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Arvedi: 2019 difficile «anno di transizione»

«Interessanti colloqui» sull'ESP dopo la commessa in USA. Area a caldo a Trieste: «Ci muoveremo con le istituzioni»

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RHO (Mi) - Si è aperto con alcune difficoltà, soprattutto per l'acciaio al carbonio, il 2019 secondo Giovanni Arvedi, il presidente dell'omonimo gruppo siderurgico, e si prospetta quale difficile «anno di transizione».
Dai padiglioni di Made in Steel, il "cavaliere dell'acciaio" ha parlato di quali siano le prospettive per il gruppo, dopo la maxi commessa statunitense e il cambiamento di assetto europeo nel mercato dei piani.   

Il Gruppo Arvedi partecipa a Made in Steel sin dalle sue prime edizioni. Che impressione avete avuto quest’anno?
In otto edizioni la manifestazione ha registrato una crescita continua e costante, sia sotto l’aspetto qualitativo - con eventi, momenti di confronto e dibattito, occasioni espositive - sia sul fronte organizzativo e logistico. Lo sforzo, la professionalità e l’impegno profuso hanno dato frutto: oggi questa manifestazione è uno dei più significativi e autorevoli eventi siderurgici europei: complimenti all’instancabile Emanuele Morandi e a tutto lo staff.

Il 2018 è quasi un ricordo, che anno è stato per il gruppo Arvedi?
È stata certamente un’annata positiva, grazie al buon andamento del mercato e dei consumi a livello italiano ed europeo. A trainare sono stati principalmente il settore automotive e, fuori dall’Italia, il settore delle costruzioni. Prossimamente presenteremo i dati del bilancio.

Come è andata la prima parte del 2019 e cosa vi aspettate per i prossimi mesi?
Un anno di transizione, che si prospetta difficile, specie per l’acciaio al carbonio. L’inossidabile pare si stia difendendo meglio.

Da sempre Arvedi è anche sinonimo di innovazione tecnologica e di produzione di qualità. Avete in programma investimenti in questa direzione?
La tecnologia, per risultare vincente, deve essere oggetto di costante e continua ottimizzazione e, di conseguenza, evoluzione.

Con la commessa di US Steel la diffusione internazionale della tecnologia ESP conquista anche gli Stati Uniti. C’è la possibilità che si arrivi a una nuova evoluzione della linea?
La siderurgia ha il "respiro lungo" e gli investimenti richiesti sono ingenti. Il funzionamento e la resa produttiva dell’attuale linea sono testati e confermati sia sotto l’aspetto qualitativo, che quantitativo. Abbiamo in corso interessanti colloqui riferiti a richieste che ci sono giunte: auspichiamo si concludano positivamente entro l’anno. 

Il mercato europeo dei piani sta affrontando una profonda trasformazione. Con l’acquisizione di Ilva da parte di ArcelorMittal, l’ormai sfumata joint venture tra Tata Steel e thyssenkrupp e l’entrata sul mercato di Liberty Steel grazie agli asset dismessi da Mittal. Qual è la vostra visione sul futuro?
Difficile fare previsioni, anche alla luce di un contesto mondiale caratterizzato da tensioni e contrasti, con repentini ed imprevedibili cambiamenti. Sicuramente parliamo di primarie realtà industriali con notevole cultura ed esperienza: ArcelorMittal ha ben presente come interpretare i delicati equilibri di mercato, muovendosi da sempre a livello mondiale; quanto a Liberty, ha accettato una sfida importante e, pur essendo in parte un nuovo operatore nel nostro settore, sono certo avrà ponderato le scelte e definito con attenzione i progetti. 

Trieste si candida a diventare un nodo cruciale dell’accordo sulla nuova via della seta di Pechino. In questa prospettiva, quali sono opportunità e rischi per il vostro stabilimento di Servola? Si è parlato anche di una possibile trattativa di cessione, sono voci fondate?
Per ora non possiamo autonomamente prendere posizione sul futuro delle attività a caldo di Trieste; ci muoveremo di concerto con le istituzioni locali. Per l’attività a freddo è già in atto un programma di investimenti. 

La vostra strategia di sviluppo puntava anche sulle acquisizioni: siete stati a un passo dal diventare i nuovi proprietari della Magona. Ci sono altri possibili candidati ad entrare a far parte del gruppo Arvedi?
Al momento non abbiamo intenzione di investire in nuove acquisizioni: preferiamo rinforzare le nostre attuali attività operative.

 


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