimarcato.

Altri prodotti centrali per il comparto dell’acciaio inossidabile sono le ferroleghe. Negli ultimi 9 mesi, dunque, «per il nichel si sta evidenziando un movimento neutro e orizzontale in zona 15 dollari. Questo, infatti, rappresenta una sorta di punto d’equilibrio sotto il quale sarà difficile andare», ha spiegato Tampella. Il prezzo, ad oggi, «è influenzato da disponibilità estremamente elevate e dall’aumento delle estrazioni nel Sud-est asiatico, soprattutto da parte dell’Indonesia. Ed è questa quantità di materiale proveniente dall’Asia a spaventare gli operatori e a non farli pensare ad un’imminente ripresa dei prezzi». Da tenere monitorati, come segnalato dallo stesso purchasing manager di Italfond, sono anche i movimenti di ferrocromo e cromo («in risaluta dallo scorso anno»), del molibdeno («in ripresa da inizio 2024, trainato dall’ossido di molibdeno cinese»), del rame («ai massimi nelle ultime settimane») e del tungsteno («apprezzatosi di circa 40 dollari dall’inizio dell’estate a oggi»).

Nel breve periodo, però, «non si intravedono cambiamenti strutturali del mercato, se non quale che oscillazione causata da eventi spot e dalla diminuzione dell’incertezza derivante dalla fine di alcune tensioni geopolitiche. Pertanto, non credo che nel quarto trimestre del 2025 assisteremo ad un rialzo dei prezzi delle materie prime, soprattutto a causa delle giacenze elevate a livello mondiale», ha rimarcato Tampella. Le speranze di un'inversione di tendenza sono quindi riposte «nel primo e, soprattutto, nel secondo trimestre del 2026», ha concluso il purchasing manager di Italfond.


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