2 luglio 2024
Crollo diffuso della volatilità dei prezzi rispetto ai massimi del 2022. Questo il principale elemento emerso dalla lunga analisi dedicata al primo semestre dell’anno che Achille Fornasini (siderweb e StatLab Università degli Studi di Brescia) ha offerto in apertura del settimo appuntamento dell'anno con MERCATO & DINTORNI.
Fornasini ha avviato l’analisi fornendo un punto di vista macroeconomico, mostrando gli indici generali di materie prime ed energia.
L’indice generale sintetico delle materie prime ha visto una crescita che ha caratterizzato i primi quattro-cinque mesi dell’anno, con un incremento medio del 14% rispetto a inizio 2024, per poi avviare una flessione nell’ordine del 4% a fine giugno. Hanno spinto la risalita i metalli, in particolare preziosi e rame; risalita che però, anche in questo caso, è stata seguita da un -9% di assestamento.
Tra gli energetici, il petrolio si sta assestando. Il gas e il PUN, invece, dopo un raffreddamento tra gennaio e maggio rispettivamente del -22,6% e del -36,8%, ora stanno affrontando una fase rialzista con un +43,6% e +46,5%. Questo sta sicuramente pesando sui costi dei produttori siderurgici e dell’industria in generale. Un discorso che vale in particolare per l’Italia, che ha i costi energetici più cari dei competitor, con 61 dollari al megawattora di media.
Se sui tassi di interesse, secondo Fornasini, è ancora difficile fare previsioni, nonostante si speri che una discesa più decisa del costo del denaro possa rilanciare domanda e investimenti, la situazione dei noli resta particolarmente critica. «Dopo una fiammata di inizio anno del 194,4% legata all’avvio degli attacchi sulla rotta per Suez, avevamo assistito a un rifiato del 32% che si è già esaurito e ora il prezzo è risalito del 96,5%. Stiamo parlando di un costo di 7.300 dollari/Teu per la rotta Shanghai-Rotterdam, contro i 1.300-1.400 dollari/Teu di prima degli attacchi».
Entrando nello specifico dei prodotti siderurgici e partendo dalle materie prime dedicate al ciclo integrale, Fornasini ha rimarcato che la domanda e il prezzo del minerale di ferro sono destinati a contrarsi per effetto della scarsa richiesta cinese, come visto nella curva che ha mostrato un -29,8% di valore da inizio anno ad aprile, seguito da un recupero del 19,4% e poi da un ulteriore calo del 12,2%, fino agli attuali 102 dollari la tonnellata.
«Anche il carbon coke ha avuto una dinamica simile, anche se l’indice che evidenzia al meglio la tendenza è quello di carica per altoforno che ha visto nel 2024 avvicendarsi un -23,6%, un +13% e un -7%, che ha portato al minimo attuale e che lascia pensare ci sia spazio per un "rimbalzino", dato che, inoltre, il prezzo della ghisa è rimasto più alto di quello delle materie prime».
Questo ha influito soprattutto sui coils, che hanno visto gli indicatori Shanghai, Black Sea e Houston avere un andamento concordante, anche se a calare di più è stato il prezzo statunitense (-26% da inizio anno). Diverso il prezzo italiano che, dopo un +24% tra dicembre e marzo e un -15% tra aprile e maggio, ora viaggia in un corridoio laterale dovuto in generale a un crollo dell’87% della volatilità (rispetto ai massimi del 2022) che ha contagiato anche i prodotti derivati come le lamiere nere e zincate.
«Il rottame ha ridotto la volatilità dell’88% e ora i prezzi europei si stanno allineando a quelli turchi. Il tondo dopo un ultimo accenno di ripresa ha imboccato un corridoio laterale, mentre travi e laminati mercantili hanno fatto registrare il record del calo di volatilità, -91,8%, con il prezzo sceso di oltre il 46% rispetto all’ultimo massimo registrato a inizio 2022. In questo caso siamo arrivati a un “pavimento” oltre il quale sarà difficile andare» ha affermato Fornasini. In controtendenza, almeno in parte, la vergella, caratterizzata da una maggiore volatilità.
Davide Lorenzini
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