7 giugno 2022 Translated by Deepl
La richiesta di quotazioni di prodotti siderurgici per l’edilizia è in «stagnazione, per l’eccessiva onerosità di realizzazione delle opere oggetto di contratto o di appalto, che nei semestri precedenti è diventata insostenibile. È in atto un processo di richiesta dei nostri clienti ai loro committenti di una revisione dei prezzi, o di una rescissione dei contratti invocando la clausola di eccessiva onerosità della prestazione». E di clienti Manni Group ne serve quasi 5mila, tra Italia ed Europa. Uno stallo, generato dall’impennata dei prezzi dei mesi scorsi, che il presidente Francesco Manni ha descritto nel webinar MERCATO & DINTORNI che si è tenuto questa mattina.
«Credo che il trend resterà difficile per quel che riguarda l’intreccio tra domanda reale e andamento dei prezzi – ha aggiunto -. È molto probabile che settembre possa rappresentare uno spartiacque, o una discontinuità. Ma il grado di previsione oggi è molto approssimativo. Certo non c’è dubbio che la tendenza attuale sia destinata a durare per le prossime 3-4 settimane».
Il primo trimestre dell’anno e la prima metà di aprile sono stati positivi, grazie all’ulteriore incremento dei prezzi, ha spiegato Manni, che «ha consentito alla distribuzione e ai centri servizi di poter avere una visuale agevolata dal punto di vista del ribaltamento di questi prezzi valle». Dalla seconda metà di aprile lo scenario è stato diametralmente opposto: «Uno stop della domanda e di conseguenza una erosione dei prezzi direi conclamata». In questo scenario, la guerra in Ucraina si è fatta sentire, «per quanto riguarda i grandi investitori, con una forte apprensione per la possibilità di reperire materia prima e con la consapevolezza che l’assenza di un forte produttore siderurgico ha determinato tensione sui prezzi. La ricaduta sul mercato a valle è stata di incertezza e preoccupazione, di timore per queste condizioni economiche quasi insostenibili. Ne ne è derivata una “pausa tecnica” di riflessione». In Russia, nel frattempo, dove Manni opera con Isopan Rus, si è in una fase di blocco quasi totale. «Il costo del denaro sul mercato russo per un investitore oscilla tra il 25% e il 50%, per cui è difficile per chiunque immaginare di investire in nuovi capannoni e attività industriali – ha spiegato Manni -. Stiamo aspettando di capire se ci saranno spiragli, mentre il governo è piuttosto inattivo quanto a volontà di iniettare risorse: tutto è concentrato sullo sforzo militare e finanziario a protezione della moneta locale. Tra gli industriali c’è malumore, perché si attendono aiuti che lo Stato finora ha vagamente promesso».
Quanto alle prospettive di lungo termine, secondo Francesco Manni il settore della distribuzione dovrebbe evolvere in due direzioni: «Un profondo processo di informatizzazione di tutte le procedure. È difficile immaginare l’avvento sul mercato di tecnologie di movimentazione, stoccaggio e lavorazione che possano essere stravolgenti rispetto all’attuale. L’ultima vera rivoluzione è stata l’avvento del laser, che ha reso i tubi molto più facilmente utilizzabili da parte dei costruttori e ha determinato un aumento del loro consumo rispetto a profili aperti, travi e laminati mercantili». Distribuzione che è ancora «in una fase primitiva dell’informatizzazione, che potrebbe quindi consentire passi in avanti rilevanti».
Altro tema da affrontare «il cronico disordine che regna sul mercato italiano, dove c’è una frammentazione eccessiva degli operatori. Tra l’altro – ha aggiunto – una caratteristica tipica del mercato italiano sono i gruppi d’acquisto, la cui presenza è distorcente delle dinamiche dei prezzi. Sono legittimi, ma è auspicabile che avessero una propria personalità giuridica e la capacità di essere soggetti meritevoli o meno di affidamento bancario, come avviene all’estero».
E anche sull’informatizzazione Manni Group sta investendo, con un programma «massiccio, cui abbiamo dato corso già dal precedente esercizio, che ha anche l’obiettivo di rinnovare tutto il parco macchine, nell’ambito legge sul 4.0. Gli impianti per la lavorazione, la movimentazione e lo stoccaggio sono tutti interconnessi, e non può essere diversamente».
Il Gruppo veronese ha, inoltre, sul tavolo due dossier di acquisizione di altrettanti operatori del settore. «Uno è specializzato nei prodotti lunghi, l’altro nei piani – ha anticipato Manni -. Lo stato delle trattative è molto avanzato. È la prova che nel mondo della distribuzione l’unico scenario possibile di ampliamento della propria attività è in senso orizzontale. Sia a monte che a valle ci è preclusa la possibilità di verticalizzazioni».
Il 2021, infine, è stato un anno record per Manni Group: il fatturato consolidato è balzato a 810 milioni di euro, dai 500 dell’anno prima. L’Ebitda è stato di 54 milioni di euro. «È incoraggiante – ha detto il presidente – tenuto conto della modesta profittabilità del settore della distribuzione, come evidenziato dall’andamento dei bilanci degli ultimi 15 anni». Il 2022 «è tutto ancora da scrivere. Finora il suo andamento è simile alle montagne russe. Molto dipenderà da come si evolverà la crisi russo-ucraina».
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