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Issad Rebrab

Cevital e il suo presidente: l'identikit, i numeri e le strategie internazionali

Quello fornito dal principale settimanale africano «Jeune Afrique» è un ritratto dettagliato dell’uomo e del suo gruppo e che affronta, oltre alla strategia industriale, i contorni della sua famiglia, della sua posizione politica, dell’incognita della sua successione.
Issad Rebrab – ragioniere - è il nono uomo più ricco di Africa e Cevital è la prima società privata in Algeria. Il settimanale afferma che la sua ricchezza è stimata attorno ai 3,2 miliardi di euro. Il primo acquisto di partecipazioni in una società privata risale al 1971 e nell’ambito della Socomeg, carpenteria metallica. Da allora sono state numerose le operazioni e le acquisizioni, che sono state raccolte nel medesimo gruppo – Cevital – nel 2007. A 70 anni, continua il settimanale, Rebrab è alla guida di numerose società operanti in settori molto diversi gli uni dagli altri: dallo zucchero alle tv, dalle auto all’editoria con il quotidiano Libertè, oltre ad essere proprietario di decine di supermercati. La lista delle sue attività, per la verità, è ancora lunga e il suo gruppo, nel 2014, ha fatto registrare un fatturato di 3,3 miliardi di euro e, in dieci anni, ha messo a segno entrate complessive non inferiori ai 23 miliardi di euro, pari all’11% del Pil algerino, si legge. Secondo «Jeune Afrique», l’ambizione di Rebrab ha fondamenta solide basate sulle cifre del proprio gruppo che avrebbe registrato una crescita media annua del 30% negli ultimi quindici anni. «Questo non sarebbe stato possibile se non fossimo stati presenti in diversi settori di attività, – ha affermato Issad Rebrab a margine dell’Africa CEO Forum tenutosi a Ginevra gli scorsi 16 e 17 marzo –  ciascuno dei quali ha alti e bassi. Operare in uno solo può significare scomparire nel momento in cui il mercato di riferimento è in difficoltà. Saltare da un mercato ad un altro non è una cosa facile per le imprese. Ma questa è la nostra specialità». Da un punto di vista politico, nel 2004, descrive il settimanale, Rebrab abbandona nervosamente il Forum dei CEO che sostiene la candidatura di Abdelaziz Bouteflika, presidente dell’Algeria dal 1999. Anche il suo quotidiano si oppone al capo dello Stato: una prova di forza di certo rischiosa, dalla quale, però, Rebrab sembra esserne uscito illeso. Da un punto di vista industriale, invece, «Jeune Afrique» afferma che è lontano da Algeri che Rebrab trova i pezzi mancanti alla propria struttura manageriale. «La sua volontà di andare all'estero è il risultato di uno sviluppo molto aggressivo in Algeria a partire dai primi anni 2000 – riferisce al settimanale il CEO della società algerina di conserve e succhi di frutta NCA – Rouiba,  Slim Othmani  - e il grande accumulo di denaro gli ha dato questa opportunità». Per dedicarsi completamente alla internazionalizzazione del suo gruppo, Issad Rebrab nomina nel 2012 un direttore generale, il canadese Louis Roquet, e delega la gestione degli affari interni ai suoi cinque figli. Secondo il giornale, le strategie iniziali di Rebrab riguardavano la regione sub-sahariana, ma i progetti si sono trascinati senza particolari sviluppi. Nel 2013, Cevital ha comprato Oxxo, produttore francese di finestre in PVC e Alas, fabbrica spagnola di alluminio. L'anno successivo si concentra su Fagor Brandt, società francese specializzata in elettrodomestici. Ma qual è la strategia di Cevital? Prendiamo l’esempio di Oxxo. Si tratta di un’azienda che produce un volume modesto di finestre: 210 mila l’anno. Secondo le parole di Rebrab, è stata in passato leader mondiale del settore, ma nel tempo ha perso quote di mercato. Per questa ragione, Cevital ha intrapreso la costruzione di un secondo impianto in Algeria che, da giugno, permetterà al gruppo di raggiungere una produzione di dieci volte maggiore. «Incrementando la produzione, si crea un impianto su scala internazionale, in grado di competere sul mercato mondiale. - ha affermato Rebrab - Questo è la co-location, in contrapposizione alla delocalizzazione». Il discorso è stato ripetuto anche per FagorBrandt che conta al suo interno quattro marchi globali (Brandt, Vedette, Sauter e Dietrich) e 1300 brevetti. Oltre ai siti francesi di Orleans e di Vendôme, che includono la produzione di apparecchi di fascia alta e alcune parti complesse, un’altra grande linea di produzione è in costruzione. I lavori prenderanno il via nel 2016 in Algeria. Le priorità di Rebrab, secondo quanto riferito dal suo consigliere Farid Bourennani, sono rappresentate «dai nuovi impianti algerini, dalla ripresa di Piombino, dal Brasile, e poi, via via, si vedrà il resto». Interpellato dal settimanale, il professore di management strategico presso la HEC di Montreal Taieb Hafsi, afferma che «pensare in grande» è nel DNA di Cevital. Il gruppo è sempre alla ricerca di realizzare significative economie di scala e di conquistare nuovi mercati. Come per altri mercati nei quali operano società del gruppo Cevital, l’hub portuale in Algeria è il porto di Bejaia. Piattaforma che, secondo il settimanale, avrà un ruolo fondamentale nel futuro di Piombino, considerata la «prima occasione per mettere finalmente un piede nella siderurgia, settore che ha cercato per tre volte di incorporare in Algeria, e dove il deficit di produzione locale è superiore ai 4,5 milioni di tonnellate all'anno». Si dice inoltre che, a fronte di un investimento di 65 milioni di euro, Cevital prevede di creare un nodo di scambio Piombino, che sarà operativo in quindici mesi, e attraverso il quale si esporteranno dall’Algeria all’Europa vetro, ma anche prodotti alimentari. In questo quadro complesso, però, c’è un dato significativo: Cevital, a fronte di numerose acquisizioni, non ha mai venduto nella propria storia alcuna società. «Jeune Afrique», infine, si concentra sulla questione della futura guida di Cevital, nell’era post Rebrab. I cinque figli dell’uomo sono attivamente coinvolti nella gestione del gruppo, ma è difficile sapere chi, nel tempo, riuscirà a ricevere il testimone. I quattro figli e l’unica figlia del patriarca siedono nel comitato esecutivo della Cevital e ognuno di loro possiede il 12% del capitale (60% in totale, mentre il padre mantiene il restante 40%).

 


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