30 dicembre 2016
Per il settore nazionale delle fonderie, il 2016 è stato ancora contrassegnato da movimenti diversi tanto in funzione degli andamenti dei comparti utilizzatori, quanto da profonde divergenze nei trend dei diversi materiali lavorati. Nel primo caso, due i macro insiemi: automotive e energia. Nel secondo: alluminio, ghisa e acciaio.
L’anno 2016 ha presentato elementi forti, che hanno trainato l’andamento del settore delle fonderie nazionali. Quali sono stati questi driver? E quali le attese per il 2017? Il comparto fusorio nazionale ha evidenziato andamenti con velocità diverse, sospinto dai differenti stati di salute dei rispettivi comparti utilizzatori. L’automotive - e di conseguenza le aziende che vi operano - ha garantito ottime performance agli operatori della sua supply chain. Un trend che, dal nostro osservatorio, è chiamato a mantenersi positivo anche in futuro. A dirlo sono i dati verso l’alto evidenziati, oltre che nel nostro Paese, anche in quasi tutta l’Ue, con performance particolarmente buone nell’area mediterranea. L’unico elemento di discontinuità in questo quadro è rappresentato dai numeri della produzione automotive in Germania che sembra abbiano imboccato una strada in rallentamento. In questo contesto macro, le fonderie di alluminio hanno messo a segno numeri molto positivi, dimostrando di rappresentare un partner di grande rilievo per l’industria automobilistica. Allo stesso tempo, è risultato particolarmente rilevante l’andamento del comparto dell’oil & gas contraddistinto da quotazioni del petrolio fiacche per la quasi totalità dell’anno, ad eccezione di una ripresa, seppur contenuta, nelle ultime settimane. Un settore che rimarrà strategico anche in futuro, in particolare per le fonderie di acciaio. Un ulteriore importante capitolo è rappresentato dal settore eolico, nel quale opero direttamente con la mia azienda (Fonderie Ariotti, ndr). Il 2016 è stato un anno fortemente positivo, in particolare per le ottime performance degli Stati Uniti, il cui trend ascendente è stato agevolato dalla depressione dei prezzi del petrolio. Su questo comparto, pertanto, le incertezze sono concentrate sulla seconda metà del 2017 e sul 2018. Nel caso degli Stati Uniti, in particolare, andrà monitorata da vicino la politica energetica dell’era Trump che sembra orientata ad un ritorno allo sfruttamento di idrocarburi. Un ulteriore elemento che va sottolineato è il rimbalzo sostanzioso delle quotazioni delle materie prime avvenuto nell’anno che si sta per chiudere. A questo proposito ritengo che i prezzi si manterranno su livelli alti anche nel primo semestre del prossimo anno, salvo poi correggere, ma senza picchi verso il basso. ù
Assofond ha identicato delle esigenze improrogabili per le proprie aziende associate e il comparto che rappresenta. Obiettivi che non sembrano più rimandabili. Quali sono gli altri grandi temi sul tavolo? |
L’attività comunicativa condotta dall’associazione che presiedo, nel 2016, si è concentrata su un concetto cardine. Le nostre aziende sono chiamate a comunicare la loro presenza sul territorio e nelle comunità sociali nelle vesti di attori responsabili. Una condizione che già ci trova pronti, ma che non è adeguatamente riconosciuta dall’opinione pubblica, scottata dai pochi esempi non virtuosi. È per questo che le nostre imprese sono chiamate a fare questo scatto in avanti, a dimostrarsi senza indugio come soggetti che identificano nella responsabilità, nella ricerca di uno sviluppo sostenibile in funzione di ambiente e comunità e nella collaborazione fattiva con il territorio i driver di sviluppo centrali per il loro business. In termini di comparto, ritengo altresì che anche il futuro vedrà la continuazione del processo di selezione delle aziende che, a seguito anche della crisi, hanno visto pesantemente minata la loro solidità. A dirlo, i numeri: dal 2008, i volumi si sono contratti del 20-25%, a fronte però di un ridimensionamento del numero delle aziende nell’ordine del 2-3%. Una discrepanza che credo troverà maggiore equilibrio in futuro. Il Paese ha, nei periodi recenti, scelto di fornire strumenti capaci di mantenere in vita imprese in difficoltà. Direzione che penso non sia stata sempre la migliore in ottica di gestione del mercato, ma sulla quale il futuro darà comunque risposte chiare. |
Ma nell’industria fusoria nazionale qualche elemento di profonda trasformazione si sta facendo notare.
Abbiamo rimarcato frequentemente nel tempo le caratteristiche specifiche delle fonderie nazionali. Molti punti di forza, di eccellenza, che, in alcuni casi, si contrapponevano però alle piccole dimensioni, a volte un limite per la competizione globale. Negli ultimi mesi, però, sono rilevanti e in cospicuo numero le operazioni di aggregazione che si sono concretizzate. Da accordi di rete commerciali, passando per acquisizioni di competitor o fusioni con imprese dalla produzione complementare, posso dire che il settore sta intraprendendo un percorso di trasformazione profonda.
Stando, infine, alle indicazioni delle quali Assofond è attualmente in possesso, si può affermare che il risultato aggregato del 2016 sarà per il settore in linea con quello del 2015, ma non è per nulla escluso che sia migliore. In questo quadro, i fonditori di alluminio mostreranno risultati più performanti, più cauti quelli di ghisa e con qualche difficoltà in più, infine, le fonderie di acciaio.
L'intervista al presidente di Assofond è contenuta nel eBook realizzato dalla redazione e dell'ufficio studi di Siderweb dal titolo «Speciale 2016». Al suo interno analisi, previsioni, cronaca e numeri. Per scaricarlo gratuitamente, clicca sull'immagine sottostante.
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