9 maggio 2025 Translated by Deepl
RHO (Mi) – Il 2024 si è rivelato un anno molto complesso per ORI Martin, come per gran parte dei player siderurgici, caratterizzato da margini in forte contrazione e da una domanda debole nei principali settori di sbocco. Nonostante questo scenario, il gruppo bresciano ha portato avanti con decisione il proprio percorso di investimento in efficienza e sostenibilità. Ora chiede un intervento deciso da parte dell’Ue affinché vengano ristabilite condizioni di mercato più eque. A Made in Steel, siderweb ha raccolto le riflessioni di Giovanni Marinoni Martin, vicepresidente del gruppo, e di Roberto de Miranda, membro del comitato esecutivo, che hanno fatto il punto sull’anno appena trascorso, sulle criticità ancora in corso e sulle prospettive future.
Che anno è stato il 2024 per ORI Martin?
«Il 2024 è stato un anno estremamente difficile», esordisce Roberto de Miranda. «I volumi sono rimasti sostanzialmente in linea con quelli del 2023 – già un anno debole – ma il vero problema è stata la marginalità: i costi delle materie prime siderurgiche, in particolare il rottame, sono rimasti elevati, il costo dell’energia è aumentato, mentre i prezzi di vendita sono calati. Un mix che ha schiacciato i margini». Il settore automotive, core market per ORI Martin, ha sofferto particolarmente.
«Nel segmento light vehicle basta pensare che, prima del Covid, in Europa si producevano circa 19 milioni di veicoli l’anno, mentre lo scorso anno siamo scesi sotto i 14 milioni. A ciò si è aggiunta la debolezza del comparto agricolo e del movimento terra, che negli anni precedenti aveva tenuto meglio – aggiunge de Miranda –. I volumi sono stati “sopportabili”, ma a prezzi inadeguati rispetto ai costi».
E il 2025? I primi mesi dell’anno hanno portato segnali di ripresa?
«La situazione nei primi mesi del 2025 non è migliorata. Anzi, i costi energetici sono ulteriormente saliti, rendendo sempre più difficile trasferirli sul cliente finale», afferma Marinoni Martin. «I costi sono stati italiani, ma il prezzo è stato quello del mercato europeo, e in Paesi come Francia e Spagna l’energia costa molto meno. Questo ci ha messo in seria difficoltà», osserva de Miranda.
Nelle ultime settimane si è registrato un leggero ritracciamento del prezzo dell’energia, che però resta elevato. «Speriamo che il trend discendente sia duraturo – afferma de Miranda –. A inizio anno avevamo visto anche un piccolo rimbalzo dei prezzi di vendita, ma trainato solo dai costi: la domanda non è ripartita. In futuro ci sarà bisogno di un rialzo più sano, legato alla necessità di recuperare redditività e remunerare gli investimenti».
Quali sono le principali minacce e su cosa dovrebbe intervenire l’Europa?
«Se vogliamo evitare un’ondata di importazioni di acciaio e prodotti lavorati a basso costo dall’Asia, serve un’azione decisa. Innanzitutto, tariffe sull’export di rottame: dobbiamo trattenere questa materia prima in Europa – sottolinea Marinoni Martin –. Poi una revisione del Cbam, che includa i prodotti a valle, e una rivisitazione delle norme sull’energia elettrica. È impensabile avere un mercato unico senza un’armonizzazione dei costi energetici».
«La competitività del prezzo europeo si gioca sul costo delle materie prime e dell’energia: se questi fattori non si allineano, l’import continuerà a penalizzare la siderurgia continentale», chiosa de Miranda. Inoltre, secondo entrambi, le attuali misure di Salvaguardia dell’Ue sulle importazioni di acciaio, in scadenza a metà 2026, andrebbero sostituite con uno strumento ancora più efficace nel contrastare l’import a basso costo.
Quali sono le prospettive per i prossimi mesi?
«Tanto dipenderà dalle decisioni politiche e commerciali internazionali, soprattutto dai dazi statunitensi. Auspichiamo un accordo transatlantico tra Europa e Usa, che escluda attori come Cina, India e Turchia», osservano entrambi.
Nelle ultime settimane, ci sono timidi segnali di ripresa della domanda, ma serve cautela: «Bisogna capire se si tratta di un semplice restocking, ossia clienti che anticipano gli acquisti temendo rincari, o di ordini legati a un risveglio, seppur timido, dei consumi». Il maxipiano tedesco per investimenti in infrastrutture e difesa può aiutare, ma «prima di vederne gli effetti passerà molto tempo», sottolinea de Miranda. E sul fronte auto, «sembra che il nuovo governo Merz non sia così intenzionato a rivedere i target imposti dall’Ue sulle emissioni, che pesano sull’intero comparto».
Nonostante il contesto difficile, continuate a investire. Quali sono i progetti più importanti?
«A gennaio abbiamo avviato, seppur con qualche ritardo, il nuovo forno Eaf Consteel Tenova nel nostro stabilimento di Brescia – ricorda Marinoni Martin –. Un aggiornamento impiantistico strategico di cui siamo molto soddisfatti; non pensato per aumentare la produzione, ma per migliorarne l’efficienza e la qualità, riducendo in modo drastico i consumi energetici e le emissioni».
A febbraio è stata inoltre completata l’acquisizione dello storico sito ex Riv di Villar Perosa (Torino). «È una grande opportunità per rilanciare un impianto simbolo della componentistica italiana – spiega –. L’operazione rientra nella nostra strategia di verticalizzazione, ma senza entrare in competizione con i nostri clienti. È appena partito un importante piano di ristrutturazione degli impianti».
Siete presenti anche quest’anno a Made in Steel. Cosa rappresenta per voi questa manifestazione e che atmosfera state riscontrando?
«Il clima è straordinario», commenta Marinoni Martin. «Siamo molto soddisfatti – aggiunge de Miranda –. Made in Steel è sempre un’occasione preziosa per incontrare e conoscere clienti e fornitori e per condividere le sfide comuni. Inoltre, per noi è anche un bel momento di team building interno».
30 maggio 2025
Nuova edizione del siderweb TG. Credits: archivio siderweb; World Steel Association media library.
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