6 febbraio 2024 Translated by Deepl
Il 2023 è stato un anno complicato per la produzione italiana di prodotti piani. Un comparto influenzato in maniera decisiva dalle vicende dell’ex Ilva di Taranto, i cui cali produttivi hanno determinato la contrazione dei volumi a livello nazionale. Questo, in sintesi, quanto illustrato dal responsabile dell’Ufficio Studi siderweb, Stefano Ferrari, durante il webinar MERCATO & DINTORNI di questa mattina. Il suo intervento si è concentrato sull’analisi dei dati di output, import, export, andamento dei prezzi e prospettive per il settore dei prodotti piani.
OUTPUT – Lo scorso anno, come anticipato, è stato un anno piuttosto debole per il comparto. Come ha sottolineato il responsabile dell’Ufficio Studi siderweb, «la produzione italiana di acciaio è calata del 2,5% rispetto al 2022 e ha registrato una perdita di 3,5 milioni di tonnellate rispetto al 2021. Se confrontiamo questi dati con il 2020, il peggior anno dal 2009 in poi, c’è stato un recupero di solo 800mila tonnellate. Questo è indice di quanto le nostre acciaierie abbiano marciato sotto ritmo durante lo scorso anno. L’unico dato parzialmente positivo riguarda la seconda parte dell’anno, durante la quale c’è stata una marginale ripresa. Considerando che nel primo semestre il calo produttivo era attorno al 6,5%, sono stati proprio gli ultimi mesi a permettere alla siderurgia italiana di limitare i danni, riacquistando ben quattro punti percentuali».
Andando nel dettaglio dell’andamento dell’output di prodotti piani, proponendo un confronto con i lunghi, l’analista di siderweb ha sottolineato come «i due segmenti hanno registrato movimenti simili tra il 2014 e il 2018, quando l’andamento produttivo è stato abbastanza regolare, dopodiché si è aperta una forbice che è diventata molto ampia negli ultimi anni, con un gap che dal 2020 in poi è stato di circa 2,5 milioni di tonnellate a favore della produzione di lunghi». In particolare, il 2023 ha visto il nostro Paese produrre 9,545 milioni di tonnellate di piani, con un incremento di circa 70mila tonnellate rispetto al 2020. Tuttavia, «il settore è stato fortemente penalizzato dalle problematiche che hanno toccato l’ex Ilva, che lo hanno frenato su livelli produttivi molto bassi», ha evidenziato Ferrari.
IMPORT-EXPORT – Ferrari ha quindi preso in esame i numeri dei primi 10 mesi del 2023 e analizzato le importazioni italiane: «L’Italia ha importato 10,2 milioni di tonnellate di prodotti piani, in calo di circa 1 milione di tonnellate rispetto allo scorso anno, mentre sono state acquistate 2,3 milioni di tonnellate di lunghi, con un calo di 200mila tonnellate rispetto al 2022». Cali nell’import di piani che si sono concentrati soprattutto nel primo quadrimestre, con una perdita di 1,5 milioni di tonnellate rispetto ai primi 4 mesi del 2022, mentre ad ottobre c’è stato un forte recupero che ha consentito di arrivare a -1 milione di tonnellate nel confronto annuale.
Per quanto riguarda l’export nei primi dieci mesi del 2023, «le spedizioni di piani sono state di 5,123 milioni di tonnellate, con un aumento di 300mila tonnellate nel confronto annuale. E simili sono stati i volumi dei lunghi esportati: 5,174 milioni di tonnellate e con un calo di 200 mila tonnellate rispetto al 2022. Da questi dati vediamo come, nonostante un anno complicato sul versante interno, i piani siano riusciti a tenere su quello esterno».
PREZZI E PREVISIONI – Arrivando ai prezzi, i coils a caldo attualmente oscillano tra i 750 e gli 800 euro la tonnellata e «si trovano all’interno di una fase di crescita iniziata a settembre». Tuttavia, come ha sottolineato Ferrari, «se consideriamo il biennio 2019-2018, quando le quotazioni erano in media attorno ai 500 euro la tonnellata, i prezzi attuali sono 250 €/ton superiori alla media pre-Covid, anche se oggi sono lontani dai picchi del 2021 e 2022».
Infine, uno sguardo alle prospettive per il 2024: «Secondo i dati pubblicati da Fich Ratings, la domanda apparente a livello mondiale aumenterà tra i 20 e i 30 milioni di tonnellate rispetto al 2023. All’interno di un mondo che sale, trainato da un’India che per il quarto anno consecutivo dovrebbe registrare un incremento di domanda attorno al 10%, c'è una Cina che dovrebbe restare ancora in territorio negativo e un’Europa che dovrebbe risalire dopo due anni molto difficili», ha concluso il responsabile dell’Ufficio Studi siderweb.
Federico Fusca
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