5 dicembre 2019
Dopo le perplessità del ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli arriva la bocciatura del premier Giuseppe Conte sul piano di rilancio del sito di Taranto presentato ieri da ArcelorMittal.
«Il progetto che è stato anticipato non va bene, è simile a quello originario, quindi lo respingiamo - ha detto il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte -. Lavoreremo, durante questo negoziato agli obiettivi che ci siamo prefissati con il signor Mittal e che lui stesso si è impegnato con me a raggiungere. E ci riusciremo».
Come era intuibile il punto critico è ancora una volta quello degli esuberi, 4.700 (-43,5% sull’attuale forza lavoro) a pieno regime concentrati praticamente solo a Taranto dato che gli altri siti non sono toccati dal progetto di ArcelorMittal.
Se dai dati presentati si eliminano le voci relative ai siti non pugliesi di Ilva la percentuale media del taglio arrivai al 56,9%.
Due le aree più colpite in termini percentuali, quella delle finiture con un -66,7% sull’attuale a cui si aggiunge un taglio del -63,6% sui servizi.
Verranno più che dimezzati anche l’area ghisa -53,2%, l’acciaieria -58,2% e la qualità -52,5%, a testimonianza di come secondo ArcelorMittal sia necessario un intervento radicale sul sistema trasversale a tutti i reparti.
L’impatto maggiore in termini occupazionali viene dato dalla chiusura di AFO 2, di una linea di agglomerazione, dell’intera Acciaieria 1, del treno nastri 1 e praticamente dell’intero tubificio.
Il tutto a fronte dell’installazione di un forno elettrico i cui addetti non coprono di certo gli esuberi derivanti da una così massiccia chiusura di impianti.
La trattativa resta in salita anche se si rincorrono le voci della presentazione di un «contro-piano» governativo capace di limitare a 1000 addetti gli esuberi.
La trattativa resta più incerta che mai.
14 febbraio 2025
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