6 dicembre 2022 Translated by Deepl
Il mercato dell’acciaio nazionale sembra essere sulla via della normalizzazione, ma la strada da fare è ancora lunga. Lo ha spiegato Stefano Ferrari, responsabile dell’Ufficio Studi siderweb, nel webinar MERCATO & DINTORNI, l’ultimo appuntamento dell’anno con l’analisi della congiuntura siderurgica proposta da siderweb.
Il valore medio del Carbon Steel Index nel 2020 è stato 86, nel 2021 162,7 e nel 2022, a oggi, 182,6. «Nel 2022 – ha spiegato Ferrari – i prezzi medi dell’acciaio sono stati del 12% più elevati rispetto al 2021. Il picco massimo si è toccato ad aprile con 243,8; da quel momento si è avuto un calo praticamente ininterrotto. L’ultima rilevazione del Carbon Steel Index, datata 29 novembre, lo dà a 138,8, il valore più basso da marzo 2021. Quindi siamo ancora su prezzi molto più elevati rispetto allo storico, ma i valori stanno scendendo».
Vediamo in che modo. Innanzitutto, il 2022 ha visto un “cambio di guardia” tra prodotti piani e lunghi: da gennaio ad agosto/settembre 2020 le due categorie hanno avuto un andamento abbastanza coerente; da fine 2020 a maggio 2022 è stata l’era dei piani. «Da maggio 2022 – ha spiegato Ferrari – c’è stato un cambio di paradigma, con un andamento comparativamente migliore per i lunghi, che hanno prima sorpassato poi ampliato il gap con i piani, portandolo a massimo di 38 punti di settembre 2022 e mantenendo il differenziale alto sino a oggi (32 punti)». Alcuni dei probabili motivi di questo cambiamento sono i costi dell’energia, il buon andamento dell’edilizia, un eccesso di acquisto dei piani a cavallo tra primo e secondo trimestre 2022.
Il minerale di ferro oggi si attesta su valori in linea con il 2020 (circa 100 dollari/ton), lontano dai picchi di metà 2021. «Ora c’è un piccolo incremento dei prezzi, nell’ordine dei 10 dollari/ton. Sarà da verificare – secondo Ferrari – se è un rimbalzo o un segnale che la Cina sta facendo meglio».
Il prezzo dei coils a caldo oggi (600-650 euro/ton) è elevato rispetto alla media storica (dal 2010 al 2021 i prezzi non sono mai saliti oltre 630-640 euro/t), ma la differenza è relativamente contenuta (entro i 50-100 euro/t) e le quotazioni sono in calo. Resta alto il differenziale con le lamiere da treno (circa 298 euro/ton).
Quanto ai lunghi, il tondo per cemento armato, dopo il boom della primavera 2022, resta sopra i livelli del 2021 intorno a 530-550 euro/ton. Il prezzo medio dell’anno è 675 euro/ton (143 euro/ton nel 2020 e 422 nel 2021).
Da registrare un possibile cambio di paradigma nel rapporto tra prezzo del rottame e prezzo del tondo. «La media storica del differenziale negli anni precedenti al 2020 è di 150-200 euro/ton. Oggi siamo a 537 euro/ton, con un picco di 670 euro/ton a maggio – ha ricostruito Ferrari –. Siamo ancora lontanissimi dalla media storica. Nel 2021 e 2022 abbiamo visto una crisi dell’offerta e un boom domanda, insieme a una sempre maggiore influenza del costo dell’energia per i forni elettrici. Oggi, inoltre, il prezzo del rottame è depresso perché la produzione è bassa, anche se in prospettiva è destinato ad aumentare. Insomma, il costo della materia prima pare non essere più così significativo nella determinazione del prezzo dei finiti».
Nell’inox, lo Stainless Steel Index di siderweb è tornato sul livello di luglio 2021, ancora molto elevato. «C’è però un problema alla distribuzione, che nei mesi scorsi ha effettuato acquisti di grandi partite a prezzi alti e ora sta vendendo con una redditività negativa. Forse – ha ipotizzato Ferrari – ci potrebbe essere un’inversione tendenza nel primo trimestre 2023, quando le scorte cominceranno a esaurirsi e le vendite a ripartire per i riordini».
Infine sugli acciai speciali, i prezzi sono ancora vicini ai massimi.
«Il 2021 e il 2022 sono stati anni straordinari, per motivi esogeni al mercato – ha concluso Ferrari –. Il 2021 è stato l’anno dei coils, i cui prezzi hanno raggiunto livelli fuori scala. Il 2022 ha avuto come protagonisti del mercato i prodotti lunghi. I due comparti ora stanno tornando alla normalità: la strada è ancora lunga, ma le anomalie sono state in gran parte riassorbite nel secondo semestre dell’anno. Il punto di partenza del 2023 sarà più vicino alla realtà storica di mercato rispetto a quanto abbiamo visto negli ultimi due anni».
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