17 maggio 2017
RHO (MI) - «Il 2017 è partito bene solo per i produttori di acciaio europei, per i trasformatori invece è stato l'esatto opposto».
La dura analisi arriva da Michele Amenduni, imprenditore a capo del Gruppo Amenduni Tubi Acciaio con sede ad Alfianello, nel Bresciano.
«Il mercato non richiedeva un aumento dei prezzi, cosa che invece è accaduta - spiega dallo stand del gruppo allestito a Made in Steel -, e noi ci siamo dovuti trovare a rispondere a questa situazione».
L’impennata si deve principalmente all’avvio dell’indagine della Ue su cinque Paesi: Brasile, Iran, Russia, Serbia e Ucraina.
«Avrei capito se le politiche antidumping fossero state rivolte alla Cina, ma la scelta fatta è incomprensibile. Così facendo non si potrà comprare da nessun altro se non da chi produce acciaio in Europa - attacca Amenduni -. Si coglie qui una sorta di oligopolio dei produttori e noi, come trasformatori, non siamo protetti sul mercato».
Il disaccordo di Michele Amenduni si estende anche al futuro, «le indagini raggiungeranno l’India, poi la Turchia», e lo spinge a definire «una stortura quanto messo in atto. Bisogna migliorare le proprie aziende invece che agire a livello politico».
Proprio il miglioramento continuo è una delle peculiarità del gruppo bresciano. All’orizzonte si profilano ancora investimenti, «in particolare punteremo sul revamping degli impianti di Torino - afferma Amenduni -, grandi linee per i tubi che destineremo alla creazione di prodotti di nicchia».
Una battuta l’imprenditore la dedica anche a Made in Steel, «fiera che è diventata indiscutibilmente un punto di riferimento per il settore. Rispetto all’edizione di due anni il salto è stato evidente».
Stefano Martinelli
23 maggio 2025
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