4 agosto 2020
Erano le 11,36 del 14 agosto 2018, quando il viadotto sul Polcevera, a Genova, crollò di colpo spezzando 43 vite e dividendo in due la città. Ieri 3 agosto 2020 l’inaugurazione del nuovo ponte San Giorgio, ha provato ad alleviare il dolore di questa ferita che probabilmente non si rimarginerà mai.
Dopo il taglio del nastro si attende che venga autorizzata l’apertura al traffico del nuovo ponte, rendendo nuovamente completa l’A10, con le sue interconnessioni alle altre tratte cittadine.
La data prevista è quella di domani, ma sono circolate voci relative ad un possibile anticipo, magari al pomeriggio di oggi. «Stiamo aspettando il via libera dalla struttura commissariale e dal Mit, noi siamo pronti», ha detto Autostrade per l’Italia
A livello burocratico, dopo che il ponte sarà stato liberato dalle strutture realizzate per la cerimonia di ieri, è necessaria la verbalizzazione del passaggio di consegne al Mit, che poi conferirà la gestione al concessionario, cioè Aspi. Da quel momento il traffico potrà tornare a scorrere sopra il Polcevera.
Per il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ieri ha avuto un incontro privato con il Comitato dei familiari delle vittime del crollo del Ponte Morandi, «la ferita non si rimargina, il dolore non si dimentica e la solidarietà non viene meno in alcun modo
Il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha sottolineato che «non siamo qui per tagliare un nastro, e forse non è neanche facile abbandonarsi a intenti celebrativi. È ancora troppo acuto il dolore della tragedia, ma questo ponte ci restituisce un'immagine di forza e anche di leggerezza. È un'opera mirabile frutto del genio italico, di una virtuosa collaborazione tra politica, amministrazione locale, impresa e lavoro».
Conte ha poi ricordato che «stiamo lavorando per ridefinire la governance della società concessoria. Il nostro obiettivo fondamentale è stato sempre e sarà quello di tutelare l'interesse pubblico che non è stato adeguatamente garantito dalla struttura regolativa della precedente concessione».
Renzo Piano, padre del nuovo viadotto di Genova, ha spiegato che «è un ponte frutto di un lutto. Il lutto non si dimentica, il lutto si elabora. Qui ci siamo smarriti e qui ci ritroviamo per ringraziare chi ha costruito il ponte con rapidità. Mi auguro che il ponte sia amato. Essere amati nella tragedia non è facile, ma credo che sarà amato perché è semplice e forte come Genova».
Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, ha sintetizzato in due brevi espressioni - «mai più» e «sempre così» – i suoi sentimenti: «Dobbiamo prendere un impegno: che mai più dei nostri connazionali muoiano perché un ponte del nostro paese si è sbriciolato. E dobbiamo fare sì che questo sacrificio non sia stato vano; che in questo paese tutte le opere pubbliche si possano fare con questi tempi, questi metodi e in questo modo, con lo stesso impegno che ci lega qui oggi».
Per il sindaco di Genova e commissario per la ricostruzione del viadotto Marco Bucci «abbiamo fatto quello che dovevamo fare, si continua a dire che il ponte è stata un'opera straordinaria ma è un errore enorme, noi abbiamo fatto una cosa che dovrebbe essere considerata normale, non penso che due anni siano un tempo eccezionale, penso siano un tempo giusto, anzi avremmo potuto guadagnare altri due o tre mesi se non avessimo avuto le complicazioni dell'amianto e del maltempo».
Bucci è convinto che il "modello Genova" debba essere applicato ad altri progetti in Italia: «Dalle best option ai controlli antimafia non solo sulle aziende ma sulle singole persone, dall'utilizzo del codice europeo degli appalti ai lavori in parallelo fino ai protocolli Covid, dicono che è stato possibile solo perché c'erano i soldi di Autostrade; bene quando noi chiedevamo ad Autostrade di pagare, pagava: non è niente di trascendentale».
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