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Assofermet: «Il 2020 è stato un incubo»

Riccardo Benso: «La speranza è che si possano ripristinare le condizioni per un mercato più libero e aperto»

Un’analisi lucida della situazione della filiera siderurgica, quella che il presidente di Assofermet Riccardo Benso fa con siderweb e che, partendo dal giudizio sull’anno che si sta chiudendo, prova a dettare l’agenda per l’immediato ed il più lontano futuro del settore. Con l’attenzione sempre alta sui temi che stanno più a cuore all’associazione.

Presidente Benso, se le chiedo di descrivere il 2020 con una parola e poi di motivare questa scelta con qualche riflessione, quale parola sceglierebbe?

Un incubo. Proprio come i peggiori incubi, è arrivato all’improvviso cogliendoci di sorpresa e facendosi spazio tra le nostre debolezze rappresentate spesso da inefficienze, sottovalutazioni e incapacità organizzative. Per fortuna alcuni anelli del Sistema Paese hanno retto bene e, superato lo shock iniziale, si è potuto reagire e contrastare questo nemico invisibile. Il costo sociale ed economico è stato davvero alto e solo ora, grazie alle speranze riposte nell’arrivo dei vaccini, intravediamo quantomeno la via d’uscita, anche se la strada appare ancora lunga e piena di insidie prima del traguardo. Le attività manifatturiere del Paese sono state duramente colpite nella prima ondata ma hanno potuto reggere all’impatto della seconda, ancora in atto, distinguendosi, per fortuna, dalle altre realtà economiche che hanno subito impatti più importanti e chiusure più lunghe. Sto pensando a tutto il mondo dei servizi, del turismo e dei trasporti, solo per citarne alcuni. Dobbiamo augurarci che le Istituzioni sappiano cogliere l’opportunità che si trovano di fronte per cambiare una volta per tutte il Paese, riformandolo ed investendo in modo intelligente, anche grazie al Recovery Fund e a tutto quello che è stato messo in campo in questi mesi da un’Europa che ha cominciato a battere qualche colpo.

È d’accordo con chi ha detto che, oltre ai fin troppo evidenti effetti negativi, la pandemia ha avuto anche qualche ricaduta positiva, soprattutto in relazione ai modi di lavorare delle imprese e delle associazioni?

Come spesso la storia insegna, sono proprio le più grandi tragedie a dare la sveglia ed innescare percorsi di crescita virtuosi e proficui. Se da questa terribile esperienza la collettività saprà trarre spunto lo sapremo presto! Restando in Europa, vedremo presto se prevarranno i soliti egoismi o se prenderà forma un progetto condiviso che sul medio termine consentirà di riagganciarci alla crescita e di porre le basi per un percorso di grandi riforme che cambino forma al Progetto Politico nato ormai nel lontano 1957 proprio a Roma, con l’istituzione della Cee. I positivi risultati ottenuti da imprese e associazioni sono solo il preludio dello sforzo corale che dovrà esser fatto nei prossimi mesi per dare il via a questa nuova stagione riformatrice.

Quale platea di imprese si trova a coordinare, come presidente, in questa fase controversa? Quali sono i sentimenti dominanti che registra?

In qualità di presidente di Assofermet la platea dei miei associati si inserisce perfettamente nel comparto manifatturiero di cui abbiamo accennato sopra. Queste imprese operano nel campo del commercio, della distribuzione e della trasformazione dei prodotti siderurgici, dei commercianti in metalli non ferrosi, dei commercianti in rottami ferrosi e delle imprese di distribuzione della ferramenta, e ben rappresentano gli interessi economici e le speranze del Paese. Credo che, sotto il profilo dei sentimenti provati dai nostri imprenditori, la paura abbia lasciato spazio abbastanza rapidamente alla volontà di reagire e di sfidare un destino che sembrava accanirsi su di un sistema economico già in parte compromesso da anni di stagnazione e mal governo.

E come imprenditore, invece, quale insegnamento ha tratto da questo anno di difficoltà?

Che non bisogna mai darsi per vinti e pensare di aver previsto tutto; mi spiego meglio: all’indomani del primo lockdown in molti sono stati travolti dallo sconforto e dalle preoccupazioni che una situazione così inaspettata e totalmente nuova ha evidentemente indotto in ognuno di noi, e si sono in parte convinti di non riuscire a sopportare una fase come quella che poi ci avrebbe travolti per quasi due mesi. La prima reazione è stata quindi quella di analizzare la situazione in modo emotivo, e solo successivamente abbiamo iniziato a capire che il nostro tessuto industriale manifatturiero era più resistente ed attrezzato di quanto potessimo immaginare. Si è saputo reagire grazie alla capacità di mettersi in gioco e affrontare una sfida per molti versi non solo nuova, ma anche imprevedibile ed insidiosa. Questi passaggi ci stanno, poco alla volta, rafforzando e conferendo la consapevolezza di appartenere ad un “corpo” resiliente, nonostante le complicazioni, frutto di un sistema allergico alle riforme organiche, che siamo tenuti ad affrontare ogni giorno. La capacità di molti clienti di competere sui mercati globali proponendo prodotti finiti di altissimo livello ha sicuramente aiutato, e l’export è stato un driver davvero importante per poter affrontare la crisi e venirne fuori, seppur ammaccati. Questo dovrebbe far riflettere tutti gli attori della filiera e indurre in chi oggi pensa di proteggere sé stesso, dimenticandosi spesso dei propri “compagni di viaggio”, ad essere più attento nel non penalizzare parti importanti della filiera stessa, fondamentali proprio per consentire che funzioni in modo efficace e generi nel medio termine sviluppo e crescita per tutti.

