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Ex Ilva: pressing dei sindacati sull'uscita di ArcelorMittal

I segretari nazionali tornano a chiedere al Governo un cambio di passo senza tentennamenti

Una delegazione del Governo incontrerà a Palazzo Chigi, mercoledì 20 dicembre alle ore 11, le organizzazioni sindacali FIM-CISL, FIOM-CGIL, UILM-UIL, UGL e USB per un esame della situazione dell’ex Ilva. Dopo l’ultimo rinvio dell’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia, i sindacati sono ancora in attesa di conoscere le sorti della più importante azienda siderurgica italiana.

«Il destino di 20mila lavoratori è nelle mani di una situazione bloccata causata da ArcelorMittal che non sembra intenzionata a mettere le risorse di propria competenza necessarie per continuare a mantenere in vita l’ex Ilva – commentano le sigle sindacali nazionali -. La più grande azienda siderurgica italiana, vitale per molte altre filiere produttive, rischia il tracollo produttivo e il disastro occupazionale. Il sindacato dei metalmeccanici vuole continuare a battersi per evitare tutto ciò. Il Governo non può essere ostaggio di ArcelorMittal. Riteniamo che sia giunto il tempo di cambiare la gestione di Acciaierie d’Italia e che il Governo, con un provvedimento d’urgenza, debba acquisire il controllo dell’azienda, rimuovere gli ostacoli, garantire produzione, sicurezza e ripresa degli investimenti, individuando partner e soluzioni industriali nuove. Fim, Fiom e Uilm continuano ad essere in campo con tutte le proprie forze per non rassegnarsi allo spegnimento di Taranto e di tutti gli altri stabilimenti di Acciaierie d’Italia e per negoziare un nuovo futuro per i lavoratori del gruppo». Questi i motivi che hanno portato a tenere quest’oggi una conferenza stampa sotto Palazzo Chigi, dove sono intervenuto Roberto Benaglia, segretario generale Fim-Cisl, Michele De Palma, segretario generale Fiom-Cgil e Rocco Palombella, segretario generale Uilm-Uil.

«Se la risposta definitiva non arriva? Rimaniamo qua, davanti Palazzo Chigi». È il leader della Fiom, Michele De Palma a prospettare la protesta estrema che assumeranno i sindacati nel caso in cui il 20 dicembre il governo non illustrasse ai sindacati la decisione definitiva sull’ex Gruppo Ilva optando per un nuovo rinvio.

«Così magari il dossier sarà affrontato, la situazione non è più procrastinabile. Mittal non ci vuole mettere le risorse. Sarebbe un atto di irresponsabilità da parte del governo non presentarsi al tavolo con uno schieramento adeguato e senza proposte, il tempo del confronto tecnico è finito. Ora la decisione è solo politica e il governo ha la responsabilità politica di prenderla», aggiunge nel corso della conferenza stampa in piazza, sotto Palazzo Chigi. 
«Ci eravamo autoconvocati, poi nel weekend è arrivata la convocazione da parte della presidenza del consiglio per il 20 dicembre. Noi pensiamo che in quella data dobbiamo avere le risposte definitive sulla situazione che riguarda Ilva, a partire dalla gestione che, per noi dopo la scelta evidente di Mittal di non investire sugli impianti italiani, credo abbia come unica soluzione possibile, la gestione da parte del pubblico. Nel frattempo, vogliamo che ci siano gli interventi di garanzia degli impianti», spiega.

«Siamo di fronte ad una sola grande necessità: salvare Acciaierie d’Italia: ormai è fermo anche il penultimo altoforno, Afo2, e gli impianti sono al minimo storico. Di fatto non si lavora più, così nelle prossime settimane si fermeranno definitivamente le attività. E le cose che il governo dovrebbe fare sono chiare: lo Stato prenda il controllo della società, poi metta manager che sappiano investire sul futuro di questa azienda, metta risorse per rilanciare gl’impianti e per far ripartire gli altri forni e l’attività produttiva e infine trovi nuovi soggetti privati con cui in futuro costruire la nuova gestione dell’ex gruppo Ilva».
Questo il pensiero del leader della Fim Cisl, Roberto Benaglia, nel corso della conferenza stampa. «Sono decisioni delicate ma vanno prese tutte assieme e soprattutto questo il momento della responsabilità: l’ex Ilva è un grande banco di prova della capacità industriali di questo paese e della capacità del governo di fare politica industriale», ammonisce giudicando comunque positiva la convocazione arrivata ai sindacati per il 20 a Palazzo Chigi. «L'azienda non ha più risorse e il governo ha la responsabilità di salvare Acciaierie d’Italia perché significa non solo salvare 20.000 posti di lavoro tra diretti e indiretti ma non fornire più acciaio alla filiera metalmeccanica assolutamente importante per noi», conclude.

«Oggi diamo voce ancora una volta alla protesta e all’indignazione dei lavoratori. Riteniamo positiva la convocazione ricevuta per il 20 dicembre con i Ministri di questa Repubblica, i lavoratori meritano di conoscere quali siano le intenzioni del Governo prima dell’Assemblea dei soci del 22. Fino a oggi abbiamo sempre ricevuto risposte attendiste e contraddittorie, ma ora vogliamo sapere qual è la decisione di questo Governo per salvaguardare i posti di lavoro, l’ambiente e la produzione. Non si può continuare a prendere tempo». Così invece il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella alla conferenza stampa sotto Palazzo Chigi. «Noi difendiamo il lavoro, l’ambiente e la produzione. I lavoratori – aggiunge – non smetteranno mai di lottare per tutto questo. Noi dobbiamo costringere il Governo a prendersi le sue responsabilità. La soluzione serve adesso, non tra dieci anni. Mittal ha già deciso, vuole i soldi senza metterci 1 solo euro per il futuro dell’ex Ilva». «Se la posizione del Governo restasse quella assunta in questi mesi – sottolinea Palombella – ovviamente noi saremmo contrari, se invece la posizione sarà finalmente quella di mettere da parte Mittal e assumere la regia pubblica di questa azienda forse l’ex Ilva avrà un futuro. Che sia chiaro che noi non vogliamo l’acciaio di Stato, noi vogliamo un’azione di salvataggio dell’azienda. Lo Stato deve requisire gli impianti, affidarli a una governance all’altezza e poi rimetterla sul mercato alla luce anche di un percorso di decarbonizzazione che è necessario per salvaguardare ambiente, occupazione e produzione. Da anni – conclude – stiamo lanciando grida di allarme. Purtroppo, le nostre preoccupazioni si sono realizzate. Ora il Governo deve assumere una posizione chiara, netta e senza tentennamenti».


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