23 novembre 2020
Si è conclusa sabato 21 novembre la Davos Francescana, l’evento con cui Papa Francesco ha radunato 2.000 giovani da 120 Paesi del mondo per riscrivere un nuovo paradigma economico basato sulla dignità umana, sulla cura e sui legami, una finanza etica e un’economia che sia al servizio della persona. I giovani hanno risposto con coraggio all’appello e si sono radunati (virtualmente) in un confronto dinamico e stimolante.
«Mi aspetto di tutto da questi giorni» scriveva Luigino Bruni (economista e storico del pensiero economico) a poche ore dall’inizio dell’evento. «Mi aspetto di tutto, sì, perché i giovani sono capaci di tutto». Ispirati a San Francesco, che con il gesto di espoliazione davanti al padre Pietro Bernardone ha scritto una nuova forma di economia, di cui il denaro è strumento per costruire un’economia ricca di significato che non escluda nessuno e che guardi al bene di tutti, anche noi siamo stati chiamati a ragionare su come rendere le nostre imprese e le nostre filiere più sostenibili.
Più inclusive e sociali, per dirla alla Cardinal Turkson (prefetto dicastero dello Sviluppo umano): un’economia sociale, che investa sulle persone, creando posti di lavoro e formazione. «Scopo di un’azienda non è solo la registrazione degli utili - diceva Giovanni Paolo II -, ma il creare una comunità di persone che lavorano insieme verso un obiettivo comune, come la produzione di beni. Questa comunità, che oggi definiremmo community, unisce le persone nella propria essenza ed ognuno può esercitare i propri talenti ed essere riconosciuto come attore nella sua dignità». Lo stesso San Francesco, con il suo gesto rivoluzionario, scelse i beni relazionali.
Quante volte nelle aziende parliamo di innovazione, ma come passare dall’innovazione alla rigenerazione? Il sociologo Mauro Magatti parla proprio di economia generativa come nuova chiave per il futuro. L’agire generativo si compie in tre momenti: inizia con un movimento imprenditivo, il mettere al mondo, trasformando l’intuizione in qualcosa che prende una forma concreta, reale. Si sviluppa poi in una dinamica organizzativa, per poter prendersi cura di ciò che si è messo al mondo, confrontandoci con la realtà e nel nostro rapporto con gli altri. Infine: lasciare andare. Il pensiero generativo è a spirale, non è una curva che aumenta ma uno sviluppo che di generazione in generazione riparte e va sempre avanti. E pensare l’economia generativa significa lavorare per creare le condizioni sociali, istituzionali, affinché avvengano quattro transizioni: formativa (crescita delle persone a cominciare la loro avventura); organizzativa (abbiamo bisogno di organizzazioni più in grado di valorizzare le capacità); comunitaria (comunità aperte plurali che cerchino con ricchezza strade nuove di futuro) ed ambientale (legame tra le generazioni e con tutte le altre forme della vita).
E allora, se guardiamo all’economia di domani, l’Economia di Francesco ha rappresentato il primo tassello, la prima scintilla di un cambiamento che durerà anni e coinvolgerà economisti, imprenditori, studenti, docenti e politici. Con due prerogative.
Dodici i villaggi tematici che hanno tenuto vivo il confronto nato nell'alveo della Economy of Francesco – e continueranno a farlo: lavoro e cura; management e dono; finanza e umanità; agricoltura e giustizia; energia e povertà; profitto e vocazione; policies for happiness; CO2 della disuguaglianza; business e pace; Economia è donna; imprese in transizione; vita e stili di vita. Dodici le richieste, i punti del patto di Assisi che i giovani rivolgono ai governanti e ai decisori.
«Tutto ciò lo chiediamo prima di tutto a noi stessi e ci impegniamo a vivere gli anni migliori delle nostre energie e intelligenze perché l’Economia di Francesco sia sempre più sale e lievito dell’economia di tutti». Anche nell’acciaio.
Francesca Morandi
22 gennaio 2025
Un anno vissuto in trincea. Con problematiche produttive, a causa degli scioperi che hanno caratterizzato il primo semestre, con ...
Lascia un Commento