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PwC: per la prima volta a Bilanci d'Acciaio

Anzivino: «Outlook positivo per l'acciaio, ma il 2019 vedrà un riassestamento strategico»

Cresce l'attesa per la presentazione della decima edizione di Bilanci d’Acciaio. L’analisi dei risultati economici, finanziari e patrimoniali della filiera italiana ed internazionale dell’acciaio spegne infatti dieci candeline. L'evento, a cui è ancora possibile potersi iscrivere, è in programma martedì 6 novembre, a Brescia, nella sala Conferenze di UBI Banca.

Ad anticipare alcuni dei temi che verranno affrontati nel corso dell’evento è Nicola Anzivino, partner PwC, che si concentra soprattutto sugli aspetti strategici dell’analisi che ha raccolto e comparato 4000 bilanci di aziende della filiera siderurgica.

Dottor Anzivino dopo un triennio di risultati positivi, che outlook avete del settore siderurgico?

L’outlook nel breve periodo risente delle tensioni commerciali che si stanno consolidando a livello internazionale e che temiamo non potranno risolversi nel breve termine. Il 2018 e, probabilmente, anche buona parte del 2019 vedranno il riassestamento strategico di diversi operatori e la ridefinizione di alcuni target di crescita. Per quanto riguarda il medio/lungo periodo, l’outlook è certamente positivo. Il settore siderurgico, in quanto spina dorsale della filiera industriale e del comparto edilizia e infrastrutture, non può che giovarsi dell’outlook positivo di crescita sia nelle economie avanzate che nei Paesi emergenti. Tale outlook è confermato dalla “PwC Global CEO Survey” del 2018, che anche quest’anno ha coinvolto 53 CEO del settore Metals. Dei 53 CEO intervistati l’88% è ottimista in merito alla crescita del fatturato della propria azienda nei prossimi 12 mesi, mentre l’87% si dichiara ottimista anche per le prospettive a 3 anni.

Dal punto di vista strategico il confronto tra il comparto industriale nazionale e il settore siderurgico rileva qualche differenza? O anche l’acciaio resta in linea con le iniziative messe in campo dagli altri settori?

Il comparto siderurgico è stato tra i più colpiti dalla crisi del 2008 e, forse proprio grazie a questo, il mondo siderurgico italiano ha compreso la necessità di essere in grado di anticipare e sfruttare il cambiamento piuttosto che reagire passivamente. Nel contesto industriale nazionale pochi comparti sono stati forzati al cambiamento da parte di fattori esogeni come quello siderurgico. In un contesto del genere, solo la differenziazione tramite la ricerca di nicchie ad alto valore aggiunto e/o tramite un approccio “customer–centric” possono definirsi strategie vincenti per la crescita. Nel mondo dell’acciaio ciò si traduce nella necessità di far leva su know-how distintivi, cercando posizionamenti premianti e prodotti a più alto valore aggiunto (come gli acciai legati e speciali).

Ci sono invece differenze a livello geografico? Sia sul territorio italiano che su quello europeo?

Le differenze sono tante ma sono più marcate proprio nel confronto con l’estero. Come per il resto del comparto industriale nazionale, anche il settore siderurgico è caratterizzato da operatori più piccoli rispetto al panorama internazionale. Se da un lato questo ha reso più vulnerabile il settore di fronte alle difficoltà sui mercati e reso possibile un processo di consolidamento delle quote di mercato, d’altro canto ciò ha costretto i diversi operatori a raggiungere livelli di flessibilità produttiva unici rispetto al contesto internazionale. Per gli stessi motivi il tessuto imprenditoriale italiano ha assistito ad una significativa specializzazione degli operatori, i quali hanno potuto posizionarsi all’interno di filiere produttive capaci di riconoscere il valore aggiunto del know-how specifico.
Ciò non toglie che, nell’ottica di rimanere competitivo a livello globale, anche il frammentato tessuto imprenditoriale italiano deve saper investire in ricerca e sviluppo agli stessi ritmi dei grandi operatori esteri e pensare in maniera dinamica e strategica a nuovi processi aggregativi per diventare ancor più competitivo nel contesto globale. Ad oggi la spesa in R&S da parte degli operatori italiani resta un punto di attenzione sul quale dover dare nuovo impulso anche nel settore siderurgico.

Nelle ultime settimane sembrano proiettarsi all’orizzonte nuovi fattori di incertezza sul panorama europeo, quali sono le vostre aspettative?

I bilanci 2018 dei nostri clienti dovrebbero essere positivi sia a livello di crescita del fatturato sia di miglioramento della marginalità. Abbiamo visto all’inizio dell’anno ottimismo, con nuovi investimenti e capacità di fare piani di sviluppo a medio termine puntando su temi collegati all’innovazione di processo e di modello di business. Le attuali “turbolenze” italiane e la volatilità dei mercati finanziari mondiali potrebbero andare ad influenzare le prospettive per il 2019 ed in generale incidere sul tasso di crescita “naturale” di alcuni operatori, soprattutto in termini di investimenti ad alto valore aggiunto in nicchie tecnologicamente “avanzate”. 

Per il primo anno PwC è partner di Bilanci d’Acciaio, cosa rappresenta per voi questa collaborazione?

Noi crediamo che dare un contributo tecnico d’analisi alle società del settore siderurgico in Italia sia una cosa importante in questo momento di volatilità ed incertezza che investe il nostro Paese e l’Europa. Il settore siderurgico rappresenta la spina dorsale del manifatturiero italiano, dove riescono ad essere vincenti nel nostro Paese anche operatori di medie dimensioni guidati da famiglie che fanno di una progettualità di medio periodo l’elemento di successo distintivo. Questa è una parte dell’Italia che produce, che dà tanti posti di lavoro, che ci piace e che può costituire un punto fermo per una nuova fase “manifatturiera” del nostro Paese.

 


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