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Sostenibilità

Il territorio e l'impresa, la salute e la sicurezza nell'evento organizzato a Brescia

Il mese dei metalli, a Brescia, durerà di più. Brend, lo spazio espositivo allestito all’interno dello storico Palazzo Martinengo Colleoni, dedicato all’attività industriale metallurgica della provincia lombarda, ha infatti annunciato l’estensione della propria mostra fino al prossimo 24 agosto. Nel sangue bresciano, del resto, si sa, scorre metallo da decenni. Ma non è solo la longeva storia industriale bresciana ad animare lo spirito della città. A dimostrarlo, il dibattito tenutosi martedì 14 luglio dal titolo «Brescia, territorio e industria: idee sulla sostenibilità che vale la pena di ascoltare», all’interno del quale si sono susseguiti gli interventi di diversi protagonisti delle eterogenee sfaccettature del concetto di sostenibilità legata all’industria dei metalli. Sostenibilità che è certamente “ambiente”, ma non solo. È la risultante di una società che abbandona il conflitto spesso aspro e infruttuoso tra l’impresa, la forza lavoro e il territorio, e persegue la via della cooperazione, come sottolineato da Maurizio Frassi, ambientalista bresciano. Uno sviluppo sostenibile dell’industria che, però, è anche spesso ostacolato da una legislazione prolissa, poco trasparente e più orientata alla sanzione, che non alla prevenzione, come suggerito da Alessandra Codenotti, neolaureata in Giurisprudenza e reduce da uno stage sui temi ambientali presso l’Associazione Industriali Bresciani. Quando si parla di sostenibilità legata all’industria, non si può non tenere in considerazione il concetto di paura legata all’inquinamento. Ai rischi – reali o presunti – ai quali può esporre la salute. «E la paura è contagiosa» spiega la psicologa e docente Fabiana Gatti «e, se eccessiva, non è più selettiva». Per far sì che la paura, però, acquisisca contorni più sostenibili, serve un’informazione che lo sia a sua volta, che sia verificabile, che sia garantita. Concetti che, tradotti, significano, ad esempio, il sito internet di un’azienda all’interno del quale si possa leggere, in maniera comprensibile per la cittadinanza, quali siano le tecnologie o le strategie che la stessa segue per attenuare il proprio impatto ambientale. O quali siano le certificazioni in materia ambientale che la stessa industria ha ricevuto da enti terzi. «Questo esperimento l’ho condotto personalmente, leggendo ed analizzando il sito internet di un’industria siderurgica bresciana» ha affermato la professoressa Gatti «e la mia paura ha assunto contorni sostenibili. Un suggerimento? Mi sarebbe piaciuto, al termine della completa documentazione e informazione fornita, trovare un contatto diretto al quale riferirmi per rivolgere ulteriori domande, qualora ne avessi avute. E, perché no, magari poter incontrare lo stesso amministratore delegato per potergli sottoporre una semplice domanda: “Sua moglie e i suoi figli bevono la stessa acqua dei miei o respirano la stessa aria dei miei?”». Questo perché trasparenza e informazione possono tutto: anche sconfiggere il virus della paura. La responsabilità dell’imprenditore e dell’impresa è enorme e si estende sia all’interno che all’esterno del perimetro della propria azienda. L’ambiente, la salute e la qualità della vita, infatti, rappresentano dei beni primari. Beni, pertanto, per definizione, inviolabili. La sostenibilità di un’azienda, però, inoltre, secondo Tommaso Buonanno, procuratore capo di Brescia, può contribuire anche ad innalzare la competitività stessa dell’impresa. Così come la condotta rispettosa verso i beni primari della comunità da parte di un imprenditore può avere una ricaduta positiva anche sulle altre aziende che, magari, non si comportano nel medesimo modo. L’imprenditore virtuoso si rende, pertanto, garante della legge, secondo il procuratore Buonanno. «La scienza dovrebbe essere alla base della legge che regola la materia ambientale» ha affermato nel proprio intervento Pietro Apostoli, professore ordinario della facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Brescia «ma oggi stiamo vivendo un’epoca nella quale sono tornati i sofisti». Il mondo attuale è il mondo delle opinioni. Quelle che catturano l’opinione pubblica. Secondo il professore, invece, è auspicabile un ritorno alla scienza, con la ricerca – che trova la propria sede naturale nelle università – che riacquisisca il proprio ruolo centrale nella comprensione e nella legiferazione in materia di ambiente e salute. La sostenibilità è stata affrontata anche in termini di informazione. Attraverso il contributo di Massimo Tedeschi, caporedattore del dorso bresciano de «Il Corriere della Sera», infatti, è stata sottolineata l’importanza fondamentale nella condotta del giornalista di non incorrere nell’allarmismo. Ma non solo. Nel numero elevato di dati forniti da illustri enti di ricerca, il giornalista è chiamato ad addentrarvisi con attenzione, perché molto spesso, al loro interno, si annidano preziose informazioni per la comunità.    


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