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ORI Martin: competitività a rischio, l’Europa deve agire

La “ricetta”: restrizioni all'export di rottame, revisione del Cbam, rivisitazione delle norme sull'energia

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RHO (Mi) – Il 2024 si è rivelato un anno molto complesso per ORI Martin, come per gran parte dei player siderurgici, caratterizzato da margini in forte contrazione e da una domanda debole nei principali settori di sbocco. Nonostante questo scenario, il gruppo bresciano ha portato avanti con decisione il proprio percorso di investimento in efficienza e sostenibilità. Ora chiede un intervento deciso da parte dell’Ue affinché vengano ristabilite condizioni di mercato più eque. A Made in Steel, siderweb ha raccolto le riflessioni di Giovanni Marinoni Martin, vicepresidente del gruppo, e di Roberto de Miranda, membro del comitato esecutivo, che hanno fatto il punto sull’anno appena trascorso, sulle criticità ancora in corso e sulle prospettive future.

Che anno è stato il 2024 per ORI Martin?
«Il 2024 è stato un anno estremamente difficile», esordisce Roberto de Miranda. «I volumi sono rimasti sostanzialmente in linea con quelli del 2023 – già un anno debole – ma il vero problema è stata la marginalità: i costi delle materie prime siderurgiche, in particolare il rottame, sono rimasti elevati, il costo dell’energia è aumentato, mentre i prezzi di vendita sono calati. 
Un mix che ha schiacciato i margini». Il settore automotive, core market per ORI Martin, ha sofferto particolarmente.
«
Nel segmento light vehicle basta pensare che, prima del Covid, in Europa si producevano circa 19 milioni di veicoli l’anno, mentre lo scorso anno siamo scesi sotto i 14 milioni. A ciò si è aggiunta la debolezza del comparto agricolo e del movimento terra, che negli anni precedenti aveva tenuto meglio aggiunge de Miranda . I volumi sono stati sopportabili, ma a prezzi inadeguati rispetto ai costi».

E il 2025? I primi mesi dell’anno hanno portato segnali di ripresa?
«La situazione nei primi mesi del 2025 non è migliorata. Anzi, i costi energetici sono ulteriormente saliti, rendendo sempre più difficile trasferirli sul cliente finale», afferma Marinoni Martin. «I costi sono stati italiani, ma il prezzo è stato quello del mercato europeo, e in Paesi come Francia e Spagna l’energia costa molto meno. Questo ci ha messo in seria difficoltà», osserva de Miranda. 
Nelle ultime settimane si è registrato un leggero ritracciamento del prezzo dell’energia, che però resta elevato. «Speriamo che il trend discendente sia duraturo – afferma de Miranda –. A inizio anno avevamo visto anche un piccolo rimbalzo dei prezzi di vendita, ma trainato solo dai costi: la domanda non è ripartita. In futuro ci sarà bisogno di un rialzo più sano, legato alla necessità di recuperare redditività e remunerare gli investimenti».

Quali sono le principali minacce e su cosa dovrebbe intervenire l’Europa?
«Se vogliamo evitare un’ondata di importazioni di acciaio e prodotti lavorati a basso costo dall’Asia, serve un’azione decisa. Innanzitutto, tariffe sull’export di rottame: dobbiamo trattenere questa materia prima in Europa – sottolinea Marinoni Martin –. Poi una revisione del Cbam, che includa i prodotti a valle, e una rivisitazione delle norme sull’energia elettrica. È impensabile avere un mercato unico senza un’armonizzazione dei costi energetici».
«La competitività del prezzo europeo si gioca sul costo delle materie prime e dell’energia: se questi fattori non si allineano, l’import continuerà a penalizzare la siderurgia continentale», chiosa de Miranda. Inoltre, secondo entrambi, le attuali misure di Salvaguardia dell’Ue sulle importazioni di acciaio, in scadenza a metà 2026, andrebbero sostituite con uno strumento ancora più efficace nel contrastare l’import a basso costo.

Quali sono le prospettive per i prossimi mesi?
«Tanto dipenderà dalle decisioni politiche e commerciali internazionali, soprattutto dai dazi statunitensi. Auspichiamo un accordo transatlantico tra Europa e Usa, che escluda attori come Cina, India e Turchia», osservano entrambi.
Nelle ultime settimane, ci sono timidi segnali di ripresa della domanda, ma serve cautela: «Bisogna capire se si tratta di un semplice restocking, ossia clienti che anticipano gli acquisti temendo rincari, o di ordini legati a un risveglio, seppur timido, dei consumi». Il maxipiano tedesco per investimenti in infrastrutture e difesa può aiutare, ma «prima di vederne gli effetti passerà molto tempo», sottolinea de Miranda. E sul fronte auto, «sembra che il nuovo governo Merz non sia così intenzionato a rivedere i target imposti dall’Ue sulle emissioni, che pesano sull’intero comparto».

Nonostante il contesto difficile, continuate a investire. Quali sono i progetti più importanti?
«A gennaio abbiamo avviato, seppur con qualche ritardo, il nuovo forno Eaf Consteel Tenova nel nostro stabilimento di Brescia – ricorda Marinoni Martin –. Un aggiornamento impiantistico strategico di cui siamo molto soddisfatti; non pensato per aumentare la produzione, ma per migliorarne l’efficienza e la qualità, riducendo in modo drastico i consumi energetici e le emissioni».
A febbraio è stata inoltre completata l’acquisizione dello storico sito ex Riv di Villar Perosa (Torino). «È una grande opportunità per rilanciare un impianto simbolo della componentistica italiana – spiega –. L’operazione rientra nella nostra strategia di verticalizzazione, ma senza entrare in competizione con i nostri clienti. È appena partito un importante piano di ristrutturazione degli impianti».

Siete presenti anche quest’anno a Made in Steel. Cosa rappresenta per voi questa manifestazione e che atmosfera state riscontrando?
«Il clima è straordinario», commenta Marinoni Martin. «Siamo molto soddisfatti – aggiunge de Miranda –. Made in Steel è sempre un’occasione preziosa per incontrare e conoscere clienti e fornitori e per condividere le sfide comuni. Inoltre, per noi è anche un bel momento di team building interno».


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