31 marzo 2021
Se lo ha fatto, con successo, voestalpine in Texas, perché l’Italia non dovrebbe farlo in Iran? È l’italiana Irasco, società genovese di forniture industriali e di commercio prodotti siderurgici, a lanciare la proposta: costruire, con risorse economiche e tecnologia italiane, impianti di produzione di DRI e HBI in Iran, dove è disponibile gas naturale a basso costo, per poi importare la materia prima in Italia perché alimenti le acciaierie del Paese, ex Ilva compresa se l’annunciata riconversione all’elettrosiderurgia andrà a buon fine. «Credo sia fattibile e siamo pronti a collaborare, pensiamo si possa coinvestire – spiega l’amministratore delegato di Irasco, Mohammad Reza Nikousokhan -. Abbiamo presentato una proposta all’ex Ilva, a Invitalia, all’ambasciatore italiano in Iran e all’ambasciatore iraniano in Italia».
Una proposta che ha trovato radici nel decennale rapporto di scambi commerciali che lega l’Iran con Irasco, che l’ha vista negli anni fornire al Paese mediorientale impianti siderurgici per centinaia di milioni di euro grazie alla collaborazione con i principali impiantisti nazionali, ma anche tecnologia per la metallurgia in generale, l’industria mineraria e l’oil & gas. «In qualche modo, l’acciaio iraniano è made in Italy. Come noto, gli italiani hanno avuto un ruolo fondamentale per sviluppare la produzione di acciaio in Iran – dice Nikousokhan -. L’Italsider ha anche formato il personale del maggior centro siderurgico dell’Iran. Ora è il momento in cui noi dobbiamo aiutare Ilva. E il più grande vantaggio competitivo della siderurgia iraniana è il DRI: con 28 milioni di tonnellate l’anno, ne è il principale produttore mondiale con gas naturale».
Ma l’attività di Irasco, partecipata al 51% dalla tedesca Ascotec Holding appartenente al gruppo Imidro (Iranian Mines & Mining Industries Development & Renovation Organization), non si limita all’Iran e neppure alla fornitura di impianti e tecnologia. L’azienda opera anche nei Paesi Mena e della Csi e si occupa anche di import-export di prodotti siderurgici e materie prime da e per l’Italia.
Ed è proprio in questa duplice veste che Irasco tornerà come espositore a Made in Steel, a ottobre a fieramilano Rho: «Dopo 27 anni di lavoro nel campo dell’acciaio e dell’industria mineraria, posso dire che Made in Steel sia una manifestazione molto importante, non solo in Italia ma anche in tutta Europa – dice Nikousokhan -. L’evento sarà estremamente interessante, visto che il mondo arriva da più di un anno di isolamento, senza appuntamenti faccia a faccia. Avremo l’opportunità di incontrare e trovare clienti, e anche per espandere il nostro mercato».
Tra i progetti c’è quello di avviare la costruzione di impianti siderurgici nell’area dei Paesi Mena e della Csi. «Con il finanziamento italiano e la copertura di Sace, e con la collaborazione di Danieli, SMS Innse e gli altri principali impiantisti, credo sia un’opportunità concreta. Siamo anche pensando – aggiunge Nikousokhan – al trasferimento di conoscenze, anche sotto forma di collaborazione con le università». Forti di un 2020 che è andato meglio di quanto ci si attendeva: «Pensavamo sarebbe crollato vista la situazione di crisi, invece abbiamo avuto un piccolo incremento di fatturato – spiega Nikousokhan -. E il 2021, soprattutto se saranno sollevate le sanzioni, aprirà la strada a moltissime occasioni di espansione in Iran: tante imprese sono pronte a potenziare le proprie attività dopo la crisi. Il 2022 poi sarà un anno di ulteriore ripresa. Siamo pronti a supportare investimenti italiani su suolo iraniano, e viceversa».
D’altronde nel 2020 l’Iran, in un contesto mondiale di generale rallentamento (Cina esclusa), ha aumentato la propria produzione siderurgica del 13,4% secondo la World Steel Association, arrivando a 29 milioni di tonnellate. Anche l’export è in crescita da almeno un biennio.
«Siamo convinti possano esserci molte sinergie tra l’acciaio iraniano e italiano, ma anche europeo. Nonostante l’industria siderurgica iraniana abbia aumentato l’output e la gamma prodotti, i piani di espansione hanno subito uno stop perché il financing non era possibile. Ora se si alleggerirà il peso delle sanzioni, cosa che credo sia la via naturale vista la linea della presidenza Biden, e si sbloccasse il financing, potranno partire piani di crescita del valore di miliardi di euro – assicura Nikousokhan -. Abbiamo in mano molti progetti da proporre ai fornitori di tecnologia e impianti che sono interessati».
Elisa Bonomelli
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