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Tidjani: «Aspettare le decisioni del ministero, dalla firma acciaieria pronta in 18 mesi»

Farid Tidjani, braccio destro in Italia del fondatore della Cevital, Issad Rebrab (nella foto), è certo soddisfatto della decisione presa dal comitato di sorveglianza dell’amministrazione straordinaria Lucchini, tuttavia si riserva quel minimo di prudenza necessaria. «Dobbiamo ora aspettare le decisioni del ministero», dice. Di fatto difficilmente il Mise metterà in discussione la valutazione di chi, per due anni, ha curato per suo conto la difficile, e in qualche momento anche insidiosa, procedura di vendita. Uno stabilimento che all’inizio non voleva nessuno, tanto la città è rimasta col fiato sospeso temendo che non si presentasse nessuno, solo alcuni mesi fa, dal notaio Morelli per presentare un’offerta vincolante. La Jsw ha corso sola per un po’, fino a che non c’è stato il colpo di scena dell’ingresso nella trattativa di Cevital. Gli indiani non hanno risposto, come molti attendevano, con un’offerta migliorativa richiesta peraltro dal comitato di vigilanza e sono rimasti, più o meno, fermi alla proposta di acquisire solo i laminatoi e mantenere in fabbrica 750 lavoratori degli oltre 2100 diretti. Cevital sembra addirittura andata avanti, precisando alcune ombre del suo progetto industriale, e alla fine ha vinto.

Dott. Tidjani cosa ha portato un gruppo specializzato soprattutto nell’agro-alimentare a interessarsi di siderurgia?

«L’interesse di Cevital per la siderurgia non è affatto nuovo. Nel 1991 acquistò un forno elettrico proprio da un’industria bresciana, la Bellicini. Impianto che rimontato in Algeria fu poi distrutto  dai terroristi. Abbiamo concorso alla gara per acquisire alcuni impianti di Ascometal, in particolare quello di Fos sul Mer, ma non è stato possibile».

Quanto pesa nel vostro interesse  il porto di Piombino, in via di una consistente espansione?

«Ah, moltissimo. Noi non faremo solo acciaio, ma abbiamo anche un altro importante progetto nel settore agro-industriale che coinvolge il porto».
 
Molti si domandano, ma perché se Cevital intende realizzare in Algeria un impianto di preridotto non si costruisce lì anche un forno elettrico, avendo tra l’altro la possibilità di utilizzare manodopera a minor costo?

«Il mondo è globale, noi a Piombino puntiamo a fare acciai speciali. La produzione di acciai mercantili è solo una strategia temporanea, necessaria per garantire la piena occupazione. Ma siamo consapevoli che per competere dobbiamo puntare sulla qualità. Noi intendiamo inserirci in una nicchia di 2-3 produttori mondiali di acciaiai speciali. Se pensassimo di competere sulla bassa gamma  potremmo restare sul mercato al massino per sei-sette anni, per competere dobbiamo alzare il livello».

Perché l’impianto di preridotto in Algeria e non a Piombino?

«Il problema è il costo del gas, che in Algeria è inferiore del 20% rispetto al prezzo in Europa. È più conveniente farlo lì, necessariamente in prossimità di un porto. I produttori elettro-siderurgici italiani possono stare tranquilli, forniremo il preridotto anche a loro e in Algeria metteremo in piedi una struttura che commercializzerà il nostro e il loro prodotto».

Come pensate di mantenere la piena occupazione?

«Assumeremo tutto il personale della Lucchini, mantenendo per il momento in fabbrica quello necessario per far funzionare i laminatoi, per il resto contiamo di prolungare i contratti di solidarietà fino a che l’acciaieria elettrica e il revampig degli altri impianti non saranno pronti».

Vi siete presi anche degli impegni per la bonifica dell’ex area a caldo, che non è impresa facile.

«Certo, è lì che vogliamo realizzare la piattaforma agro-alimentare. Abbiamo già siglato l’accordo con un importante studio di Milano per la parte delle bonifiche. Sul costo non possiamo pronunciarci adesso».

Il vostro progetto comprende anche lo sposamento delle colate continue?

«Certo, tutta la produzione di acciaio deve essere concentrata in una zona. Metteremo le colate continue direttamente in linea coi laminatoi».

Quando ipotizzate un quarto laminatoio, vi riferite a un laminatoio per piani, visto che avete acquistato in Francia una fabbrica di elettrodomestici?

«No, pensiamo piuttosto a un laminatoio per travi, non tondino, ma travi necessarie per la costruzione di grandi palazzi».

Il presidente di Federacciai Antonio Gozzi si è espresso a sfavore del vostro ingresso in Italia, che ne pensa?

«Il signor Gozzi rappresenta gli interessi della sua azienda e di 3-4 siderurgici, non all’equilibrio della siderurgia italiana. Noi siamo disponibili ad aiutarli col peridotto e nella commercializzazione dei loro prodotti eccedenti. Non credo che Gozzi stia rappresentando tutta la siderurgia. C’è il problema del prezzo del rottame? In Europa ci sono 3 milioni di tonnellate che non trovano collocazione. Vorrei inoltre ricordare al signor Gozzi che la Toscana e Piombino sono in Italia e non esiste solo la siderurgia bresciana. A Piombino c’è personale qualificato che non ha niente da invidiare a quello bresciano. Questo patrimonio non possiamo lasciarlo morire».

Una volta formato l’accordo preliminare, qual è il cronoprograma di Cevital?

«
Possiano costruire l’acciaieria elettrica in 18 mesi. Il progetto è pronto, Appena firmiamo il contratto possiamo partire con l’ordine».

E per l’impianto di preridotto algerino?

«Ci vorrà un po’ di più, stimiamo circa 24 mesi».


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