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Inchiesta Ast

Undici avvisi di conclusione indagini a dipendenti. Ast: «Implicati i singoli ma non l’azienda»

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Dopo «Acciaio d’oro» arriva «Do ut des». Se nella prima l’attività illecita era legata a pochi dipendenti e ad una ditta di commercio di rottami, questa volta il livello è superiore. Tra gli indagati infatti figurano tre alti dirigenti e otto funzionari Ast, che a vario titolo potrebbero essere chiamati a rispondere di reati che vanno dall’estorsione all’appropriazione indebita, fino a contravvenzioni legate all’applicazione della normativa sulla sicurezza dei luoghi di lavoro. È chiaro che ora la palla passa al gip per la formulazione delle richieste di rinvio a giudizio che dovranno poi essere convalidate dal Gup prima che si arrivi all’effettivo dibattimento. Tuttavia se il materiale probatori raccolto dagli uomini della Forestale coordinati dal Pm Elisabetta Massini fosse confermato quello smascherato sarebbe un meccanismo di favori, minacce e mancati controlli sulla sicurezza nello stabilimento.
«Oggetto dell'indagine non è l'azienda ma singoli individui – ha precisato con una nota l’ufficio comunicazione di Ast -. Per ThyssenKrupp e AST è essenziale che la vicenda venga chiarita al più presto e l'azienda sta collaborando alle indagini».
Alla base dell’inchiesta durata un anno vi sarebbe una denuncia da parte di un imprenditore ternano, titolare di un’azienda di manutenzione di tutte le caldaie termoidrauliche dello stabilimento Ast, del Centro di finitura e del Circolo lavoratori di Terni. Il quale, dopo aver fatto presente che gli impianti necessitavano di essere messi a norma, sarebbe stato escluso dalla successiva gara di appalto per non conformità.
Gli avvisi di conclusione indagine sono stati notificati: al direttore del personale dell’acciaieria, Arturo Ferrucci, al procuratore speciale e direttore Corrado Vicentini, al procuratore responsabile del reparto Sau Marco Freddo, al procuratore responsabile dell’Area tecnica e servizi Valter Maffeo, all’addetto ufficio approvvigionamento Francesco Mancini, al gestore delle opere edili Alessandro Illuminati, al procuratore con delega a stipulare contratti d’acquisto Mauro Donnini, al funzionario preposto al controllo della contabilità Fabio Paciotti, alla procuratrice dell’azienda Ambra Bobbi, al dirigente Alessandro Segala e al dipendente Eros Ceccarelli.

L'approfondimento delle indagini ha poi portato in data 14 marzo 2016 ad accogliere la richiesta di archiviazione da parte del Tribunale di Terni per: Artuto Ferrucci, Marco Freddo, Fabio Paciotti, Corrado Vicentini, Valter Maffeo, Mauro Donnini, e Ambra Bobbi. Il Gip titolare infatti avrebbe valutato che: «Gli elementi acquisiti non sono idonei a consentire l'utile esercizio dell'azione penale».

 


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