20 luglio 2022
Si è chiuso con due domande al parlamento l'atteso intervento al Senato del premier Mario Draghi relativo alla crisi di governo conclamatasi la scorsa settimana con il mancato voto di fiducia del Movimento 5 Stelle all’esecutivo.
«Siete pronti a ricostruire il patto di legislatura? Siete pronti a confermare sforzo primi mesi di lavoro? La risposta non la dovete dare a me, ma agli italiani» ha concluso Draghi.
Domande però che nel momento stesso in cui sono state formulate hanno scatenato un sensibile mormorio nella sala.
Draghi ha elencato sia i risultati dal lavoro fatto, come i 67 miliardi di euro del PNRR già ottenuti, sia gli interventi ancora da concludere, attribuendo agli stessi parlamentari i successi raggiunti dallo scorso febbraio ad oggi, compresi i 33 miliardi di euro stanziati a favore di cittadini ed imprese per contrastare il rialzo di energia ed inflazione.
Il premier ha ribadito che non votare la fiducia a un governo di cui si fa parte è un fatto che non è possibile ignorare, contenere o minimizzare. Pertanto, o il patto di governo viene ricostruito oppure l'esperienza è destinata a chiudersi.
Una chiusura che però lascerebbe nell’incertezza le tante riforme e provvedimenti ancora da finalizzare, primi fra tutti la legge di bilancio e il provvedimento con ulteriori sostegni ai cittadini che doveva andare in approvazione entro il mese di agosto
Nel corso dell’intervento sono state numerose le occasioni di applauso e allo stesso tempo la necessità di riportare l’ordine in aula con il suono del campanello. Dal canto suo Draghi non ha risparmiato nessuno, nel far presente i temi di fibrillazione che hanno portato a "sfaldarsi" nel corso dei mesi la solidità della maggioranza, non solo per gli ultimatum pentastellati ma anche per quelli leghisti o del Partito Democratico, in un clima forse più elettorale che non governativo.
Le consultazioni ora riprenderanno alle 11 ed entro stasera si riuscirà a sapere se effettivamente ci sarà un nuovo patto di governo per la manciata di mesi che mancano alla fine naturale della legislatura, oppure se la crisi verrà confermata e il voto anticipato sarà l'unica opzione sul tavolo.
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