26 settembre 2024 Translated by Deepl
VICENZA – I prezzi dell'acciaio dovrebbero aver toccato il fondo e un punto di svolta sembra ormai vicino. Su questo sono apparsi concordi i partecipanti alla tavola rotonda "L'acciaio in Italia e nel mondo" svoltasi durante il siderweb FORUM.
«Il mercato dell'acciaio è ciclico per natura - ha affermato Yuriy Ryzhenkov, CEO del gruppo ucraino Metinvest -. L'attuale trend ribassista del settore è il più lungo degli ultimi vent'anni. Già questo mi porta ad essere cautamente ottimista per il 2025. Naturalmente sussistono numerosi fattori di incertezza, come la guerra che purtroppo continua in Ucraina e la crisi in Medio Oriente. Tuttavia, vediamo anche che i governi, come quello cinese proprio in questi giorni, stanno intraprendendo azioni per stimolare l'economia».
«Speriamo solo che gli effetti degli ultimi pacchetti di stimolo da parte della Cina abbiano effetti duraturi», ha rimarcato Fernando Espada, presidente di Eurometal, notando come invece, dal lato europeo, si stia guardando con attenzione ai prossimi movimenti della Bce.
«Credo che i prezzi siano vicini al bottom, perché i produttori di acciai piani di tutto il mondo stanno soffrendo in questo momento - ha dichiarato Antonio Marcegaglia, presidente e CEO di Marcegaglia Steel -. Inoltre, non vedo possibilità di significative riduzioni dei costi delle materie prime e della manodopera visti i livelli di inflazione. Abbiamo bisogno di prezzi più alti sia per coprire questi costi sia per affrontare gli investimenti in decarbonizzazione».
Nonostante una congiuntura debole e le tensioni geopolitiche, Alessandro Brussi, chairman e CFO di Danieli, ha definito buona la domanda di impianti siderurgici a livello mondiale. «La domanda di acciaio - ha detto - sta ancora crescendo in alcune aree e parte di questa crescita è dovuta alla disponibilità di materie prime e fattori quali il gas, come in Nord Africa». In alcune aree, come l'Europa, la richiesta è trainata dalla decarbonizzazione e dall'utilizzo efficiente di risorse come rottame, energia ed elettrodi; in altre, come l'India, è guidata dalla necessità di incrementare le tonnellate prodotte. «Abbiamo una pipeline di ordini interessante - ha concluso Brussi -. Il principale ostacolo è la necessità di capitali, di finanziamenti, di contributi da parte dei diversi governi per trainare il cambiamento tecnologico all'interno del settore».
Alla domanda su quali siano le principali sfide che il mercato siderurgico si trova ad affrontare, Marcegaglia ha risposto che «costi strutturalmente alti stanno minando la competitività dei player europei» e che per non soccombere serve «puntare su innovazione dei materiali, dei processi, delle performance; restare molto snelli in termini di organizzazione, flessibili nell'adattare i livelli di produzione alle oscillazioni della domanda e muoversi maggiormente verso servizi e creazione di valore».
Allo stesso tempo, sia Marcegaglia sia Espada hanno affermato che, benché una protezione da importazioni sleali e aggressive sia auspicabile, innalzare muri troppo elevati rischia di diventare «un boomerang». Secondo Espada, le ultime misure commerciali dell'Ue «stanno proteggendo solo una parte della filiera. Da una parte è difficile importare determinati prodotti, ma dall'altra permettiamo l'import di prodotti con maggiore valore aggiunto. Penso che la Commissione dovrebbe concentrarsi su iniziative atte ad aumentare il consumo di acciaio. Così facendo difenderebbe l'intera supply chain».
Il CBAM, il Meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, rappresenta secondo Marcegaglia «un buon obiettivo, ma con sbagliati e mal applicati strumenti, che rischia di essere non solo inefficace ma addirittura pericoloso», poiché potrebbe «non solo non raggiungere lo scopo di supportare la decarbonizzazione europea, ma anche impoverire la domanda di prodotti industriali a valle». Il presidente e CEO di Marcegaglia Steel ha aggiunto che finora, nella sua fase transitoria, il CBAM è stato più «un peso dal punto di vista amministrativo» e non ha portato grandi cambiamenti; tuttavia, tutti i player siderurgici si stanno preparando per muoversi verso risorse più sostenibili ed effettuando investimenti per fornire acciaio verde. Marcegaglia ha detto di sperare che il CBAM subisca modifiche, ma di non essere molto ottimista al riguardo.
Nonostante la Salvaguardia Ue, i dazi e le indagini antidumping in corso, l'Italia resta il maggiore importatore di acciai piani in Europa. Questo è stato uno dei principali motivi che hanno spinto Metinvest a valutare l'Italia per il progetto di investimento in partnership con Danieli. Progetto che, inizialmente, doveva riguardare la laminazione di semiprodotti provenienti dall'Ucraina ma che, con la perdita di Azovstal a causa della guerra, è diventato quello di un'acciaieria vera e propria. «Costruire una produzione domestica di questa tipologia di prodotto renderebbe l'economia italiana più resiliente e stabile», ha affermato. Inoltre, il progetto «punta a rivitalizzare l'area». «Credo che finalizzeremo l'Accordo di programma entro i prossimi due mesi», ha rimarcato. L'acciaieria Metinvest-Danieli di Piombino utilizzerà materie prime provenienti in buona parte dall'Ucraina, nonché rottame sia europeo sia di importazione. Ryzhenkov a tal proposito ha sottolineato che «a livello europeo, ci sarà un grosso aumento della disponibilità di rottame nei prossimi anni. Addirittura, l'export di questa materia prima è previsto in crescita nei prossimi cinque anni. Non dovrebbe esserci quindi un problema d'offerta».
In tema di investimenti, Marcegaglia ha affermato che quelli del suo gruppo sono guidati principalmente da efficienza di costo e innovazione e necessità di integrazione della catena del valore nella produzione. Questi i driver che hanno guidato le acquisizioni della divisione prodotti lunghi inox di Outokumpu e del sito Ascometal di Fos-sur-Mer.
Stefano Gennari
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