21 febbraio 2019
BRESCIA - Pur importante, il credito bancario da solo non è più sufficiente a sostenere la crescita delle imprese della filiera siderurgica e dei metalli, a garantire risorse che siano adeguate e sufficienti a finanziare processi di innovazione, ricerca e sviluppo, penetrazione in nuovi mercati, anche internazionali. Per questo motivo è necessario che l’industria oggi diversifichi le proprie fonti di finanziamento esterne: diverrà sempre più rilevante lo sviluppo dei segmenti di finanza non bancaria, come la quotazione all’AIM (Alternative Investment Market) e i minibond. Di questo si è parlato durante il convegno "Finanza d’impresa, nuovi strumenti per tempi nuovi", organizzato da siderweb – La community dell’acciaio in collaborazione con Banca Valsabbina, che si è tenuto questa mattina a Brescia, al Centro congressi Paolo VI.
Imprese troppo "banco-centriche"
«Il calo del Pil anche nel quarto trimestre del 2018 ha sancito l’entrata dell’Italia in una fase di recessione cosiddetta "tecnica", portando a -0,2% l’eredità per la crescita annua nel 2019 – ha spiegato Gianfranco Tosini dell’Ufficio Studi siderweb, il cui intervento ha aperto i lavori dopo i saluti istituzionali -. Ciò rende difficile raggiungere una crescita soddisfacente nell’anno in corso, anche in considerazione del fragile contesto economico attuale. Ottenere un incremento del Pil dell’1%, come previsto nel Def, richiederebbe una variazione trimestrale del +0,5% fin dal primo trimestre. Quattro trimestri con questo ritmo si sono visti, l’ultima volta, 18 anni fa».
In questo contesto, «le imprese italiane sono ancora troppo dipendenti dal finanziamento bancario: secondo l’Ocse – ha illustrato Tosini – il rapporto fra Pil e credito bancario, che peraltro fatica a sostenerle, è del 43%. Più basso del picco del 2011 (55%), ma sopra la media europea (38,7%). Inoltre, ha aggiunto, «le imprese sono sbilanciate sul breve termine: un’attitudine che ostacola il rafforzamento del proprio capitale e la diversificazione delle fonti di finanziamento esterne, che permettono di investire in ricerca e sviluppo e di differenziarsi sui mercati».
La finanza straordinaria: nuovi strumenti per le imprese
La maggior parte delle imprese italiane, in particolare le pmi, è caratterizzata da «ridotta disintermediazione del canale bancario, ampio ricorso al debito a breve termine e limitate disponibilità liquide - ha spiegato Paolo Gesa, responsabile divisione Business di Banca Valsabbina -. Risulta evidente l’inadeguatezza della struttura finanziaria delle imprese di fronte alla necessità di volumi di investimento consistenti per ridurre i gap esistenti con i competitor». Proprio per questo, «oggi sono oggetto di interesse crescente fonti di finanziamenti un tempo considerate residuali: minibond, PIR (Piani Individuali di Risparmio), mercato AIM (Alternative Investment Market)», il mercato di Borsa italiana dedicato alle piccole e medie imprese ad alto potenziale di crescita.
Il margine di sviluppo è altissimo: oggi solo poco più del 5% delle aziende ha diversificato le fonti di finanziamento, facendo ricorso ai mercati dei capitali. I debiti bancari sul totale dei debiti finanziari delle imprese è del 64,2% in Italia, contro il 45,5% dell’Ue.
Morandi: «Necessaria una nuova cultura finanziaria»
Tra le innovazioni indispensabili alla crescita del tessuto industriale nazionale c’è quella di una «nuova cultura finanziaria - ha affermato Emanuele Morandi, presidente di siderweb - che vada oltre la tradizionale dipendenza dalla banca, figlia di una visione superata e a breve termine».
«Nel nostro territorio sono moltissime le aziende, anche della filiera dell’acciaio, in possesso dei requisiti» per accedere alla finanza straordinaria, secondo Marco Bonetti, vicedirettore enerale di Banca Valsabbina. «Crediamo sia necessario fare cultura su questo tema e informare le aziende su queste nuove opportunità».
Elisa Bonomelli
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