27 giugno 2022
DÜSSELDORF - Fondamentali solidi e ripresa imminente. Sono queste le convinzioni sul mercato di Antonio Marcegaglia presidente e ceo dell'omonimo gruppo siderurgico italiano. Convinzioni, raccolte nel corso del Tube di Düsseldorf, date anche dalla strategia messa in campo da diversi player Ue di ridurre l'offerta per frenare la discesa e riequilibrare il mercato. Una tendenza che in Italia potrebbe tradursi in un allungamento delle fermate estive.
Dottor Marcegaglia, come sta andando la fiera, il trend di flessione di mercato si fa sentire?
La fiera è sempre un'occasione importante e particolarmente sentita in questo periodo dopo quattro anni di continui rinvii della manifestazione. È sicuramente un punto di incontro interessante in questa situazione di mercato complessa per potersi scambiare idee sensazioni sui trend. I feeling che ho raccolto sono per ora misti. C'è sicuramente una buona dose di operatori che paiono orientati alla cautela ad acquisti contenuti, ma c'è anche chi sulla base della razionalità e dell'analisi dei fondamentali immagina una ripresa imminente. Personalmente vedo una richiesta messa in pausa ma non cancellata e questo porta ad aspettarsi che a breve gli acquisti riprenderanno dal momento che ci stiamo avvicinando al punto di bottom. Inoltre, la mancanza di domanda apparente fa sembrare inferiore anche la richiesta reale. Il raggiungimento del fondo ed una ripresa dei prezzi che probabilmente sarà più graduale rispetto a quello che abbiamo visto nel recente passato potrebbe rivitalizzare proprio la richiesta apparente riequilibrandola con quella reale. La mia analisi è che l'economia può beneficiare ancora di un'onda lunga dei pacchetti di stimolo e della liquidità presente nel sistema. Certo, oggi costa leggermente in più rispetto al passato, ma restiamo su livelli di tasso più che positivi. Quest'onda di stimoli non può essersi già esaurita, pertanto resto positivo sulla domanda anche se dopo lo scoppio del conflitto probabilmente non sarà così buona come nelle attese di inizio anno.
In fiera uno degli argomenti più gettonati sono state le potenziali problematiche per la riduzione delle forniture gas, c'è da preoccuparsi?
Prima di rispondere su questo tema vorrei fare ancora due puntualizzazioni sul mercato. Come ho già sottolineato, condivido l'opinione generale sulla buona impostazione dei fondamentali di mercato. E credo che lo shock dei prezzi prima in salita e ora in discesa una volta rientrato possa generare una relativa tranquillità; ciò tenuto anche conto che i costi relativi alla produzione di acciaio, minerale e coaking coal, i costi di trasporto e le variabili inflattive in corso creeranno una barriera alla riduzione del prezzo. Senza contare che l'industria ha già nel recente passato dimostrato di essere in grado di adeguare la produzione alle richieste di mercato. In quest'ottica come Marcegaglia stiamo pensando di allungare le ferie estive, in particolare sulle zincature, piuttosto che forzare o accettare prezzi non realistici. Faremo ricorso ad agosto e in parte a luglio alle ferie arretrate per allungare il fermo produttivo.
Allo stesso modo condivido che il tema del gas senza dubbio resta la preoccupazione maggiore. È chiaro che una drastica riduzione nelle forniture gas, che quantifico in oltre il 50%, avrebbe un impatto dirompente su tutta la produzione industriale del Paese, non solo sui cicli siderurgici. Senza pensare a cosa potrebbe succedere alla domanda di tutta la manifattura italiana e tedesca. Gli ultimi dati sono di stoccaggi al 60% in Germania e al 55% in Italia con l’obiettivo minimo di arrivare all’80% entro l’inverno; questo porta ad acquisti di gas anche a questi prezzi, una scelta che comunque è meno impattante di un rischio recessione che si potrebbe verificare in caso di razionamento. Ritengo comunque che il motore dell’economia mondiale restino l'Asia e la Cina. Quest'ultima in particolare è un'economia di trasformazione ed è la più grande importatrice di materie prime anche energetiche. Pertanto, un eventuale shock sui prezzi potrebbe avere un impatto politico anche in Cina, una ragione in più per sperare che questa potenza internazionale spinga verso una situazione negoziale per la risoluzione del conflitto. Penso comunque che la questione energetica vista la sua importanza sarà sicuramente affrontata e pilotata anche nel caso in cui il conflitto tenda a prolungarsi.
Una delle parole più usate in questa edizione del Tube è "green". Ritiene che i clienti accetteranno un acciaio più verde ma anche più caro?
Sicuramente oggi si è un po' meno parlato di green visto l'impatto anche emotivo del conflitto e della crisi energetica ad esso legata. Non c'è dubbio che quello sulla sostenibilità sia un percorso irreversibile e interiorizzato per l'industria siderurgica. Il rischio che però l'Europa non può permettersi di correre è quello di fare una corsa isolata su questi aspetti oltre a valutare con obiettività anche la sostenibilità economica del proprio sistema industriale. Il trend non è comunque in discussione e probabilmente ci sono settori che prima di altri si sono strutturati per armonizzarsi al cambiamento. L'acciaio forse è uno di questi e anche come Marcegaglia abbiamo diversi progetti che si muovono su questo filone. Io in questo percorso intravedo una crescita, una gradualità e anche delle nicchie di materiale certificato green che in una prima fase chiederà un premio ai clienti che devono essere pronti a pagare. Non è in discussione il se, ma quindi come e con che tempi.
Siete uno dei gruppi più attivi sul fronte investimenti e acquisizioni, dobbiamo aspettarci qualcosa breve?
Abbiamo annunciato come sapete un piano da 1 miliardo di investimenti in cinque anni fatto dalla combinazione di interventi interni su efficientamento, qualità e sostenibilità e di acquisizioni in una strategia di multi-opzionalità. Ci sono diversi dossier aperti e su alcuni a breve potremo dare indicazioni. L'idea è di avere sia investimenti più significativi sia anche operazioni minori da completare per migliorare le sinergie tra le varie realtà del gruppo. Inoltre, puntiamo a far crescere il portafoglio in maniera bilanciata, con i tubi che cresceranno più dei piani ad esempio; gli speciali che cresceranno più del carbonio con una particolare attenzione al di fuori dei confini nazionali.Il focus resta ben puntato sull’Europa. La Tunisia è un esempio di questa strategia. L'operazione sta andando bene, abbiamo lanciato già un progetto di investimenti da una decina di milioni che sono in fase di realizzazione. Abbiamo già avuto un primo incremento produttivo e pertanto credo che entro un anno, un anno e mezzo dovremmo essere a regime con l'obiettivo di 40mila tonnellate al mese secondo le nostre stime.
Può darci qualche flash sui risultati della prima parte del 2022?
Nel primo quadrimestre abbiamo fatto volumi in linea con il 2021 (-1%) anche se con un mix diverso, con un po' meno di inox. Volumi leggermente inferiori ma su cui vi è stato un incremento del prezzo medio per la Steel Italia che si è quindi tradotto in poco più di tre miliardi di euro di fatturato contro i due miliardi del 2021. Non credo che questo trend potrà essere mantenuto fino a fine anno, anche alla luce della battuta d’arresto di questi mesi, ma credo che il 2022 sarà complessivamente positivo. Ci stiamo comunque preparando per un terzo trimestre complicato viste le premesse.
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