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Acciaierie d’Italia: area a caldo salva. I commenti

Giorgetti: «Il governo procederà in modo spedito su un piano industriale ambientalmente compatibile»

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Si guarda già al futuro, dopo che il Consiglio di Stato ha stabilito che l’area a caldo dello stabilimento di Acciaierie d’Italia (ex Ilva) potrà continuare a lavorare regolarmente.

Per il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, che ne ha parlato con RaiNews, «alla luce del pronunciamento del Consiglio di Stato sull'ex Ilva, che chiarisce il quadro operativo e giuridico, il governo procederà in modo spedito su un piano industriale ambientalmente compatibile e nel rispetto della salute delle persone. Obiettivo è rispondere alle esigenze dello sviluppo della filiera nazionale dell'acciaio accogliendo la filosofia del Pnrr recentemente approvato».

Dal fronte sindacale, invece, il primo ad esprimere la propria opinione sulla sentenza del Consiglio di Stato che – accogliendo il ricorso di ArcelorMittal e Invitalia contro la sentenza del Tar di Lecce che legittimava l'ordinanza sindacale per lo spegnimento dell'area a caldo dello stabilimento di Acciaierie d’Italia – garantisce la prosecuzione delle attività, è Rocco Palombella, segretario generale della Uilm: «L’unica soluzione per garantire contemporaneamente il risanamento ambientale, la salute dei cittadini e dei lavoratori, l’occupazione e un futuro industriale ecosostenibile è l’accelerazione della transizione ecologica, prevedendo sin da subito un cronoprogramma di tutti gli interventi da mettere in campo. È l’ultima chance, sarebbe inaccettabile se la politica continuasse a non decidere sul futuro di oltre 15 mila lavoratori, intere comunità e un settore che deve essere ritenuto strategico per il nostro Paese. Sono finiti ogni tipo di alibi per la politica e l’azienda. Non c’è più tempo da perdere».

Per Gianni Venturi, segretario nazionale e responsabile siderurgia della Fiom, invece, «la sentenza fa uscire la vicenda del gruppo ex Ilva dal cono d'ombra delle iniziative della magistratura. Non ce ne è più per nessuno. Non ci sono più alibi per ArcelorMittal, non ci sono più alibi per il Governo. La sentenza peraltro giunge mentre a Genova i lavoratori sono in sciopero, a Novi Ligure e a Taranto si preannunciano mobilitazioni contro l'ennesimo ricorso alla cassa integrazione ordinaria. Si apra un negoziato vero sul piano industriale con Acciaierie d'Italia e i ministri interessati; si completi l'assetto societario; si definisca una transizione credibile ambientalmente e socialmente sostenibile; si rilanci un asset strategico per l'industria di questo Paese».

Pietro Vito Chirulli, a nome di Confindustria Taranto, ha invece dichiarato che «accogliamo con favore il prosieguo dell’attività produttiva dello stabilimento. Ci aspettiamo, tuttavia, che da parte del Governo arrivino segnali chiari e celeri relativi al processo di ambientalizzazione del centro siderurgico, che tengano conto delle giuste istanze di tutela della salute che arrivano dal territorio e dagli stessi imprenditori che vi operano, così come dichiarato dai presenti al sit-in di ieri a difesa della continuità dello stabilimento. Un chiaro “NO” alla chiusura purché si avvii finalmente l’iter che porterà alla cosiddetta transizione ecologica:  ammodernamento degli impianti ma soprattutto nuovi criteri di produzione che riducano drasticamente gli inquinanti».

Per Roberto Benaglia, segretario generale della della Fim, «dopo la sentenza del Consiglio di Stato auspichiamo che finisca questa fase d'incertezza. Azienda e governo diano certezze su investimenti, occupazione e transizione ecologica». 

Il segretario nazionale dell’UGL Metalmeccanici, Antonio Spera, invece, dice che «la sentenza rappresenta la ripartenza ed il proseguimento di un progetto, nato con la società Acciaierie d’Italia, che, seppur inserito in un territorio caratterizzato da un’innegabile e grave situazione ambientale e di emergenza sanitaria, ha l’obbiettivo di rendere l’acciaieria ex Ilva un impianto prestigioso, attraverso le migliori tecnologie industriali ed ambientali. Serve un confronto tra le parti costruttivo, una cabina di regia capace di dar vita ad una nuova era: innovativa, di risanamento ambientale, qualificazione e riqualificazione dei lavoratori tutti, non dimenticando quelli in Amministrazione Straordinaria».

Marco Vezzani, presidente Federmanager/Asdai Liguria e Vice Segretario Generale della Cec-European Managers. commenta così: «Questa sentenza elimina ogni alibi: è giunta l'ora di agire per dare un futuro alla siderurgia italiana, tra l’altro in un momento di boom della domanda. Occorre che il governo attui i programmi decisi e condivisi ed eserciti i suoi poteri di azionista: così facendo si darà un futuro anche a Cornigliano e Novi Ligure. Facciamo appello a Confindustria, ai sindacati, ai partiti politici, al Comune e alla Regione per un’azione forte e unita in difesa del lavoro e delle nostre imprese siderurgiche. Se non ora, quando?».


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