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Caleotto torna sul mercato della vergella dolce

L'Ad Angelini: «Scongiurare altre fermate. Per il 2021 puntiamo a recuperare marginalità»

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Il 2020 è stato un anno complesso anche per il Caleotto, laminatoio lecchese del Gruppo Feralpi specializzato nella produzione di prodotti per la trafila alla luce della posizione strategica nel cuore del distretto legato a questa particolare lavorazione.

siderweb ha intervistato l'Ad del sito Lorenzo Angelini, che tra l’altro sarà tra gli ospiti della tavola rotonda dell'evento digitale «Trafilerie: l’impatto della crisi da Covid-19 e le prospettive per il 2021», in programma giovedì 19 novembre e secondo appuntamento di Bilanci d'Acciaio 2020.

Il 2020 è stato un anno particolarmente pesante per tutta l’industria italiana. Quanto ha impattato la crisi Covid sull’operatività di Caleotto?

Per Caleotto ci attendiamo di chiudere il 2020 con una crescita dei volumi produttivi nell’ordine del 10% rispetto allo scorso anno. Ovviamente, a condizione che non vi siano ulteriori e improvvise fermate. Il 2020 si è sviluppato in senso “contrario” al 2019. Ovvero, l’anno scorso era stato caratterizzato da un primo semestre in leggera contrazione ma in linea con gli anni precedenti, mentre la seconda parte dell’anno aveva fatto registrare una forte frenata sia in termini di volumi che di prezzi. Quest’anno, invece, si è aperto in sordina per poi riprendersi. Nei primi sei mesi abbiamo assistito a volumi ridotti fino al 30%. Tuttavia, si è decisamente accelerato il ritmo a partire da agosto con una netta ripresa dei volumi e con un mercato più attivo. Anche le quotazioni si sono mosse lungo il medesimo trend.

Caleotto negli ultimi anni è stata un’azienda che ha sempre puntato sugli investimenti, avete deciso di farlo anche in questa crisi?

Sul fronte degli investimenti, Caleotto non ha rallentato il passo. Infatti, abbiamo dato continuità al piano per migliorare il controllo e, di conseguenza, la qualità dei nostri prodotti. Abbiamo anche potuto mettere a frutto l’alta flessibilità dell’impianto. Infatti, Caleotto già dalla primavera ha deciso di riaffacciarsi anche sul mercato della vergella dolce. In prospettiva ci si augura certamente la ripresa del comparto automotive in particolare, che nell’ultimo anno ha registrato un fortissimo rallentamento.

A volte la crisi è anche un’occasione per riscoprire risorse che non si sapeva di avere, è stato così anche per la vostra azienda?

In queste fasi di mercato, abbiamo capito ancora di più quanto sia importante - ed è un valore differenziale - essere parte di un Gruppo solido come Feralpi che ha fatto un passo importante su Caleotto. In questi mesi, la Casa madre ha dato un contributo importante al mantenimento di volumi non reperibili sul mercato con il ricorso a trasformazioni a livello di intercompany.

Quali ritenete possano essere gli elementi capaci di accelerare la ripresa? Quali invece i freni da sbloccare?

Sicuramente l’utilizzo intelligente delle risorse messe a disposizione dal Recovery Fund. In particolare mi riferisco a due aspetti. Da un lato l’accelerazione della digitalizzazione del Sistema Paese, il sostegno reale agli investimenti 4.0 che sembrano essere tornati nell’agenda dell’Esecutivo. Dall’altro, la capacità di intercettare i nuovi paradigmi legati alla sostenibilità e decarbonizzazione. In entrambi i passaggi l’industria avrà un ruolo centrale. Per svolgerlo appieno le imprese hanno bisogno di competenze che faticano a trovare sia a livello tecnico-operativo sia a livello di ricerca di base e applicata.

Siamo ormai a novembre inoltrato, che prospettive avete per il finale di anno? Quali invece le aspettative per il 2021?

Come ho detto, chiuderemo l’anno – salvo nuovi lockdown – con una maggiore produzione, anche se la situazione è nuovamente peggiorata con l’arrivo della seconda ondata della pandemia. In questo scenario, anticipare oggi quello che vedremo nel 2021 è davvero difficile. Guardando avanti, ci aspettiamo il ritorno a una marginalità dignitosa, dopo che gli ultimi due anni sono stati molto distanti dal biennio precedente, con prezzi medi di vendita calati fino al 30% a fronte di una contrazione molto più contenuta del prezzo delle materie prime. Ci auguriamo comunque che non ci si debba più confrontare con un fermo completo dell’attività produttiva, perché l’impatto sarebbe gravissimo su tutta la filiera, con tanti operatori che potrebbero essere costretti a chiudere.


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