13 marzo 2020
L’impatto dell’epidemia di coronavirus sulle aziende rimane ancora molto confuso. Difficile dare una lettura unitaria di quanto accada o possa accadere anche confrontando le posizioni di alcune associazioni di categoria della filiera siderurgica.
«Per Federacciai la linea è chiara – ribadisce il direttore dell’associazione Flavio Bregant -. Le aziende che possono garantire i criteri di sicurezza richiesti dal governo possono continuare a produrre. Ovviamente vi sono gli opportuni distinguo, come evidenziato dalle numerose chiusure annunciate negli ultimi giorni. Anche il clima in fabbrica tra i lavoratori è un elemento chiave per questo ogni azienda decide sulla base delle proprie caratteristiche. Resta il fatto che la nostra linea generale non cambia».
Mentre la partita nazionale viene gestita da Confindustria nazionale, Federacciai sta invece affrontando confrontandosi con il titolare del MiSe Stefano Patuanelli la spinosa questione dell’interrompibilità.
«Ci stiamo confrontando con il ministro perché le fermate resesi necessarie a seguito dell’epidemia possano rientrare nelle clausole di forza maggiore previste, per far si che anche Terna possa leggere la situazione con un certo grado di flessibilità».
La struttura di Federacciai invece, come più volte ricordato, sta operando al 100% in smart working ed è stato persino calendarizzato un consiglio di presidenza completamente in teleconferenza.
Altre associazioni di categoria come Assofond, in attesa di maggiori chiarimenti sul fronte istituzionale hanno messo a disposizione dei propri associati una circolare esaustiva con i testi di legge e ne indicazioni pratiche di quali comportamenti poter mettere in atto per continuare a produrre.
L’incontro in teleconferenza di oggi da parte del premier Giuseppe Conte con i sindacati ha dato anche risposta ad una delle questioni rimaste aperte nella nota, vale a dire l’intervento della protezione civile per sbloccare per i lavoratori le forniture di DPI necessari a svolgere le varie mansioni, in particolare le mascherine facciali monouso con filtro omologato.
Più polemica invece ANCE che ribadisce per voce del proprio presidente Gabriele Buia come «nel rispetto delle indicazioni contenute nel Dpcm dell’11 marzo e vista l’impossibilità di assicurare in tutti i cantieri le indispensabili misure di sicurezza e di tutela della salute dei lavoratori con grande senso di responsabilità ci troviamo costretti a chiedere un provvedimento che consenta di poter sospendere i cantieri, fatte salve le situazioni di urgenza ed emergenza. Dobbiamo prendere atto che non ci sono le condizioni per poter proseguire».
Una decisione presa a malincuore: «Avremmo voluto resistere e andare avanti il più possibile ma alla fine dobbiamo prendere atto della situazione – spiega con amarezza Buia -. Una richiesta grave e inedita per uno dei principali settori economici del Paese che si è resa necessaria in questi difficili giorni, viste le difficoltà di proseguire senza esporre imprese e lavoratori a rischi non gestibili. L’organizzazione del cantiere, infatti, in troppi casi non consente di conciliare la prosecuzione dei lavori con le nuove disposizioni stabilite nell’ultimo Dpcm».
Tra le difficoltà segnalate in questi giorni dal sistema Ance su tutto il territorio nazionale, si evidenzia: «impossibilità di reperire dispositivi di protezione individuale; impossibilità di assicurare servizi di trasporto, vitto e alloggio agli operai in trasferta; respingimenti ai posti di blocco del personale e dei materiali diretti ai cantieri, subappaltatori, fornitori e personale della committenza che non si presenta nei luoghi di lavoro».
Al Governo ANCE chiede quindi di: ampliare i limiti e le possibilità di utilizzo degli ammortizzatori sociali ai lavoratori del settore di tutto il territorio nazionale per l’anno in corso; sospendere tutti gli adempimenti e versamenti tributari, previdenziali, assistenziali e di qualsiasi altro genere in scadenza; garantire liquidità alle imprese con una moratoria effettiva e automatica di tutti i debiti e attivare immediati pagamenti per i cantieri che si fermeranno.
Provvedimenti necessari secondo i costruttori italiani per «poter tornare quanto prima a lavorare per far crescere il nostro Paese più forte di prima» conclude il presidente Buia.
17 marzo 2025
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