9 marzo 2021
Lo dicono le parole che oggi vengono usate per denotare e connotare la sostenibilità: non è un principio che interessa solo la comunicazione aziendale, ma è entrata nella strategia aziendale perché genera valore. E come questo valore possa essere misurato è al centro di un complesso processo di definizione.
siderweb ne ha parlato nel webinar “Sostenibilità: gli strumenti che la misurano e i modi per comunicarla” che si è tenuto questa mattina.
«La sostenibilità non è più soltanto ambientale. Fino a ieri le parole per raccontarla erano connesse con la priorità data alla riduzione degli impatti delle attività produttive sull’ambiente e sui benefici rispetto alla società e all’economia – ha spiegato Maria Luisa Venuta, Sustainability Project Manager di ARBalzan Start up Innovativa -. Oggi e nel prossimo futuro la sostenibilità è un fattore strategico per le aziende, a partire dal settore siderurgico: è finanza, gestione di sistema, certificazione e linee guida, engagement della comunità, mercato glocal, comunicazione trasparente».
E il vero imprenditore sostenibile non è più il “normativo”, cioè chi si limita a rispettare la legge; è il “proattivo visionario”, che tratta la sostenibilità quale elemento cardine della propria azienda. E per fare ciò serve che essa sia certificabile e certificata, con diversi strumenti: «L’AFNOR-XP X30-901 – ha esemplificato Venuta -, uno standard specifico per definire i criteri della gestione circolare di un’azienda; i criteri ESG (Environmental Social Governance) e l’ESG Rating. E poi il bilancio di sostenibilità, elaborato sulla base di standard internazionali, come quelli emessi dall’organismo internazionale no profit del Global Reporting Initiative».
Certo quello della sostenibilità non è un paramento semplice da misurare. Il perché lo ha spiegato Sergio Vergalli, professore ordinario dell’Università degli Studi di Brescia e presidente dell’IAERE (Italian Association of Environmental and Resource Economists): essa rientra infatti tra le «esternalità, quegli effetti, positivi e negativi, generati in fase di produzione che non sono quantificabili dal punto di vista del mercato. E che il prezzo finale di quanto prodotto dovrebbe includere».
È un problema di metodo e, includendo il fattore tempo, di dinamica. Ma, quando si parla di economia circolare, esistono degli indicatori in grado di calcolarne il valore economico generato. Ad esempio quelli di Eurostat e del World Business Council for Sustainable Development; il Material Circularity Indicator; il Circular Index dell’Enel. Anche la classica analisi costi benefici si presta a misurare la sostenibilità, lavorando sull’intera supply chain, includendo analisi finanziaria (redditività del progetto e sua sostenibilità finanziaria), analisi economica (contributo del progetto al benessere sociale) e valutazione dei rischi.
«Con il Gruppo Feralpi – ha concluso il prof. Vergalli – l’Università degli Studi di Brescia sta lavorando al progetto “Valore condiviso”, per l’individuazione di una metodologia innovativa e scientifica per la misurazione del valore che il modello di business circolare genera sul territorio», concentrandosi in particolare sul progetto “Green stone” del gruppo siderurgico (trasformazione della scoria nera da rifiuto a sottoprodotto Green Stone 2+).
14 febbraio 2025
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