Come si sta organizzando, o riorganizzando, Assofermet per farsi trovare pronta quando il periodo più buio sarà definitivamente alle spalle?

L’attività in remoto ha caratterizzato molto delle nostre iniziative nel corso di quest’anno, consentendoci di restare accanto ai nostri associati e continuare a conferire i servizi che ci contraddistinguono. Anche in questo caso, il risultato è stato migliore delle aspettative iniziali e la squadra ha saputo non solo reggere, ma ha anche impostato una serie di attività di riforma sia organizzativa che tecnologica che nei prossimi anni potrà dare i risultati sperati, con un ritorno importante per tutti noi associati. Ci vorrebbe un’intervista a parte per poter descrivere, entrando nei dettagli, tutte le iniziative svolte a tutela degli associati.

In occasione di “Bilanci d’Acciaio” lei ha proposto un approccio nuovo alla community dell’acciaio: “Lanciare il cuore e la mente oltre le nostre confort zone per rivitalizzare il mercato”. Ha avuto riscontri? E, nel caso, di che tipo?

Qualche manifestazione di interesse è arrivata, ma è davvero presto per dire se ci consentirà di istituire una fase progettuale nella quale essere tutti coinvolti. Nei prossimi mesi saremo chiamati tutti a dare un contributo facendo appello al nostro senso di responsabilità e visione, a cominciare dall’approccio che manifesteremo, ognuno per parte propria, su temi come le Misure di Salvaguardia e i dazi, che siano in scadenza o in avvio. Quello sarà il campo da gioco e vedremo chi saprà giocare in modo “fair” e chi invece vorrà insistere nello spaventare il legislatore e le collettività, paventando pericoli davvero trascurabili. I mercati chiusi e un eccesso di protezioni per chi sta a monte della Filiera siderurgica di sicuro non aiuteranno a diventare più forti e a fare le giuste riforme del modello economico, necessarie per agganciarci ai mercati globali che stanno reagendo in modo robusto un po’ ovunque. Dobbiamo avere più coraggio e saper anche affrontare le sfide future senza chiedere sempre protezione al legislatore, dimenticando spesso che le filiere sono per definizione un insieme articolato di attività che portano alla fornitura di un prodotto finito. Intervenire in modo non armonico solo su alcuni anelli, dimenticandosi tutti gli altri, non solo non porta sul lungo periodo risultati positivi alla filiera, ma rischia di aggravarne le criticità.

La posizione di Assofermet nei confronti della normativa di Salvaguardia è ben nota. Lei ha chiesto “un’interlocuzione franca e sincera con gli amici produttori”: crede che il 2021 possa portare qualche novità?

La nostra speranza è che si possano al più presto ripristinare le condizioni per un mercato più libero e aperto, sempre nel solco del fair trade. Il prossimo anno speriamo possa rappresentare un’occasione proprio in questo senso, date le importanti scadenze in agenda: possibile revoca della “Section 232” a seguito dell’insediamento di Biden, scadenza delle “Misure di Salvaguardia” e di alcuni “Dazi”. Ci auguriamo che si possa assistere alla riapertura di una stagione di dialogo, non solo sotto il profilo economico, tra grandi attori, e che il confronto franco e leale permetta di rimettere in piedi, magari con alcune giuste correzioni, un “vero” mercato globale con le porte di accesso aperte per tutti e non solo per alcuni. Abbiamo chiesto di poter essere ascoltati più spesso e di poter sedere al tavolo delle future negoziazioni che riguardino questi temi di filiera. Sinceramente non credo che sarà facile impostare questo gioco di squadra, ma ad ogni modo noi di Assofermet non molleremo e continueremo a difendere gli interessi anche di chi trasforma l’acciaio proprio perché riteniamo che l’attenzione vada spostata su chi produce i beni finali, le auto, gli elettrodomestici, i mobili metallici e tutti quegli oggetti, spesso pregni di tecnologia sofisticata e made in UE, che devono affrontare ogni giorno i propri competitors in un mercato che non può che essere globale.

 

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