17 novembre 2021 Translated by Deepl
Tre giorni. Venti convegni. Oltre 100 speaker. Più di 600mila spettatori per 1,5 milioni di visualizzazioni.
Per capire quanto il bilancio di Futura Open Talks sia positivo forse potrebbero bastare questi numeri, è però altrettanto vero che i numeri non raccontano tutto.
siderweb ha quindi chiesto a Ludovico Monforte, Project Manager Futura (nell'immagine in basso) di fare un racconto di quanto andato in scena dal 4 al 6 novembre dal punto di vista qualitativo, lungo le direttrici che il presidente della Camera di Commercio bresciana Roberto Saccone aveva descritto poco prima del taglio del nastro.
«Sono stati tre giorni particolarmente intensi – spiega Monforte -. Il primo obiettivo che ci eravamo prefissi era che il marchio Futura diventasse ben riconoscibile sia a livello locale che nazionale e che fosse immediatamente associabile ai concetti di innovazione e sostenibilità. A questo si è aggiunta anche la partecipazione, con addirittura diverse imprese che avrebbero voluto dibattiti più lunghi. Ciò che ha funzionato particolarmente bene in questa prima fase è anche stata la condivisione delle problematiche che ha portato le aziende a sentirsi meno “sole” di fronte alla rivoluzione che stiamo vivendo».
Una rivoluzione che secondo Monforte ha avuto un’accelerazione quasi ventennale dovuta sia alla crisi pandemica che alla maturazione legata alla manifestazione dei cambiamenti climatici ormai innegabili
«Ci si è accorti che il tempo è scaduto e allo stesso tempo si è maturata la convinzione che l’unica cosa da non fare è quella di restare fermi. Chi ha questa consapevolezza si è già messo in moto per cogliere appieno tutte le opportunità che questa fase di transizione e cambiamento sta creando. Siamo di fronte sì ad una ripartenza, ma che si basa su princìpi ben diversi rispetto al passato. Oggi la sostenibilità è diventata un discriminante sulla base del quale i consumatori e i clienti operano le scelte. E questa tendenza è emersa trasversalmente nei convegni che hanno animato gli Open Talks».
Un ulteriore elemento cardine che il dibattito ha permesso di far emergere è quello legato agli ostacoli burocratici. Ostacoli che potrebbero essere eliminati applicando con buonsenso il quadro normativo vigente, senza aggiungere leggi a quanto già in vigore.
«In questa direzione va la richiesta di stabilità emersa da molte imprese decise a intraprendere in maniera decisa e spedita il percorso della sostenibilità. Imprese che ci prefiguriamo di aiutare con Futura Expo in programma tra maggio e giugno del 2022. I lavori sono già in una fase avanzata ed anche le linee guida sono ben delineate. Da un lato si vuole dare spazio ai frontrunner, agli apripista, che hanno fatto della sostenibilità un caposaldo del proprio modo di fare impresa. Oltre a questa “vetrina” vorremmo affiancare un “laboratorio” di convegni in cui si possano creare contatti utili e un network capace di far crescere l’intero sistema industriale, senza tralasciare le criticità a cui vorremmo si riuscissero a valutare soluzioni comuni. L’idea sarebbe quella di arrivare, al termine, a produrre un documento condiviso con dei princìpi e iniziative misurabili nel tempo, che permettano di avviare un percorso di crescita a cui le imprese possono liberamente aderire, con l’idea che l’intero territorio si metta a remare nella medesima direzione. Vogliamo essere promotori di uno switch mentale che possa tradursi in cambiamenti concreti sia da parte degli imprenditori che della società civile che fa parte delle imprese».
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